Campionati Italiani Assoluti, si può ancora parlare di movimento?

Siamo ormai al termine della rassegna tricolore 2025 della Val di Fassa, evento che in questi giorni stiamo vivendo da vicino, ed è già tempo di qualche riflessione.

Abbiamo parlato e scritto più volte delle difficoltà che gli atleti italiani riscontrano periodicamente nei circuiti globale e continentale, risultando essere spesso e volentieri critici e a tratti polemici verso il sistema Italia, che, in nostra opinione, non è riuscita a valorizzare al massimo un grosso quantitativo di atleti che potrebbero essere tranquillamente ancora a giocarsi le posizioni di rilievo alle gare che contano.

Eppure, guardando le manifestazioni giovanili che si svolgono fino alla categoria children, il movimento sembra pullulare di ragazzi che vi ci partecipano, con numeri definibili folli nelle gare della categoria pulcini, e con medaglieri dominati ai vari internazionali di Pinocchio e Alpe Cimbra da ragazzi abituati ormai a fare i semi-professionisti da quando hanno 12 anni.

E poi? Gli atleti delle altre nazioni vanno avanti, scalano le classifiche, eliminano lentamente i margini di miglioramento che si sono tenuti in età adolescenziale e planano quando realmente conta.

Il nostro movimento invece che fine fa? Si riduce ad un campionato italiano assoluto di gigante con 73 partecipanti e di slalom con 50. Avete letto bene, cinquanta partecipanti a quella che secondo noi dovrebbe essere la gara più importante per qualsiasi atleta bazzichi costantemente il circuito regionali e nazionale.

Viene coerentemente da chiedersi dove siano finiti tutti, ma la risposta è semplice. Ad inizio aprile il pensiero comune è quello di dover abbassare i punti cercando di sfruttare le gare regionali, e in un sistema che permette a queste manifestazioni di essere punteggiate costantemente sotto i 30 punti, mentre i migliori interpreti della nazione si giocano il titolo e un minimo di 20 punti FIS, la scelta per la maggior parte degli atleti di comitato risulta scontata.

Si può quindi continuare a parlare di movimento, quando fino a qualche anno fa ci si doveva scannare tutto il mese di marzo per avere un posto nel contingente degli assoluti, invece adesso qualsiasi master iscritto alle liste internazionali potrebbe parteciparci partendo 20 numeri dopo i migliori giovani italiani?

Ormai poter gareggiare con gli atleti più forti della nazione, poterli studiare in ricognizione e nelle varie movenze prima della partenza, cercando di copiare cosa realmente fanno per essere lì dove sono, sembra non sia più di interesse. Sembra non esserci più la volontà di vivere una giornata a stretto contatto con loro per poter cogliere degli spunti di crescita personale.

Qualcuno potrebbe dire che si potrebbero limitare le gare in concomitanza, ma non si eliminerebbe il problema alla base. Competere con campioni come Gross, Innerhofer, Paris e Franzoni non ha più appeal e forse è un sintomo di una cultura sportiva che lentamente si sta affievolendo all’interno di un sistema che continua a predicare sullo sviluppo dei ragazzi a lungo termine, ma che la maggior parte delle volte, a conti fatti, ottiene il contrario.

Michele Garbin

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