Fin dalla prima ricognizione siamo rimasti affascinati dal percorso di Innsbruck, dalla città, il paesaggio, i suoi monumenti e quell’inferno di cui si è parlato per tanti mesi. Il mondiale più duro, l’attesa e le incognite delle ultime settimane ci hanno portati ad Innsbruck per riscattare la mancata qualificazione al Mondiale di Russia.
La nostra avventura è iniziata venerdì all’alba scollinando il Brennero pronti a tre giorni di fuoco. Arrivati al parcheggio adiacente ai box delle nazionali, troviamo il padre di Leo Fedrigo e ne approfittiamo per parlare degli Under23, gli italiani e l’atmosfera tirolese. Tempo di indossare le Barrichello, una bella occhialata, il Body Lefevre ed è tempo di bikeporn.
Si parte direzione centro per una sfilata, dirigendoci poi verso il basso Tirolo. Al ritorno è tempo di salire ad Igls, stanno per arrivare gli Under ed abbiamo grandi aspettative in casa Italia, come le hanno i tifosi di Samuele Battistella accampati nelle battute finali della salita, mentre quelli di Covi, il puma di Taino sono un Km più in basso. Il primo passaggio ha messo subito in evidenza il mondo Under fatto di tanto agonismo, poco lavoro di squadra e tanta disorganizzazione. Tutto comprensibile, come si può chiedere ad un Under di tirare quando mancano 80Km al traguardo?
Battistella al penultimo giro prova a riportarsi sui primi con una posizione Ulna e Radio ma non c’è nulla da fare, i primi sono di un altro livello. Una giornata da dimenticare per la selezione tricolore di Marino Amadori. La sera per Innsbruck è tempo di sfilate, party e discoteche colme di tifosi, con il capoluogo tirolese aperto ed ospitale di fronte alle migliaia di fan arrivati.
Sabato è il giorno della prova femminile e già al mattino si respira un’altra aria, un pò come se il Mondiale fosse arrivato all’epilogo finale. Al mattino ci dirigiamo verso Igls per delle foto. Una parata Swatt sulle curve ormai colme di tifosi intenti a grigliare carne. Troviamo Gilbert, che a fine giornata conterà tre giri del circuito ed un passaggio sull’inferno. Poi è il turno della Francia, tutti assieme ed un’ammiraglia a scortarli con un cameraman. Si intuisce che dopo il Mondiale di calcio, vogliono portare a casa anche quello del ciclismo. Più tardi arrivano gli olandesi con Wout Poels a farne da senatore. Nel frattempo dopo qualche sparata a 500 Watt e svariate volate ai cassonetti siamo in cima. Udiamo da un microfono:” spaccalo quel 53! Spaccala sta gamba!”. E’ Dario Giovine del Team Isolmant Specialized, uno dei granfondisti più forti in italia, uno che ci piace perchè ha respirato lo sport agonistico da fondista in passato ed è conscio della linea che separa mondo amatoriale dal professionismo a differenza di altri. Dario è lì per incitare la sua fidanzata Erica Magnaldi, la nostra “Primoz Roglic” essendo stata una fondista fino pochi anni fa ed è carichissimo. Ci crede, Erica è la seconda punta azzurra e si preannuncia un grande giorno. Scendiamo da Igls e andiamo verso l’inferno, è quasi mezzogiorno e abbiamo fame di pendenze e fuori soglia da spaccare gambe e polmoni . Il mostro è terribile, ognuno sale al proprio ritmo, chi col 39, altri col 34 e l’appuntamento è in cima, a fianco al solito trattore rimasto lì dagli anni novanta.
Ci gustiamo il panorama, le temperature e le endorfine sprigionate in quei due Km prima di una discesa verso Maria Theresien Brau, la birreria nel centro di Innsbruck, è tempo di foodporn. Sbraniamo in pochi minuti uno stinco di maiale macellato in Baviera e dopo qualche birra ci raggiunge il maestro Pippo Pozzato. Due ore davanti ai suoi racconti, dalla Mapei, alla Quick Step fino a Boonen. Ci racconta particolari bellissimi su Sagan, sul suo vivere la vita alla sua maniera e sulla multilateralità del tre volte Campione del Mondo. Quando parliamo di Gossip ci raggiungono Luca Mazzanti ed il patron di Hopplà, mentre a pochi metri da noi sul pavè Anna Vanderbreggen va a rivincere il Mondiale con una gamba sola. Pippo ci saluta e noi siamo talmente gonfi che ritorniamo a fare il mostro per l’ultima volta al tramonto. E’ la nostra filosofia, riempire la gamba per poi spaccarla fino al limite. In cima troviamo una strada bianca e siamo già proiettati al Mondiale 2020 nelle Fiandre.
Il sabato sera è una bolgia, un miscuglio di nazioni, culture e tradizioni diverse a confronto nelle varie discoteche della città. Basta vedere il bicchiere che tiene in mano un tifoso per coglierne la nazionalità.
Domenica, il giorno di giorni, il Mondiale del secolo. Noi ci siamo, lo Swatt Corner è situato sulla salita di Igls, a due Km dalla vetta ed il territorio è già stato marcato. Un tifoso di Dumoulin prova ad invaderlo ma dopo qualche minuto capisce quanto sia preferibile cambiare aria. Il panorama è suggestivo, tanto verde, montagne ed una temperatura autunnale ideale per assistere ad una cerimonia così trascendentale. I tifosi spagnoli sono carichi, pochi francesi, i soliti apprezzabili fan fiamminghi e tanta, tanta Italia. Quelli austriaci sono pesci fuori d’acqua con calze Skinfit fino al ginocchio e vestiario più idoneo per la Vierschanzentournee che ad un Mondiale di ciclismo.
Alle 9.30 i corridori sono già sui pedali mentre noi montiamo gazebo ed allestiamo il corner. Tanti supporters, tanta varietà e cibo mentre sale l’adrenalina per il primo dei sette passaggi sul circuito.
Ci siamo, arriva la fuga e siamo tutti infuocati. Quando passa il gruppo iniziano i pronostici, si cercano i volti dei corridori e guardiamo i loro rapporti.
Passano talmente forte che ognuno racconta all’altro chi ha visto. De Marchi passa come un panzer allontanando la gente, sta talmente bene che sembra giocare sui pedali.
Al terzo giro iniziano le vittime illustri. Quando arriva la notizia che Peter Sagan si è staccato ci si gela il sangue. Per qualche istante i nostri occhi iniziano a lacrimare mentre ci scorrono in mente i suoi calci ai pedali di Richmond con i capelli bagnati, la cavalcata nel deserto di Doha e l’ultima curva di Bergen.
I big passano a bocca chiusa, non la sentono e non fanno intravvedere nessun punto debole. In un Mondiale così anche un colpo di tosse vicino al corridore sbagliato può essere fatale.
I giri passano e nella nostra mente aumenta la consapevolezza di una possibile vittoria di Gianni, rinforzata con i racconti di Thomas Forno che continua a ripetere: ” le cose devono solo andare normalmente, dove va forte Alaphilippe va anche Gianni”. Nel frattempo Tonneke inizia il riscaldamento per la sua classica cavalcata in strada.
Negli ultimi giri il cuore va a mille e le nostre casse toraciche sono cinque centimetri più larghe del mattino.
L’ultimo giro, l’ultima tornata e gli attimi che decidono il Mondiale e la carriera di un corridore. Nibali nel frattempo si è staccato ma ci pensa “el nos” Gianni a tenere viva la speranza. Ci crediamo mentre siamo davanti ai maxi schermi. Quando inizia l’inferno siamo lì in apnea, Gianni vola e porta via il gruppetto che si giocherà tutto sul finale. In una canaletta nel punto più impegnativo finisce la nostra giornata, finisce tutto in quel momento il sogno Innsbruck 2018. Celebriamo Valverde, come non si potrebbe, ma giriamo le chiavi dell’auto con la consapevolezza d’avere un campione in casa pronto a regalarci tante belle cose e tanti Swatt Corner. Innsbruck 2018 il Mondiale del dolore, dello sforzo inimmaginabile che nemmeno quei quattro corridori transitati assieme al 28% possono spiegarci. Perchè lo hanno vinto loro il Mondiale, la foto in fila davanti alla porta dell’inferno rimarrà nell’eternità, ha deciso il diavolo che dovesse essere Valverde ad entrarci per primo. Certe cose si possono solo vivere. Forse un giorno Gianni ci dirà che cosa ha pensato dentro quella canaletta, i pensieri e le visioni in quel momento. Magari in una discoteca di Innsbruck sotto le note di Gigi Dag. Ci vediamo a Yorkshire 2019.