Inutile girarci attorno, viviamo in un’epoca in cui siamo circondati da modelli e punti di riferimento deboli e fugaci. Modelli che spesso propongono un’ottima confezione ma che in termini di sostanza non riescono a veicolare nulla di permanente. Qualcuno potrebbe obiettare che anche la capacità di confezionare un prodotto è un’abilità ma è anche vero che una volta che quel prodotto l’hai scartato, la confezione la butti e ti rimane la delusione di un contenuto inconsistente.
Se ci guardiamo attorno siamo tutti alla ricerca di qualcuno a cui ispirarci, qualcuno che pur non essendo necessariamente parte del nostro mondo sia in grado di darci una scossa, di trasmetterci qualcosa che ci permetta a nostra volta di innalzarci, di crescere.
Ci siamo mai chiesti, piuttosto, che cosa è in grado di generare in noi ispirazione? Cosa è in grado di appassionare un ragazzino a uno sport o un meno giovane ad allenarsi, a perseguire un obiettivo agonistico e ad andare avanti nonostante le difficoltà? Il successo? La vittoria? Non direi. Partiamo dalle basi. Chi ispira (non chi influenza… di influecer è pieno il mondo e direi che di cloni e repliche di immagine patinate ne abbiamo abbastanza). Più che una situazione o un contesto, è un altro essere umano che è in grado di trasmetterci qualcosa, che in un modo del tutto impalpabile tocca in noi delle corde emotive che vibrando scatenano quella che tecnicamente chiamiamo motivazione intrinseca e che ci dà quella spinta profonda che ci permette di dire “lo voglio fare anche io”. Ecco quindi un punto importante: chi è in grado di ispirare non è qualcuno che instilla in noi dall’esterno la motivazione, ad esempio, ma è colui o colei che riesce a far scattare dentro di noi il meccanismo che ci fa scegliere di alzarci dalla comoda poltrona su cui siamo seduti e di assumerci la responsabilità dei nostri obiettivi.
I nostri idoli, quelli che sono in grado di ispirarci, non sono necessariamente quelli che vincono sempre. Anzi, forse quelli non lo saranno mai completamente perchè i più li sentiranno lontani e irraggiungibili. Certo, li guarderemo con ammirazione e ne riconosceremo la grandezza, ma avranno un’allure, per dirla alla francese, che ce li rende inaccessibili. Chi è invece in grado di ispirare è colui che magari non ha storie lineari di successo, non è colui che ce l’ha fatta o ce la fa sempre. Semmai è colui che lotta, sempre e nonostante, per farcela. L’ispirazione passa attraverso l’identificazione e l’identificazione è possibile laddove intravediamo che il nostro oggetto di ispirazione non è nato con un talento cristallino (ormai è risaputo che non credo nell’esistenza del talento…ma questo è un altro discorso!), non ha avuto un percorso netto ma quel percorso se l’è sudato. Ci ispira chi in barba a un infortunio non ha mollato, ci ispira chi non ha paura di mostrare le proprie fragilità, chi non è tecnicamente perfetto, chi non segue un canone prestabilito. Chi in definitiva ha qualcosa da raccontare al di là della perfezione o di un successo. E a questi punti di riferimento ci affidiamo alla ricerca di un guizzo, di un modello, di una linea guida. Eleggiamo proprio loro perchè ci vediamo un pezzo di noi, ci vediamo la verità dell’imperfezione, il fantasma di un passato sgangherato e la capacità di costruire un presente fuori dagli schemi, un presente che magari nemmeno ti aspetti.
L’inganno e l’autoinganno non sono più di moda. L’ispirazione ci arriverà solo da chi saprà raccontarsi per quello che è e che saprà distinguersi nella propria unicità. Al di là del successo, al di là delle vittorie.