Teunissen, Viviani, Sagan, Groenewegen. Al Tour è un alternarsi di maiali!

C’era scetticismo, non lo neghiamo. Che volate ci saremmo potuti aspettare da questo Tour de France? Con i big degli ultimi anni, tra varie defezioni e atleti sul viale del tramonto, immaginavamo solamente un predominio senza rivali del binomio Viviani e Sagan con al recente Tour de Swisse.

Marcel Kittel ritirato dalla sua squadra ad inizio stagione per motivi ancora non noti, Fernando Gaviria infortunato e non al top della sua condizione come nel 2018, Andre Greipel ormai sul viale del tramonto e non supportato da un treno all’altezza del suo valore e Mark Cavendish nemmeno convocato a favore del nostro Giacomo Nizzolo. Che fine potevano fare le volate della Grand Boucle senza questi nomi altisonanti che hanno dominato in lungo e in largo nelle ultime edizioni?

Ebbene dopo la settima tappa ci troviamo ad uno stallo in tema di tappe per velocisti con cui non abbiamo avuto a che fare negli ultimi anni. Mike Teunissen che infila di un centimetro un Peter Sagan sembrato molto imballato nella prima tappa, Elia Viviani che finalmente riesce a sbloccarsi anche al Tour e spacca le pedivelle nell’arrivo di Nancy, lo stesso Sagan che finalmente torna a mostrare in muscoli con una fucilata sull’arrivo in leggera salita di Colmar e oggi il cinghiale  Dylan Groenewegen che anticipa tutti  per un nonnulla beffando  Caleb Ewan e l’intero treno della Quick Step.

Per la maglia verde, visti i piazzamenti e l’altimetria dell’ultima settimana sembra non ci sia alcun dubbio, Peter Sagan è nettamente il favorito, mentre per il maggior numero di traguardi pianeggianti conquistati in questa 106esima edizione nulla sembra più aperto, e le famose triplette o addirittura i poker visti negli ultimi tre anni sembrano solo un lontano ricordo.

E chissà cosa sarebbe potuto succedere con anche Kittel, Gaviria e Cavendish in gruppo. E’ proprio vero, purtroppo il giro non può ancora competere con il livello delle volate della Grand Boucle.

 

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