Lewis Hamilton, 10: è lui, ancora una volta, a fare la differenza; è lui, il vero valore aggiunto della Mercedes. Ha imparato la lezione impartitagli da Rosberg. Ha finalmente dato una vera dimensione al suo talento, forse scendendo a patti con sé stesso: pochissimi errori, niente più “blackout” e tanta concretezza. Cafonata egocentrica sul podio a parte, bravo. Bravo davvero.
Sebastian Vettel, 8: insomma, ci ha provato. Non era il più veloce ieri, ma in altre condizioni di classifica un risultato del genere sarebbe valso oro colato. In queste, invece, una piccola mazzata che sa di resa. Sul campo. Perché va bene l’immagine e bla bla bla, ma la favoletta del《non è finita》che si ostinano a raccontare in Ferrari ha un po’ rotto i cosiddetti. Marchionne & co., a tal proposito, farebbero bene ad essere più coerenti con la loro schiettezza. Testa al 2018. E tanta, tanta serenità.
Kimi Raikkonen, 9: garone. Le ha suonate a tutti: non fosse stato per quei 10 millesimi in qualifica… Come detto da Villeneuve nel post, è stato l’unico capace di fare i tempi di Ham. Non male, per un trentotenne bollito.
Max Verstappen, 9: la crescita della Red Bull e l’esplosione di Max, negli ultimi GP, sono state coincidenti. Un segnale. La rimonta certifica una volta di più il suo talento cristallino. Ha la macchina per vincere e probabilmente lo farà entro fine stagione. Sul sorpasso ai danni di Kimi la penalità, da regolamento, ci stava tutta. Dal punto di vista “umano”, meno, ma tant’è. Semplicemente imbarazzante lo sfogo del padre Jos. Le porcate compiute dal figlio nell’ultimo anno e mezzo, evidentemente, non hanno insegnato nulla. Non c’erano dubbi.
Valtteri Bottas, 5: un pugile suonato. Da quando la Mercedes è diventata più scorbutica e difficile da guidare, lui è si è fatto di nebbia. Quell’altro là, invece, è volato su un altro pianeta. A ognuno il suo.
Ocon & Sainz, 8: mamma come crescono bene ‘sti due ragazzotti! Il futuro – mica tanto lontano – è tutto loro.
Tommy Govoni