Escape from Alcatraz non è un remake del film con Clint Eastwood che narrava la storia di Frank Morris e dei due fratelli Anglin,gli unici ad essere evasi dal penitenziario nella baia di San Francisco,ma una delle più prestigiose e attese gare di Triathlon del mondo che ogni anno a giugno attira atleti professionisti e migliaia di Age Group che vogliono provare anche loro a fuggire da The Rock.
Il 12 Giugno è andata in scena la 35° edizione e presente al via c’era anche Veronica Signorini, atleta Elite e studentessa Univesitaria che corre per il Triathlon Team Stradivari di Cremona,alla quale abbiamo fatto un paio di domande sulla gara e sul suo futuro da atleta e da Dottoressa…
-Raccontaci la tua fuga da Alcatraz, dal tuffo dalla barca all’arrivo??
“Non sai in che pasticcio ti sei cacciato facendomi questa domanda! Potrei parlare per ore ed ore di quanto è stata figa questa gara e di tutte le emozioni che ho provato! Prometto che cercherò di essere breve e di non andare fuori tema…
Prima di tutto c’è da dire che si tratta di un Olimpico atipico: ovvero la frazione di nuoto si svolge su una distanza di 2400m nella baia di San Francisco tra correnti fortissime, onde e squali famelici; si pedala per 30km su e giù per le colline nei pressi del Golden Gate ed infine 12,8km di corsa lungo l’oceano.
Il tuffo dal battello è stata la cosa più emozionante di tutta la gara, più che altro perché erano ormai mesi che sognavo quel momento e quando finalmente è arrivato… che dire, è stato bellissimo! È stato un po’ diverso però da come l’avevo immaginato: nella mia testa avrei dovuto fare un bellissimo tuffo di testa “da vera Pro”; in realtà per necessità mi sono dovuta tuffare in piedi a causa di tutte le persone che si sono buttate davanti a me… Nonostante questa piccolissima sbavatura, l’emozione è stata fortissima.
Tornando al racconto della gara, il nuoto è stato decisamente impegnativo. La corrente era davvero forte, ma soprattutto, a differenza di tutte le altre gare che ho fatto, non esistevano punti di riferimento. Niente boe. Nel briefing ci avevano descritto esattamente come affrontare questa frazione: “andate dritto, non puntate al Golden Gate. Prima attraversate la corrente, quindi puntate alle torri del molo, poi a Fort Mason, quindi al porto ed infine agli alberi. A questo punto vi troverete all’arrivo senza nemmeno accorgervene!”. Facile a dirsi… In realtà, per la prima volta in vita mia, mi sono ritrovata in mezzo all’acqua senza sapere dove andare. Fortunatamente ho trovato un altro concorrente che nuotava più o meno come me e mi sono attaccata ai suoi piedi.
La frazione di bici è passata abbastanza velocemente. Il percorso era abbastanza veloce nonostante fosse decisamente vallonato. Il paesaggio però era magnifico: dopo essere passati nel verde del Golden Gate Park, si scollinava sull’oceano. Una vista mozzafiato. Anche la corsa si svolgeva tutta lungo l’oceano. Qui il percorso era veramente impegnativo! Solo il miglio iniziale ed il miglio finale erano piatti. Il resto si sviluppava su salite, discese, scale, scalini, scalette, corsa sullo sterrato e sulla sabbia. Il tratto più impegnativo (ma anche il più spettacolare!!!) è stato al giro di boa. Si trovava su un tratto di spiaggia lungo l’oceano. Mi sentivo come i bagnini di Baywatch! Avete presente la sigla quando tutti corrono sulla spiaggia? Ecco, esattamente così! Comunque: una volta effettuato il giro di boa, c’era da scalare una montagna di sabbia fatta da ben 400 scalini. Era impossibile correre in quel punto… Su quel tratto hanno messo anche l’intertempo. Tra l’altro i miei compagni di avventure mi hanno preso in giro tantissimo perché ero l’unica atleta seria della compagnia, ma quella che ci ha messo più di tutti a scalare quell’infinita scalinata. Ma l’emozione più forte l’ho provata all’arrivo. Un mare di persone ad accoglierti e l’emozione di attraversare quel tanto agognato traguardo. Mi vengono ancora le lacrime agli occhi al pensiero”.
Che emozioni hai provato a fare una gara così prestigiosa e aver vinto la tua categoria? Pensi di tornare a farla?
“È da quando ho scoperto il triathlon che sognavo di partecipare a questa gara e quando finalmente è arrivato il momento, mi è sembrato di vivere un sogno. Avevo sempre paura che arrivasse qualcuno a svegliarmi o che succedesse qualcosa che m’impedisse di parteciparvi. Fortunatamente non è stato così.
Per la prima volta però, non partecipando da Pro ma da Age Group, mi sono davvero goduta la gara. Ogni singolo istante. Vincere la categoria è stata la ciliegina sulla torta. Più che altro perché mi ha qualificato direttamente per l’anno prossimo.Quindi chi lo sa…”
La consiglieresti ai triathelti italiani e perché?
“La consiglierei a chiunque. L’atmosfera è unica così come lo spettacolo che offre. E poi fa figo vantarsi con gli amici di essere scappati da Alcatraz”
Come riesci a conciliare studi e sport a livello professionistico praticato tra l’altro in una squadra privata e non in un gruppo sportivo militare??
“All’inizio è stato impegnativo. Essendo in un gruppo di allenamento con due atlete professioniste (insieme a Margie Santimaria e Verena Steinhauser siamo allenate da Fabio Vedana) e sapendo cosa fanno loro, non poter più seguire i loro programmi era frustrante. Dovevo barcamenarmi tra allenamenti, lezioni e studio. Alla fine non recuperavo mai. Poi parlando con Fabio ho capito che così non potevo andare avanti: mi esaurivo e basta. Alla fine ho imparato a vivere più serenamente la mia vita da atleta e ad organizzarmi: quando non sono in università mi alleno e quando non mi alleno studio. Ovviamente nei periodi d’esame devo rinunciare a qualche allenamento in più…. Però alla fine sono riuscita a laurearmi il 16 settembre scorso, in esattamente 3 anni, in Scienze e Tecnologie alimentari con un voto di 102, e adesso sto frequentando la Laurea Magistrale, sempre in Scienze e tecnologie alimentari. Con un po’ di organizzazione si riesce a fare tutto. Devo dire però che la mia squadra, lo Stradivari Triathlon Team, mi ha sempre supportato, credendo in me a volte più di quanto non ci credessi io. È anche grazie a loro e, in particolare, al presidente Massimo Ghezzi che ho potuto raggiungere traguardi importanti come il 4° posto in Coppa d’Africa a Larache in Marocco o le diverse top ten in Coppa Europa. Per questo però devo ringraziare anche i miei sponsor che mi hanno sempre fornito il materiale migliore per poter competere con il gota del triathlon mondiale”.
Quali sono i tuoi obiettivi a breve termine e quelli invece a lungo termine??
“A differenza degli altri anni, quest’anno ho deciso di improntare una stagione prettamente italiana. Più che altro perché lo scorso anno, tra lo stress della laurea e delle gare, ho finito la stagione completamente esaurita. Così ho deciso, in accordo con allenatore e squadra, di ritrovare il piacere di gareggiare e di divertirmi nel farlo. Gli obiettivi di quest’anno sono i Campionati Italiani di Caorle a fine luglio, mentre le restanti tappe di Grand Prix ed i Campionati Italiani di Sprint a fine stagione.
Nel frattempo porto sempre avanti il mio blog, nato in occasione del Challenge Rimini, una delle più importanti gare su distanza 70.3 in Italia, e nel quale parlo di integrazione, nutrizione, allenamenti e gare. Per ora ha riscosso un discreto successo. Speriamo continui così.”
Hai un sogno nel cassetto a livello sportivo??
“Che domanda difficile… Da piccola m’immaginavo “da grande” sul tetto del mondo con una medaglia al collo. Crescendo il sogno sportivo è a poco a poco sfumato… ma non è morto. Una piccola parte di me sogna ancora di andarci. Magari non ci andrò da triathleta, ma chissà”…
Ringraziando Veronica per l’intervista e facendole un grosso in bocca al lupo per il suo futuro sportivo e non,consigliamo a tutti i triathleti di fare un pensierino a questa gara,perchè scappare da Alcatraz non è per tutti.
@andreagasparini