La scorsa settimana durante la tappa inaugurale del Biathlon sulle nevi finniche di Kontiolahti, il grande commentatore Max Ambesi ha sfoderato questa frase in un momento d’analisi sul movimento norvegese. Una situazione di grande abbondanza di talenti quella Norge, al punto che mi è subito venuta in mente la squadra austriaca di velocità della Coppa Europa. Una vera fucina di talenti svanita nel nulla a cavallo degli anni 2012-2018. Una situazione analoga a quella attuale in casa Norvegia nel Biathlon, il Wunderteam in Coppa del Mondo poteva contare su Campioni del calibro di Hannes Reichelt, Klaus Kroell, Georg Streitberger, con gli emergenti carinziani Max Franz, Otmar Striedinger e Mr Olympia Matthias Mayer come certezze future. E che cosa c’era sotto? Un gruppo di sciatori formidabili che voglio citare in ordine pornografico. Si, avete capito bene, vederli sciare dal vivo era come guardare un film a luci rosse. Frederic Berthold, una fluidità e naturalezza da passare le giornate a guardarlo sciare, Patrick Schweiger, un esteta alla Reichelt, Thomas Mayrpeter, uno dei primi a capire come spingere in curva lo sci da discesa con le nuove sciancrature, Niklas Koeck, Johannes Kroell, Markus Duerager, Benjamin Poelzgutter, Manuel Wieser e Daniel Danklmaier su tutti. Uno di loro merita una menzione speciale: Mario Karelly. Potrebbe scrivere un libro su come fare le curve con gli sci piatti.
Una corazzata in grado di fare man bassa in Coppa Europa in quegli anni, salvo poi avere poco spazio in Coppa del Mondo, ad alcuni nemmeno una chance, con le classiche chiamate a turno che non danno certo stima e fiducia al velocista. Spesso con la follia della qualifica interna in prova, nel 2013 in Val Gardena mentre ero al traguardo arrivarono quattro elicotteri nel giro di venti minuti, tutti per caricare atleti austriaci. Ad alcuni di loro è stata data maggior fiducia con i vari ritiri di Reichelt, Kroell e Streitberger, ma nel frattempo il treno giusto era già passato. Così, mentre Matthias Mayer vinceva i suoi titoli Olimpici, questa nidiata perdeva ogni anno pezzi fino ad esaurirsi. A farcela alla fine sono stati Vincent Kriechmaier e Daniel Hemetsberger, probabilmente il meno talentoso. La Coppa Europa è come come trovare un camion sullo Stelvio, o lo superi subito, o rischi di rimanerci intrappolato fino al Wurstelstand di Richi. Ci piacerebbe chiedere un giorno al dt dell’epoca Matthias Berthold come si sia sentito a gestire tutto quel potenziale, tutta quell’abbondanza in pochi anni. Se negli sport di endurance la concorrenza interna aumenta il livello, nello sci può essere deleteria perché alla maggior parte degli atleti una sola occasione non basta e rimanere a ravanare nel circuito continentale su piste ridicole alla lunga non fa che portare lo sciatore a regredire tecnicamente. Nel frattempo, oggi a Santa Caterina è iniziata la Coppa Europa di velocità con il nostro Molteni in terza piazza.