Lo sport è in grado di regalare favole da raccontare come forse nessun’ altra disciplina al mondo, sabato ne abbiamo avuta nuovamente la dimostrazione. Dopo l’infortunio subito ad aprile, il trevigiano della Zalf Desirèe – Fior Andrea Vendrame ha conquistato la medaglia di bronzo ai Campionati Europei di Plumelec tra gli Under 23. Lo abbiamo contattato nel primo pomeriggio per un’intervista e ci complimentiamo nuovamente per questo risultato. Per Solowattaggio è sempre una gioia quando i giovani intervistati in questi anni raggiungono risultati così prestigiosi.
Ciao Andrea, hai conquistato una medaglia importantissima, raccontaci come ti senti e che piano avevate messo a punto alla vigilia?
“Ciao, sono rientrato dalla Francia ieri sera ed in paese mi hanno accolto con una piccola festa, tutto nella norma perché da domani sarò nuovamente in gara a Colecchio e giovedì alla Coppa Sabatini. Domenica non lo so ancora se correrò il Giro dell’Emilia con la nazionale perciò ne ho approfittato questa mattina per fare un giro di scarico. Ci vorrà del tempo per realizzare ciò che ho fatto. Alla vigilia il CT Marino Amadori era stato chiaro: Vincenzo Albanese, Simone Consonni ed io dovevamo rimanere più coperti, agli altri il lavoro più sporco. Il percorso era tortuoso, con salite, discese e tanto vento. Ho così preferito correre davanti, spendendo qualcosina in più ma con il vantaggio di non dovermi poi ritrovare a limare. Vincenzo Albanese ci ha provato ai meno tre dal traguardo, io e Consonni abbiamo cercato di rompere i cambi ma la sua azione non è andata a buon fine. Consonni era stato designato come uomo di punta in caso di volata, con Filippo Ganna a proteggerlo in salita e a coprirlo a dovere. Ai meno 500 metri c’era vento, il belga è partito e così non ci ho pensato due volte. Lo ho seguito, ma sono uscito quarto dall’ultima curva e con il vento a favore la mia rimonta non è andata a buon fine con Rebuschenko primo sul traguardo. Se fossi uscito secondo da quella curva avrei vinto, ma con i se non si fa la storia. Ho conquistato il bronzo, ma per me questa medaglia vale oro per ciò che mi è accaduto in questi mesi”.
Riavvolgiamo il nastro, lo scorso mese di aprile ti stavi allenando, all’improvviso una macchina si mette sulla tua strada e finisci in ospedale. Cancelliamo quei momenti, come hai trascorso i mesi in cui sei salito nuovamente in sella?
“É stato un momento critico, salire in sella con la paura delle macchine non lo auguro a nessuno. Ricordo il primo giorno, con Marco Gaggia il quale mi ha aiutato tantissimo e gliene sono grato, siamo andati fino a Conegliano per un caffè, solamente per riprendere confidenza con il mezzo. Ogni giorno riacquistavo maggior tranquillità, grazie ai miei compagni della Zalf che mi proteggevano durante gli allenamenti. Dopo due mesi ecco la prima gara, in gruppo ero a mio agio e dopo tre gare ero già piazzato. La condizione però non era certo quella di prima, Rui e Faresin mi hanno recuperato a livello fisico e mentale grazie alle loro tabelle e alla loro personalità. Dovevo svolgere gli stessi lavori invernali, bicicletta e palestra allo stesso tempo, è stata durissima”.
Quando è stato il momento più duro?
“Quando ho iniziato a lavorare con maggior intensità e nonostante questo mi sembrava di andre peggio. Non riuscivo a mantenere i wattaggi dell’inverno, ci è voluto del tempo per ritornare competitivo. In gara ho cercato da subito di lavorare per la squadra, approfittandone per ricercare la condizione. Ora credo di avere una gamba migliore rispetto a quella dello scorso anno”.
Hai parlato di Watt, che numeri è in grado di spingere il tuo motore?
“Prima dell’ Europeo abbiamo svolto un ritiro al Sestriere, ma già da prima la mia condizione era buona. Sono calato con il peso, aumentando i Watt. Il mio lavoro medio comprende una fascia tra i 290-330 Watt, mentre alla soglia spingo 330-350 Watt”.
Come avete trascorso il ritiro al Sestriere?
“La mia chiamata dal CT Marino Amadori mi ha colto di sorpresa, certo, non ero mai uscito dai primi cinque ma neanche mai convocato per gare internazionali. Ero un tassello nuovo del gruppo, abbiamo lavorato con calma, cercando di amalgamarci”.
Dopo questo risultato sarai stato tempestato di chiamate dalle varie squadre Pro Tour, ti vedremo nel circuito maggiore dal prossimo anno? Per quale tipo di corsa ti senti adatto?
“É il mio sogno ma per ora non ho avuto contatti. Il prossimo mese sarà decisivo, penso di aver dimostrato il mio valore a Plumelec. Credo di avere le caratteristiche per l’Amstel Gold Race o per la Freccia Vallone. Tutti quegli strappi mi fanno gola”.
L’Italia è il paese della moda, tuttavia in gruppo gli italiani sembrano in ritardo quando si parla di stile rispetto ad australiani o inglesi. Quale è il tuo punto i vista a riguardo?
“Certamente siamo in ritardo, l’Australia si nota in gruppo, come disciplina e moda sono impeccabili. Sono costruiti, un po’ come il Team Sky, da noi tra gli Under 23 tutte le squadre cercano di copiare questo stile, purtroppo non avvicinandosi nemmeno lontanamente”.
@bauerdatardaga