Nell’antichità le Olimpiadi erano un qualcosa di sacro, erano fatte in onore di Zeus e, per tale motivo, anche le guerre venivano fermate per poter permettere ai più grandi atleti di parteciparvi e rendere gloria al capo degli dei. Erano un evento unico, imponente e indimenticabile e in fondo anche ora ad anni e anni di distanza lo è ancora. Poi ad un certo punto furono vietate perché ritenute una festa pagana, ma in realtà non sono mai sparite. È come se stessero solo aspettando il momento giusto per ritornare a vivere.
Era il 6 Aprile del 1896 quando il sogno di un giovane baronetto francese divenne realtà. Il sogno di poter riunire il maggior numero di nazioni nel nome dello sport sotto un un’unica bandiera. Quella bandiera diventò, e lo è ancora oggi, il simbolo di tutta l’umanità: 5 cerchi, a simboleggiare i 5 continenti, e 5 colori che rappresentassero tutte le bandiere del mondo. 120 anni dopo De Coubertin quella bandiera è ancora il simbolo di un evento che è ogni volta unico ed emozionante: le Olimpiadi. Olimpiadi che dopo essere cresciute e nate nell’antica Grecia, ripartirono proprio da dove si erano fermate. Da Atene, da quel piccolo ma incredibile stato che si affaccia sul Mediterraneo e che in epoche passate fu anche uno dei primi luoghi di civiltà moderna. La Grecia dei filosofi ma anche quella di grandi scrittori e personaggi unici, quasi magici. La Grecia come simbolo di una cultura, quella sportiva, che nel 1896 stava nascendo di nuovo.
Sono passati 120 anni da quella rinascita ma ancora oggi le Olimpiadi vengono vissute come un evento unico, speciale. Un evento per eletti: 250 nel 1896 quando furono l’evento sportivo più grande di sempre, oltre diecimila quattro anni fa a Londra. Atleti che si sono combattuti per la gloria di potersi mettere al collo la medaglia più importante usando i colori della propria nazione. Atleti che hanno reso la storia delle Olimpiadi unica, piena di curiosità. Atleti che non solo sono stati in grado di vincere numerose medaglie ma che sono stati capaci di fare, nel senso letterale del termine, la Storia. Atleti, ma ancora prima persone, uomini e donne che hanno fatto della loro potenza sportiva anche un’arma “politica”, uno strumento con cui combattere le ingiustizie e con cui rivendicare il proprio essere uomini tutti uguali fra di loro.
Questa rubrica, Para o Rio, vorrebbe essere un percorso di avvicinamento alle Olimpiadi di Rio dando voce proprio a quegli atleti, Italiani e non, che in qualche modo hanno scritto, durante le Olimpiadi, pagine di storia. Storia sportiva ma non solo; anche la storia dei libri. Quella che dovrebbe insegnare a comprendere gli errori del passato per non commetterli nuovamente, quella che numerosi atleti sono riusciti a mostrare attraverso ciò che di più semplice e bello ci sia: lo sport.
Luigi Bottecchia