Ciao Dan. Cancellara ha vinto una medaglia d’oro storica, ma sei stato tu il vero vincitore di giornata. Che cosa pensi della reazione dei tifosi? Ti saresti mai aspettato una cosa del genere? Sono rimasto meravigliato da ogni cosa di queste Olimpiadi: la reazione ai miei tweet live durante la corsa in linea, la reazione alla mia corsa a cronometro e tutta la storia delle immagini photoshoppate, con la mia faccia in ogni evento olimpico. Se mi avessero detto prima dei Giochi che sarebbe successa una di queste tre cose non ci avrei mai creduto. Prima della gara a cronometro ero timoroso perché pensavo di mettere la Namibia in cattiva luce e quindi ho discusso a lungo con i manager della nostra delegazione; mi assicurarono che sarebbe stata una buona idea e quindi ho scelto di prendere parte alla corsa. Non ero ancora sicuro di cosa aspettarmi sinceramente, poi mi sono accorto nel pre gara che molta gente mi trattava con molta ammirazione piuttosto che vedermi in modo ridicolo e tutto ciò mi ha fatto stare meglio, anche se è la reazione che è arrivata più tardi che mi ha stupito.
Col senno di poi provo ad indovinare il motivo: forse perché ho fatto qualcosa che mi ha reso felice e la gente sulle strade e alla tv ha potuto notarlo. Quel giorno sono salito in sella alla mia bicicletta per la stessa ragione per cui ho iniziato a farlo: perché posso e perché amo tutto ciò. Non c’è niente di filosofico in tutto questo, è solamente ciò che la gente ha capito dopo avermi visto in azione.
Che cosa ti è piaciuto di Rio? Gelati? Caffè? Coconut?
Açai, una sorta di smoothie simile ad un gelato che ho mangiato molte volte nel villaggio olimpico. Mi avevano detto di provarlo e dunque l’ho fatto, e ne sono grato. Non saprei bene come descrivere il sapore, ma era buono. Purtroppo non ho avuto molto tempo per esplorare come avrei voluto e dunque ho provato solo una volta un coconut, ottimo. Inoltre la città è davvero stupenda, anche se ci sono state molte critiche da parte dei media. L’unica critica negativa che posso fare io è questa: come può una nazione come il Brasile sostenere le spese per un evento del genere? E’ vero che le Olimpiadi uniscono le nazioni in modo meraviglioso, ma resta da vedere se c’è stato lo stesso effetto sui brasiliani.
Tornando ai lati postivi; mi sono divertito a Rio pedalando tutti i giorni sul circuito di Grumari, sulle le pietre. Avrei voluto allungare la mia permanenza per andare a surfare e per provare milioni di altre cose, ma purtroppo non è stato possibile. Questa volta.
Hai iniziato a correre per un team World Tour a 31 anni, dopo stagioni passate in squadre continental con un budget davvero ridotto. Quanto è difficile emergere da questi circuiti? E’ molto diverso questo ambiente dal World Tour?
Se provieni da un paese senza una cultura ciclistica credo che la cosa più difficile sia raggiungere il circuito World Tour. Se sei abbastanza bravo da entrare in un team di questo livello poi la permanenza è a portata di mano, a meno che tu non sia come me. (E’ una lunga storia, ma praticamente non sono riuscito a risolvere problemi fisici che mi porto dietro tutt’ora).Ovviamente gareggiare nel livello top è molto diverso. Le gare continental sono difficili, dal mattino fino alla sera, e sono più disorganizzate, mentre il World Tour è veramente tosto, ma generalmente ci sono periodi più gestibili. Non fraintendetemi, questa è solo una fotografia generale di questi due mondi.La grande differenza la si nota quando si scende dalla bici: nel world tour ci sono i bus dove potersi rilassare prima della partenza e dove potersi lavare, gli staff hanno il doppio del personale e praticamente non viene lasciato nulla al caso.
E ora parliamo un pò di stile. Hai indossato uno dei completi più belli alle Olimpiadi ed è prodotto da uno dei brand più famosi nel mondo del ciclismo, Rapha. Pensi di essere un privilegiato? Abbiamo visto tante brutte maglie a Rio.
Haha! Grazie. La mia relazione con Rapha è iniziata tanti anni fa, quando iniziai a correre per il Team Continental britannico Rapha-Condor (diventata poi Rapha Condor Sharp) dal 2009 fino al 2011 e mi usarono in qualche campagna pubblicitaria. Mi piace molto il clima e le persone che lavorano in questa azienda e quando mi trovo a Londra vado sempre a salutarli. Quando gli chiesi di produrre il completo della Namibia per le Olimpiadi di Rio erano molto contenti. Non ho idea di quanto tempo abbiano dovuto impiegare, so solo che devo fare un ringraziamento enorme a tutti loro. Si sono davvero impegnati per realizzare tutto al meglio. Dopo le molte richieste, gli ho domandato se metteranno in vendita la maglia: devo dire che sono eccitato come tutti voi. Inoltre sono veramente orgoglioso della maglia che vesto per il mio team, Cycling Academy: essendo il campione nazionale namibiano devo avere i colori della Namibia sulla divisa ed è davvero speciale; credo sia la maglia di campione nazionale più bella che ci sia dopo quella di Murillo Fischer, quando era campione brasiliano alla Garmin. Ma ripeto, è una mia opinione.
Credo di essere privilegiato per tutto ciò, ma è buffo quando la gente mi vede come un ciclista stiloso.
David Millar dice che gli occhiali riflettono la personalità. Credi sia vero? C’è un legame fra i tuoi occhiali poco aerodinamici e la tua persona?
E’ davvero divertente. Gli occhiali da gara sono molto vistosi e aggressivi, ciò che non sono io. Si potrebbe dire che sono un tipo rilassato, almeno credo. E’ sempre strano provare a descrivere la propria personalità. Molti pensano che io stia provando a lanciare una nuova moda con questi occhiali, ma semplicemente mi piace avere un look classico. E cosa più importante, non ho mai avuto un occhiale da gara con delle lenti da vista perché non ho soldi da spendere….
Collego un altro discorso…. Molti pensano che la mia barba sia cool o fashion, ma la verità è che odio rasarmi e sembro un’idiota senza barba. Non la lascio perché voglio essere stiloso…
Grazie Dan, hai ispirato molti giovani ciclisti.