Sebastian Vettel, voto 9: senza il problema allo sterzo – leggera modifica della convergenza dovuta a un salto di troppo sui cordoli – forse avrebbe vinto in carrozza.
E invece ha (abbiamo) dovuto soffrire. E mica poco.
Non paragonatelo però a Senna e al cambio maledetto di San Paolo ’91: quella di ieri era roba da due, tre decimi in più al giro.
Una rottura di cocones, insomma, ma nulla di più (e manco di meno).
Certo, se avesse dovuto difendersi dalle Frecce d’Argento… Ma per fortuna c’era San Kimi e quei due là (si, il Nero & il RoBot) sono rimasti solo un brutto sogno in una delle domeniche Rosse più belle di sempre.
Kimi Raikkonen, voto 10: sempre sia lodato, amen.
Ritardando il pit di qualche giro avrebbe salutato tutti, tornando al successo 86 gare dopo l’ultimo acuto (Australia 2013, alla guida della Lotus).
E invece si è immolato per la causa Rossa, lui, che ferrarista è nel profondo.
Ora il rinnovo, com’è giusto che sia. Perché un Perez, un Sainz, o chi per lui, con buona pace dei detrattori, non avrebbe fatto lo stesso.
Il rinnovo, dicevamo; a Monza, l’annuncio.
Prima, però, il suo regno: Spa Francorchamps.
Birra e pop corn a portata di mano, grazie.
Valtteri Bottas, voto 6: fa tutto bene fino all’ordine di scuderia, cui obbedisce ancora una volta.
Poi si imbroncia e fa le bizze via radio, rischiando pure di farsi mangiare da Verstappen.
Alla fine della fiera, va in vacanza godendo: in Mercedes, puntano anche su di lui.
Giusto così: il ruolino di marcia (6 podi, 2 vittorie), in particolare da Montecarlo in poi, fa paura.
Ad ogni modo, avere due punte potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio e, con un Robottas così, fossi in Lauda e Toto non dormirei sonni troppo tranquilli.
A proposito, gli sguardi tra questi due, dopo il secondo scambio di posizioni tra gli alfieri MB, sono stati fin troppo eloquenti. Non la vedevano esattamente nella stessa maniera, ecco (eufemismo). Grasse risate all’orizzonte, eh eh.
Lewis Hamilton, voto 6: nelle prime battute pare quasi un corpo estraneo. Poi, d’un tratto, sembra potersi andare a prendere il coppone grosso.
Solo una sensazione, per fortuna. E, con buona pace di Vanzini, niente “Hammer-time”.
Dalla campagna ungherese esce sconfitto, anche in casa propria, tra le mura amiche. Da ora in poi, fra gli argentati non sarà più One Man Show.
Perché i gradi di capitano vanno guadagnati in pista e, Lewis Hamilton, quei gradi li sta guadagnando, o meglio confermando, solo a sprazzi.
Seb, intanto, ringrazia e mette tutto nel taschino. Con la tacita speranza che quei tre punti lasciati per strada da Gigino, a conti fatti, pesino come macigni.
Max Verstappen, voto 4: butta fuori il Riccio e tenta di salvare la faccia chiedendogli scusa sui social.
Resta dannoso per sè stesso e per gli altri senza, al solito, concludere nulla.
Curiosità sulla strategia: non fosse stato penalizzato, tempi alla mano, avrebbe vinto.
Ha ancora tanti panini da buttare giù. Forse più di quanti pensassimo tutti.
Fernando Alonso, voto 10: perla su Sainz, giro veloce e teatro dopo la bandiera a scacchi.
Showman (sprecato).
Tommy Govoni