Gianni Moscon: “La mia stagione può finire qui”

Gianni Moscon, classe 1994, è uno dei giovani corridori più forti al mondo, uno con le sue caratteristiche capita una volta ogni cent’ anni e non è infatti un caso che sia stato proprio il Team Sky a metterlo sotto contratto lo scorso anno. Un corridore il quale ha già dimostrato di essere tra i più forti al mondo sul pavé della Roubaix alla prima partecipazione ed allo stesso tempo in salita al Giro del Trentino. La scorsa settimana ha vinto la sua prima corsa da professionista: La Artic Race of Norway. Un sigillo arrivato dopo un numero da corridore di classe, con una sparata all’ultimo Km seminandoli tutti quanti. Sebbene l’intero ambiente delle due ruote ammiri la sua classe, come per esempio Giulio Ciccone: “ Moscon è il più forte” oppure Davide Martinelli: “ Moscon credevo vincesse subito tra i professionisti, ma avete visto tutti quanto abbia dovuto lavorare per gli altri in molte occasioni”, Gianni tuttavia minimizza tutto, facendo sembrare normali questi suoi risultati stupefacenti. Probabilmente è questa sua mentalità a farlo andare così forte, il suo vivere alla giornata dando il massimo senza distrazioni. Chissà se tra qualche anno sarà un uomo da nord, uno di quelli che fa saltare in aria il pavé del Carrefour de l’Arbre o del Kwaremont al Fiandre, o magari uno da Tour de France. Le sue caratteristiche fisiche al momento fanno della Gran Bouclé una corsa su misura per lui e non è azzardato ipotizzare di vederlo un giorno per primo a Parigi. Abbiamo avuto l’onore di intervistare Gianni per la seconda volta e ne approfittiamo nuovamente per ringraziarlo. Ecco a voi l’intervista:

Ciao Gianni, in Norvegia hai stupito tutti, una perla arrivata grazie ad un numero da grande corridore. Henao non riusciva a tenere le tue ruote. Ti aspettavi questa vittoria?
No, non me l’aspettavo. Ero sicuro di stare bene, in cuor mio ci spero sempre ma di lì a vincere è un’altra storia. Non potevo pretendere i gradi di capitano alla partenza, non ero nella posizione di poter esigere un ruolo tale, così ho dovuto dare tutto per guadagnarmelo. Mi sono giocato le mie carte al meglio, dopo che il Team mi aveva dato massima libertà essendo al corrente della mia condizione. Il fatto di non aver svolto il lavoro sporco mi ha dato la possibilità di di giocarmi la vittoria. Vincendo la tappa e guadagnandomi la maglia di leader, dal giorno seguente ho avuto tutta la squadra al mio servizio, una gioia immensa”.

Credevi di vincere già al primo anno da professionista?
Non credevo fosse possibile, in molti continuavano a dire che avrei vinto subito, dall’esterno noto quanto numerose persone credino fin troppo in me, tuttavia a ciò non ho mai pensato, ho sempre continuato ad andare avanti alla giornata dando sempre il massimo”.

Prima della Artic Race of Norway hai trascorso un periodo d’altura allo Stelvio. Che cosa hai svolto lassù?
Ho fatto molto volume, dormendo a 2.700 metri d’altitudine non si può pretendere di fare lavori sulla brillantezza. Ho fatto ore e ore in bici, per ben 14 giorni”.

Prima di partire per il nord hai sentito di avere una grande condizione? Ti sei misurato in qualche test?
Sceso dallo Stelvio ho trascorso qualche giorno a casa, approfittandone per misurarmi nella classica salita dove testo la mia condizione. È una salita di 10 minuti. Solitamente la affronto a 430 Watt medi per poi dare tutto quello che ho dentro nell’ultimo minuto. È in quel minuto che posso vedere come sto, a che punto è la mia condizione. L’ultima volta in quel minuto avevo spinto 630 Watt, dopo l’altura invece 710 Watt medi. Stavo bene come non mai, considerato anche il fatto di non correre dal campionato italiano; era necessaria la vittoria per il morale”.

Questa vittoria ti ha dato certezze? Nella prossima stagione ti concentrerai ancora sulle classiche o penserai già ai grandi Giri?
È troppo presto per dirlo, con il Team Sky non abbiamo ancora pianificato la prossima stagione. Ho vinto solamente una settimana fa. Credo però di posticipare il piano per i grandi giri. In una corsa di tre settimane conta la matematica, contano i Watt. Se non li hai non puoi vincere, nelle salite da 20 minuti devi spingere 450 Watt medi, quindi dentro di te senti se sei pronto o meno. Froome e Nibali sono l’esempio di quanto contino gli anni per costruire il motore adatto. A 27-28 anni si ha la maturità ideale per quel tipo di corse. Inoltre pesando 70-72 Kg sulle salite più dure dove la forza peso influisce molto faccio chiaramente più fatica degli scalatori puri. Nelle classiche invece è diverso, conta la classe, il colpo d’occhio e la fortuna. Nella prossima stagione credo che darò nuovamente prevalenza a Fiandre e Roubaix”.

Chi è il tuo preparatore, hai cambiato molto nella preparazione dopo il passaggio al Team Sky?
“ Il mio preparatore è Dario David Cioni e con lui mi trovo molto bene. Dopo il passaggio ho iniziato a fare lavori nuovi rispetto al passato ed ho avuto subito riscontri molto positivi. Non ho avuto particolari problemi finora. Rispetto agli anni scorsi ho dato maggior peso alla brillantezza. Prima lavoravo meno in soglia, ora invece svolgo dei lavori di qualità”.

Vedendoti pedalare abbiamo notato alcune sembianze con Froome, in particolare sul posizionamento in sella. Lo hai cambiato rispetto al passato?
Alla Zalf spingevano per una posizione arretrata, avevo infatti la sella a 9,5. Nonostante questo ho sempre pedalato in punta, così quest’anno ho deciso di cambiarla. L’ho portata a 7,5 mantenendo però gli stessi angoli di pedalata. Credo di aver fatto una scelta giusta, esteticamente non la giudico, guardo poche volte i video delle corse.

Il Vikingo della Val di Non

Il Vikingo della Val di Non

Il Team Sky è molto discusso per i suoi metodi d’alimentazione. Froome è stato molto criticato in questi anni per la sua estrema magrezza. Tu come ti sei trovato a contatto con questa nuova realtà?
“ La squadra da delle linee guida, alcuni principi chiave quali proteine e carboidrati a supporto dell’allenamento; se ti alleni tanto mangi tanto, se ti alleni poco mangi poco. Froome probabilmente è stato criticato da gente invidiosa, dovrebbe invece ricevere solamente complimenti. Sostenere certi carichi d’allenamento mangiando così poco è provante. Psicologicamente è durissima, solamente pochi sono in grado di farlo e a me i sacrifici non fanno paura. Rispetto a prima non ho però cambiato di molto il mio modo di mangiare”.

Sky ha nel proprio organico un sacco di campioni, forse la squadra più forte per completezza in tutte le corse. Con chi hai legato particolarmente in questi pochi mesi?
“ Non ho avuto modo di legare con un corridore in particolare, mi trovo bene con tutti. Il fatto di abitare distante da Salvatore Puccio ed Elia Viviani fa si che debba allenarmi sempre da solo. Kwiatkowski e Froome mi hanno accolto bene, non facendomi pesare il fatto di avere un privilegio cui solamente pochi eletti possono contare. Devo dirvi inoltre che dopo la vittoria in Norvegia ho ricevuto un sms di complimenti da parte di Geraint Thomas. È stato il messaggio più bello, una soddisfazione immensa”.

Ora che programmi hai, in quali corse ti vedremo al via?
“ Sono in partenza per il Tour du Charentes, poi farò il GP Plouay ed il Quebec. Spero inoltre di essere al via al Giro di Lombardia, sarebbe la ciliegina sulla torta dopo una bellissima annata. Per ciò che sono riuscito a fare potrebbe anche finire qui il 2016, ma l’appetito vien mangiando”.

Grazie per l’intervista Gianni, a presto. #solowattaggio

@bauerdatardaga

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *