Tute da gara: forse ha ragione Ravetto

La scorsa settimana dopo la discesa di Garmisch-Partenkirchen, l’ex dt della FISI  Claudio Ravetto, nel suo oramai classico commento tecnico su Raceskimagazine, aveva sollevato la questione riguardante   le tute dei nostri velocisti, a suo parere non al passo coi tempi.  In questa stagione infatti, abbiamo perso numerosi podi per pochi centesimi, e se i dettagli ad alti livelli fanno la differenza, ecco che la tuta indossata da un atleta può cambiargli la vita. Se andiamo infatti a vedere le ultime due discese olimpiche, Vancouver e Sochi, è sotto gli occhi di tutti quanto i centesimi possano dare gioie o dolori. Chiedetelo a Daniela Merighetti, quarta a Sochi per un solo centesimo. Ora invitiamo i giovani discesisti italiani a non fare troppo affidamento a questo articolo, adesso non dovete necessariamente pensare ad avere la tuta più veloce di un vostro rivale. Questo articolo è dedicato ad atleti arrivati in Coppa del Mondo, a quegli atleti arrivati ad un livello tale da doversi preoccupare di ogni dettaglio e la tuta indossata è forse il dettaglio più importante.

Durante questa settimana di velocità a Sarentino, abbiamo approfittato per analizzare col delegato Fis chi sia più all’avanguardia in questo momento coi tessuti delle tute da gara. La prima risposta è stata che le tute degli azzurri sono di gran lunga meno impermeabili all’aria rispetto a quelle di altre nazioni. Il limite consentito dalla Fis è di una permeabilità minima di 30 litri per m2 / sec con tolleranza di misurazione di 3,0 litri per m2 / sec.

Molte tute degli azzurri hanno fatto registrare 60 litri!! Un dato allarmante, considerato che valori così alti vengono registrati da tute straniere dopo numerosi utilizzi.

La Norvegia sembra essere la nazione più “veloce” assieme alla Francia, che indossano rispettivamente  Phoenix e Comar e questo perché queste due federazioni, assieme anche a Bogner, fanno assemblare i tessuti dalla casa francese Jonathan e Fletcher di Annency. Molto performante il dato fatto registrare dalla tuta del norvegese Monsen, appena sopra il limite imposto dalla Fis. E le nostre tute? come già accennato, sono molto lontane dai valori appena riportati. Vi chiederete ora come sia possibile tutto ciò nel paese che ha dato alla luce la Ferrari di Maranello, e della galleria del vento Pininfarina.  Questo dato è curioso perché le nostre tute vengono assemblate dalla stessa azienda italiana che produce le tute austriache. I valori del Wunderteam sono ottimi , ma perché invece le nostre non sono neanche vicine? Ecco il commento del delegato Fis alla misurazione ” E’ una questione di stoffe, anche se Italia e Austria fanno assemblare le tute nella stessa azienda, è il materiale usato ad essere diverso”.  Ora di chi sarà la colpa? a rimetterci sono sempre comunque gli atleti, sempre pronti a prendersi tutti i rischi possibili per fare risultato e molte volte sono sempre quei centesimi fatali a privarli di una medaglia. Forse Ravetto ha ragione ad avere qualche dubbio sullo sviluppo materiali all’interno della nostra federazione. Complimenti comunque a Paolo Pangrazzi e Silvano Varettoni per il podio conquistato a Sarentino, nonostante la loro tuta fosse “lenta”.

@bauerdatardaga

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