25 novembre 2018.
Credo che tu stamattina ti sia alzato con lo sguardo di sempre.
O, forse, nei tuoi occhi di ghiaccio celavi una dolce malinconia, ma l’hai presto nascosta, in modo che nessuno potesse saperlo.
Ti sarai vestito contando gli attimi con la stessa, inesorabile abitudine, con la testa un po’ sulle spalle, un po’ su quel bolide che per l’ultima volta oggi ha accolto le tue forme.
Avrai risposto alle tue solite domande e a quelle dei giornalisti sempre con quei straordinariamente laconici “bwoah” o “wait and see”, raccolto proseliti, ilarità e gratitudine.
Avrai mangiato forse riso in bianco e pollo, e dopo avrai messo la tuta, guanti e casco.
Avrai dato un bacio a tua moglie, ai tuoi figli, al tuo amor proprio, e sarai salito in macchina pronto a dar battaglia per l’ennesima volta a dei ragazzi, alcuni dei quali potrebbero essere tuoi figli.
Vedi, per me, oggi non è stata una sveglia comune, lo sguardo mio non era il solito, nemmeno il susseguirsi degli attimi, né il pranzo, né l’attesa angosciante della partenza.
Oggi era diverso.
Con te oggi si è chiusa un’era, una generazione, parte del mio tempo, della mia vita.
Ti sei svestito di una tuta che, a stento, ho apprezzato solo per te.
Una tuta mai amata, spesso odiata, tremendamente sopportata, perché ricamata di bianco e azzurro, come il cielo e le nuvole.
Quella tuta che non mi mancherà, forse a te si, ma a me no.
Quella che però diede vita ad una gioia incontenibile 11 anni e 35 giorni fa. Diede luce, brivido e pioggia, pioggia di lacrime.
Diede forza, vigore, e poesia.
Diede tutto: perché il tutto sei stato TU.
Lasci quella tuta dopo 8 anni, 151 gran premi, 10 vittorie, 7 pole, 20 giri veloci, 52 podi e 1080 punti.
Per alcuni tanti, per altri troppi pochi.
Per me non contano; per me conta più vedere che sei lì, dopo 18 anni, a rappresentare ancora l’essenza del mio amore sportivo, il brivido che tuttora mi corre lungo la schiena quando corri, insieme agli occhi umidi quando alzi le braccia al cielo, al mio cuore ebbro di amore.
Ti vedrò ancora, in altra veste, in altri colori, e ciò mi basterà, fin quando ti arrenderai al tempo e dirai basta, e sancirai la mia fine come appassionato di questo sport.
Probabilmente tu avrai sempre lo stesso sguardo, ti vestirai come di consueto, non penserai al tempo che corre, risponderai alle tue domande e a quelle dei giornalisti in modo straordinario e conciso.
Raccoglierai applausi, seminerai autografi, e a stento un sorriso farà capolino in quel viso immutabile.
Mangerai riso e pollo, e bacerai tua moglie e i tuoi figli.
Io? Io sempre al tuo fianco, nella consueta ed eterna speranza dei tifosi innamorati.
A sperare che il tempo corra più piano in qualifica, che chi ti è dietro si allontani, chi davanti si avvicini.
A spingerti con tutto me stesso, come fatto sin da bambino.
A sperare che il giorno di addio non arrivi mai, perché ti ho visto da fanciullo, adolescente, ragazzo e adulto.
Ti ho visto correre in livree verde-blu, argento, rosse, giallo-nere, poi di nuovo rosse.
Ti ho visto con i brufoli e con le rughe sul viso.
Ti ho visto mestamente tornare a casa dopo un cocente ritiro, e dopo aver colto l’infinito nei tuoi occhi dopo una vittoria.
La tua parabola di pilota si è consumata in quella della mia gioventù, e mai poteva esservi carezza più dolce per il mio viso.
L’amore non si spiega, ma se proprio dovessi farlo, direi che ha un nome che inizia con la K, ha una chioma bionda, due occhi color ghiaccio, la mani che disegnano traiettorie da artista, un piede pesantissimo, e il sorriso più bello del mondo.
Stasera ti sei tolto quella tuta per l’ultima volta, una tuta che mai potrò dimenticare.
Il tempo scorre, un altro anno è passato.
È dicembre, arriva la neve, ma mai freddo sarà per me, finché ci sarai tu!
IKUISESTI, Kimi Raikkonen
G. Lattanzi