Decalogo per i ciclisti stranieri

Essere italiani è un grande privilegio. I vostri nonni, i vostri padri o amici vi hanno avvicinati al mondo del ciclismo e vi hanno raccontato le storie del passato, vi hanno svelato segreti e soprattutto vi hanno dettato delle regole non scritte fondamentali, dal comportamento in strada e in gruppo fino all’abbigliamento. Ritenetevi fortunati, perché all’estero è tutto diverso. I paesi senza una cultura ciclistica importante stanno stravolgendo alcuni aspetti estetici e morali e li stanno interpretando a loro modo. 

Ecco un decalogo per i ciclisti stranieri del presente e del futuro, anche se più che un decalogo è una presa in giro. (Queste cose non sono frutto dei nostri sogni, queste sono storie reali.)

  • Casco integrale: eh si, all’estero c’è gente che pedala su una bici da corsa con caschi da moto. Uno scempio.
  • Outfit estivo: se ci sono 30 gradi all’ombra non si può pedalare con i gambali, mai.
  • Scarpini: al di fuori dell’Italia esistono persone che pedalano su una Pinarello F8 con le scarpe da ginnastica. Queste cose fanno male al cuore e intaccano la bellezza e l’estetica del ciclismo. Usate degli scarpini con delle tacchette per favore.
  • Gesti: in Italia la prima cosa che i ciclisti navigati insegnano ai più giovani sono i gesti e i movimenti del corpo che bisogna utilizzare per segnalare buche, pericoli, ostacoli e cambi. All’estero l’unico gesto che conoscono è il dito medio.
  • Kit di riparazione: si potrebbe discutere per anni riguardo a dove posizionare il kit di riparazione. Meglio in un borsellino sotto la sella o in una borraccia tagliata? A voi l’ardua sentenza, ma se volete usare il borsellino sarete meno italiani. 
  • Calzini: va bene usare la “calza alta”, ma non ad altezza ginocchio. Scempi che solo al di fuori del nostro paese si possono vedere.
  • Pantaloncini: vi capiterà di vedere gente che pedala su una bici da 3.000 $ e indossa dei comuni pantaloncini firmati Nike. Ma perché?
  • Misure: usare la bici con le misure default dell’azienda è veramente provinciale. Andate da un meccanico o da qualcuno che abbia un minimo di idea per quanto riguarda la messa in sella.
  • Specchietti: usare lo specchietto retrovisore è sintomo di insicurezza e paura. E poi è veramente inguardabile. Posizionarlo sul manubrio è da pivelli, attaccarlo sul casco è da brividi.
  • Iphone: se proprio volete utilizzare il vostro smartphone come strumento Gps mettetevelo nel taschino posteriore, non attaccatelo al manubrio. O forse è una nuova generazione di taxisti Uber su biciclette.

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