Finalmente il Giro è arrivato al nord per l’ultima chiamata, gli ultimi Watt da scaricare dopo tre settimane fuori soglia. Sono state sufficienti due tappe sulle grandi salite per incendiare i tifosi, tra Zoncolan e Sappada si è vista la fatica vera ed il grande pubblico, quello che rende il ciclismo uno sport diverso dagli altri.
Sabato sul Monte Zoncolan si è vista la passione di migliaia di tifosi, ed è di questi che vogliamo parlare. Tanta attesa fin dalle settimane precedenti, il ritorno del Kaiser, con la reazione della prefettura atta ad installare cancelli, metal detector ed allarme massima sicurezza col fine di spaventare qualche tifoso mal intenzionato.
Sulla montagna carnica abbiamo tuttavia assistito alla morte del ciclismo italiano. Vedere ragazzi respinti alla partenza della funivia perchè nel loro zaino c’era qualche birra con la bottiglia in vetro, con quest’ultimi pronti ad entrare nei market a compare acqua in bottiglia per poi gettarla al vento e riempire nuovamente di birra l’involucro in plastica. Tutte queste misure di sicurezza hanno messo in luce l’inadeguatezza delle amministrazioni verso presunti allarmi. Ne abbiamo già parlato a Radio Swatt domenica dopo la tappa di Sappada: ma siamo veramente convinti che in Italia, paese più sicuro d’Europa, possano accadere degli attentati proprio in cima al Monte Zoncolan ? E chi potevano essere gli autori? Ragazzi sedicenni partiti da casa per andare a vedere almeno una volta in vita loro Chris Froome?
Sullo Zoncolan si sono viste a scene ignobili, forze dell’ordine fotografare il volto di ragazzi intenti a spingere i propri amici mentre scalavano il mostro cinque ore prima della corsa vera, con il timore che potessero fare cose analoghe durante la competizione, magari rovinando la corsa.
Ciò che ci ha ferito personalmente è stato però quello che è accaduto mentre scendevamo a piedi verso Ravascletto, esaltati al massimo dopo aver visto una tappa indimenticabile, dopo aver visto Froome con i nostri occhi andare a vincere sulla montagna più dura d’Europa. Mentre le nostre aspettative per la tappa del giorno seguente a Sappada erano altissime, vista l’organizzazione dedicata allo Swatt Corner preparato da mesi, con fornitori e la grandissima collaborazione con Red Bull Italia, qualcosa è cambiato. Alcune telefonate ci raccomandano di stare calmi, di non fare cavolate, quasi fossimo dei criminali. La fiamma della passione che perde intensità da un secondo all’altro, regolata da personaggi poco inclini a ricoprire certi ruoli, impauriti dal nostro evento, il timore che potessimo rovinare la tappa, creare danni all’immagine.
Da mesi avevamo progettato di mettere dei vulcani rosa in cima ad una collina adiacente allo Swatt Corner, accessori che avrebbero reso l’atmosfera ancor più suggestiva, soprattutto dalle riprese aeree. Per tutto il giorno allo Swatt Corner c’è stato il dibattito tra i favorevoli ad accenderli e contrari. Alla fine ha vinto la seconda opzione, ha vinto per poter scrivere questo articolo e raccontare il trattamento riservato a tifosi veri da chi avrebbe invece dovuto sorvegliare i tifosi non veri, a chi non conosce la proporzionalità nel prescrivere misure verso presunti pericoli.
Due giornate in cui è emersa tutta l’immaturità di chi si trova a promuovere la propria immagine approfittando di una macchina speciale come il Giro d’Italia. Seguiamo le corse da anni, abbiamo fatto cose assurde come andare in pulmino da Milano a Roubaix e dormirci dentro. Eravamo al Mount Ventoux due anni fa quando i francesi fecero andare a sbattere Richie Porte contro la moto ed eravamo a Nizza poche ore dopo mentre accadeva ciò che è accaduto.
Essere messi sullo stesso piano di queste persone ci ha ferito, è stato ingiusto vista la visibilità che Solowattaggio porta al ciclismo.
Alla fine lo Swatt Corner è andato alla grande, la festa è continuata fino a notte fonda con Radio Swatt e Dj Gravy a Baita Mondschein, ma avremmo potuto fare molto meglio, avremmo potuto buttare giù due denti ed accelerare ancor di più. I vulcani sono stati accesi dopo la corsa, chi c’era ha potuto godersi lo spettacolo, chi non c’era e chi era a casa sul divano ha perso uno show. A questo punto sorge spontaneo un interrogativo: il potere amministrativo può spingersi fino ad annullare lo spettacolo di cui il Giro ed il ciclismo hanno bisogno? Ci vediamo al Tour, ci vediamo in Francia, abbiamo bisogno di vedere Sagan e Moscon, la primavera è ormai un ricordo.