Dopo la partenza di Soelden, dove a tratti è stato ai livelli dei primi, ci avevamo sperato. Pensavamo che con uno dei suoi classici guizzi sarebbe riuscito a riagguantare il podio, o almeno tornare stabilmente nella top ten in entrambe le discipline.
Ed invece una ceduta di troppo durante l’allenamento di ieri a Reiteralm, ha messo la parola fine alla stagione agonistica di Marcel Hirscher, e forse anche all’intera carriera.
Purtroppo già durante i primi due slalom di stagione, disputatisi a Levi e Gurgl, ci sono stati i primi segnali d’allarme. La difficoltà a trovare il feeling con un terreno sconnesso e ghiacciato e quell’equilibrio precario che da giovane era capace di sfruttare a suo favore, a 35 anni e mezzo l’ha fatto incappare nel più classico degli infortuni del mondo dello sci alpino, la rottura del legamento crociato che nella prima parte della sua carriera non aveva fortunatamente sperimentato.
Guardando i video di allenamento e le gare a cui ha partecipato, è incredibile l’intensità che ha provato a mettere per raggiungere l’obiettivo del suo “progetto”, andando a prendersi, come successo poi ieri, dei rischi al limite dell’eccesso che purtroppo il suo fisico allo stato attuale non è riuscito a sopportare.
Per chi come il sottoscritto ha potuto vivere in pieno l’era di Marcel Hirscher, partendo dal primo podio di Kranjska Gora del 2008, passando per la prima vittoria in Val D’isere nel 2009 e quell’oro mondiale nello slalom di Schladming del 2013, fino ad arrivare alle ultime due stagioni da vero agonista, quelle 2018 e 2019 in cui è stato assoluto dominatore, vederlo faticare così su pendii che era solito mangiarsi senza alcun tipo di timore è stato a tratti commovente. Abbiamo sperato tutti che riuscisse nuovamente a risalire la china, dimostrando ancora una volta, nonostante età e vicissitudini, chi è stato il miglior sciatore del terzo millennio. Ma in cuor nostro, vedendo le sue curve in gara, forse abbiamo sempre saputo che sarebbe stato al limite del possibile un tale scendario.
Ciò che resta, e chi ha avuto l’occasione di salire a Soelden per l’opening ha potuto toccare con mano, è una fiamma che si è riaccesa per il nostro sport grazie al suo ritorno. Tralasciando quelli che sono gli interessi prettamente economici che potrebbero averne inficiato, è fattuale come averlo rivisto al cancelletto di partenza abbia scatenato un profondo interesse di cui, come abbiamo già detto numerose volte, il nostro mondo ha bisogno.
Che quella di Gurgl sia stata l’ultima apparizione di Marcel in coppa del mondo è tutto da vedere, noi intanto lo ringraziamo per averci fatto saltare sul divano ancora una volta.
Michele Garbin