E se fosse stato meglio continuare come prima?

Il titolo può sembrare provocatorio, ma in realtà vogliamo porvi una riflessione quando mancano solo quattro giorni all’Opening di Soelden. Vi chiediamo di arrivare fino alla fine dell’articolo prima di trarre le vostre conclusioni, perché argomenti come questo vanno sempre trattati con le pinze.

Parto dal presupposto che come il 99% degli sciatori agonisti ci sentiamo di dire che il cambio risalente al 2012 degli sci da gigante in seguito alla normativa FIS, è stato l’errore più grande della Federazione nel nuovo millennio, voglio porvi un quesito. E se nonostante tutto fosse stato meglio continuare con sci più lunghi e più difficili?

Mi spiego. Sotto il profilo dello spettacolo non c’è ombra di dubbio che in questa stagione assisteremo di nuovo ai veri giganti: quelli fatti da inclinazioni paurose ad inizio curva e accelerazioni disumane alla fine, (basta guardare il profilo Instagram di atleti considerati “finiti” come Marcel Mathis per capire. ndr) ma siamo sicuri che sul piano della sicurezza si sia di nuovo fatto un passo avanti?

Su questo punto mi sento in parte di dissentire. Lo sci con raggio 35 metri ha obbligato tutti gli atleti, partendo dalle gare FIS fino ad arrivare alla Coppa del Mondo, a cambiare la propria preparazione e il proprio stile di sciata. Una sciata necessitante di molta più forza resistente per deformare lo sci più lungo e meno sciancrato e per poter “tener botta” lungo tutto un tracciato di un minuto e passa. Bene, e per quel che riguarda lo sci nuovo?

Per quel che riguarda lo sci nuovo suppongo che la tecnica ritorni quella del 2012, con gli accorgimenti in fatto di linea e di “carico” apportati dallo sci lungo. Ma siamo proprio sicuri che tutto ciò sia concordante con il raggio 30? E qui ritorna in auge il fattore sicurezza. Oggi si è rotta il crociato un’altra vecchia gloria del circo bianco, quel Carlo Janka che ha vinto un mondiale e un’Olimpiade con lo sci raggio 27 (molto simile a quello sviluppato per la stagione che sta per iniziare ndr) nelle annate 2009/2010. Come si è fatto male? Subendo un forte rimbalzo a fine curva dopo una banale internata. Può succedere che un’atleta si faccia male prima dell’inizio della stagione, la non abitudine alla neve artificiale ha sempre giocato brutti scherzi; ma quello che lascia stupefatti è la quantità di atleti in ambito maschile che hanno concluso o debbono stare fermi per un periodo più o meno lungo di tempo a causa di infortuni contratti in gigante. Il primo in ordine cronologico è stato il forte gigantista emergente Daniel Meier, già protagonista a Kranjska Gora lo scorso anno, che nel gigante di Coronet Peak ci ha lasciato anche lui un crociato per un rimbalzo a fine curva, senza nemmeno cadere. Seguito a ruota dal compagno Christian Hirschbuhel, fermo per sei settimane a causa di una caduta avvenuta con le stesse dinamiche. Dinamiche che hanno messo ko anche il powerlifter norvegese Aleksander Kilde, il quale però fortunatamente se l’è cavata con un paio di settimane di stop. Infine hanno fatto scalpore i due voli pubblicati sui social dall’austriaco Magnus Walch e dal nostro Hannes Zingerle. Dinamica della caduta? Neanche a dirlo leggera internata ad inizio curva, spigolo che prende appena dopo il palo ed atleta cappottato a testa in giù in direzione delle reti. E chissà quanti altri top skier sono stati coinvolti in voli del genere di cui non sappiamo l’esistenza.

Detto questo torniamo a ripetere che siamo contenti di questo ritorno alle origini dello sci da gigante, e nonostante non crediamo che tutte queste cadute siano un caso, ci auguriamo che gli atleti riescano a trovare il giusto compromesso per sfruttare queste nuove “fionde” al meglio, senza compromettere né lo spettacolo né la sicurezza di loro stessi.

 

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