È difficile spiegare cosa sia veramente Solowattaggio, è qualcosa di fine e arduo da raccontare, c’è chi pensa sia una pagina Instagram, chi un brand di vestiti, altri credono sia una semplice squadra di ciclismo amatoriale. Altri ancora, quelli che ci conoscono da poco sono convinti sia dire “follia” o “planare”. Di certo c’è che Solowattaggio è nato nel 2013 su una cabinovia durante i Campionati Italiani giovani di sci a Santa Caterina Valfurva e pochi giorni dopo il Pres Carlo Beretta aprì su Blogspot il blog Solowattaggio. Pagelloni, interviste, “articoli” di cinque righe , rubriche sullo stile, alimentazione e psicologia legata allo sport. È nato tutto velocemente e ad alta intensità, col tempo poi alcune strade sono state più battute di altre.
Non vi spiegherò in questo articolo che Solowattaggio è uno stile di vita, un movimento culturale, un modo di vivere tutto ciò che si fa nel quotidiano, dal lavoro, allo sport. Non ho le capacità per definire bene Swatt, servirebbe un giornalista alla Gianni Mura, posso però dirvi che quegli atleti che si alzano al mattino con la voglia di dimostrare a se stessi ancora qualcosa sebbene abbiano vinto tutto, questi sì incarnano appieno il verbo Swatt. Parlo di gente alla Vinokourov, che corre il Mondiale Amatori come fosse una classica da vincere, di Alejandro Valverde che fa chiudere il traffico a Murcia per sfidare i suoi amici amatori, di Therese Johaug che smette di fare sci di fondo per provare a centrare una qualifica alle Olimpiadi nel mezzofondo. Roglic che dal salto si dà al ciclismo, Innerhofer che non salta un giorno d’allenamento, Remco che smette di giocare a calcio perché vuole aprire. Valentino Rossi che a quarant’anni si cimenta ancora nelle prove GT3? Rappresentano Swatt allo stato puro: pedalare, sciare, correre, fare sport, fare agonismo come stile di vita. Sport inteso come momento in cui devastare il proprio fisico con la bava alla bocca, la sfida contro il cronometro e l’avversario. Sport come corrente culturale e forma di comunicazione. Siamo nati per esaltare ed emulare questi personaggi, coloro che vanno oltre alle possibilità umane, non siamo un centro di social ride dove gli ambassador pedalano con il sorriso in faccia scambiando lo sport per momento di welness. Non concepiamo proprio quei Campioni che mettono la parola fine all’agonismo come fosse una scatoletta di tonno scaduta, il ridurre lo sport agonistico ad un arco temporale in cui massimizzare risultati e profitti. No, questa concezione la capiamo, ma non ci esalta, lo sport è fatto di emozioni, di passione, ed il nostro compito è raccontarvi tutto ciò. Mettere il numero addosso ogni domenica è vita.
Ecco i dogmi più iconici usciti in dieci anni, alcuni per caso, altri pensati e voluti, tutti però con un tratto in comune: sono entrati nel cuore e nel costume di chi ci segue. Da molti ne sono usciti body e magliette, altri sono diventati dei tatuaggi, alcuni li hanno stampati ed appesi in camera come fossero dei comandamenti, altri come il Doc Bonomi che li ha stampati sul suo motorhome:
“Che arroganza”: siamo agli albori di Solowattaggio e diversi Campioni occupano i nostri cuori. Hirscher nello sci alpino, Northug in quello di fondo, Bolt nell’atletica, Contador e Sagan nel ciclismo su tutti. Tutti loro sono accomunati da una cosa: l’arroganza sportiva che esprimono nelle loro azioni. Non si limitano a vincere, lo fanno in modo autoritario, senza mancanza di rispetto verso i colleghi ma il loro modo di vincere è totale.
“Base d’appoggio stretta e sopra fate quello che volete”: 2018, al termine di ogni gara di Coppa del mondo di sci facciamo il processo sulla pagina Instagram di Solowattaggio. Dopo anni di basi d’appoggio chilometriche, i nuovi materiali e le nuove sciancrature portano gli atleti a stringere in modo utopico per i tempi la presa d’appoggio. Questo li porta ad avere accelerazioni invisibili ad occhio nudo ma devastanti dal punto di vista cronometrico. Da Feller a Noel, da Dressen a Bennet, sono moltissimi gli atleti a primeggiare con una base d’appoggio stretta. Così una sera nasce il: ” base d’appoggio stretta e sopra fate quello che volete”.
“Blackjobs”: lavorare in nero, per molti sinonimo d’evasione fiscale, per noi è la dedizione agli allenamenti lontano dai riflettori. Abbattere i propri limiti quando in ballo non c’è una medaglia o una classifica, solo obiettivi spesso a lungo termine. Perché il rispetto si impara portando il cuore a 190 battiti al minuto, si rispetta l’avversario quando non si ha più rispetto nemmeno per il proprio corpo. Se la luce è quel posto dove i successi e le vittorie splendono, l’ombra è il luogo dove accade tutto il resto. Blackjobs inteso come percorso e viaggio verso la luce, Blackjobs come intensità durante i minuti di sofferenza fisica. https://www.youtube.com/watch?v=_qRQwn_bruo
“Spaccare la gamba”: siamo nel 2019 e da poco è nata Radio Swatt, un podcast in cui parliamo di ciclismo e sci ma soprattutto di personaggi dello sport underground che meritano spazio . Stanno emergendo talenti come Rogla, Van Der Poel e Van Aert. La cosa che gli accomuna? La capacità di raggiungere intensità impensabili per gli avversari in archi temporali di due, quattro minuti. Anni di teorie sul medio vengono scardinate da questi fenomeni, così in un podcast provo a spiegarlo dicendo che questi corridori riescono a spaccare, frantumare la gamba ed i polmoni quando gli avversari hanno timore nell’andare fuori soglia. Vivere a mille allora finché intensità non ci separi.
“Sigari in pista”: inverno 2018, Sankt Moritz. Vedo in pista due sigari spezzati, così li fotografo scrivendo “sigari in pista”. Da quel giorno urlare “sigari” in qualsiasi momento della giornata diventa la normalità.
“Ma che lavori stai facendo? “: Un detto che è andato fuori dallo sport, in tutti i momenti della quotidianità. Ragazzi che filmavano i nonni dicendo: ” ma che lavori stai facendo nonna?”. L’apice di questo detto? In Norvegia, Chicco Pellegrino vince una sprint e tornando in albergo si sporge dal finestrino del pulmino mentre un uomo sta facendo Ski Roll. “Che lavori stai facendo” gli dice Chicco. L’uomo però lo riconosce e si congratula con il valdostano per la vittoria, una scena bellissima.
“Padellone Champagne”: spingere, spingere il padellone per bere lo Champagne sul podio. Il padellone, si perché spingere il rapportino non è cosa da Swatt Club. Il Pagante qualche anno dopo ci ha fatto una canzone, ma noi il padellone lo abbiamo sempre messo in alto.
“Appartenenza”: ho un’anima, ma non sono un soldato. Nel 2016 nasce lo Swatt Club per un semplice motivo: in Italia e nel mondo non esistevano squadre senza sponsor sulla maglia. Un video con il DS che potete trovare su YouTube, il quale più di tutti rappresenta l’essere Swatt Club: l’appartenenza. Perché è d’appartenenza che si parla, non di tesseramento o affiliazione sportiva. Appartenenza per emulare le leggende , non semplice attività motoria. Bisogna avere la forza di trovare dentro se stessi il coraggio di combattere le battaglie per le quali crediamo. Perché anche se verranno perse, ci peseranno sempre meno del rimpianto di non averle mai combattute. Appartenere e sentirsi inclusi nel Club più esclusivo del pianeta. https://www.youtube.com/watch?v=P-nlWXaZ0vs
“Tutti a tutta”: nel giugno 2018 siamo a Monza, un luogo di culto dello Swatt Club. Nel dopo gara tra un insulto e l’altro tra compagni, alla fine chiariamo tutto con un semplice: “eravamo tutti a tutta”. Poco dopo uscirà un video blog molto simile a Uno Mattina. https://www.youtube.com/watch?v=jCvjplH-g2Y
“Aprire a 550”: negli anni si è consolidata la classica cena al Ristorante Casanova di Eddy Mazzoleni alla vigilia del Giro di Lombardia. Nei suoi racconti Eddy è sempre stato chiaro su una cosa: ” Lance apriva tutto il giorno a 550″. Ecco dove è nato il 550, un modo di dire sdoganato in ogni campo, gente piantata che dice: ” questa settimana non ce la faccio, sono sempre a 550″.
“Che farine”: gli sciatori sono formati per il 70% da farine00, caricare, riempire la gamba perché il sacco vuoto non può stare in piedi. Vedere Hans Olsson caricare Krapfen prima della discesa della Val Gardena ha segnato la nostra giovinezza. Poi Sagan ha sdoganato le Haribo nei post tappa, Froome con il suo mezzo Kg di riso prima dell’impresa sul Colle delle Finestre. L’arrivo del Beta Fuel ha svoltato la vita a tutti, perché rimanere senza benzina è follia, come è follia andare in crisi di fame nel 2024. Caricate!
“Aerodinamica”: sarà che veniamo dallo sci, sarà che dieci anni fa siliconavamo le tute per essere il più impermeabili possibili. Sarà che si dice che la Nasa sia arrivata sulla Luna grazie ad una ricerca esasperata dell’aerodinamica. Essere aero perché non c’è peccato peggiore del disperdere watt prodotti col sudore. Chiudete quelle leve, indossate i body, le calze aero. Riempite gli armadi di Tensospray e lanciate via le maglie slabbrate, i paracaduti sono stati inventati per volare, non per andare in bici. SWATT AERO LAB, un laboratorio nel cuore per andare sulla Luna.
“Agonismo”: in una società in cui già nelle scuole la competizione viene messa in discussione perché sarebbe troppo discriminatoria nei confronti di chi perde, noi diciamo no. Che cosa fanno due bambini soli con un pallone in mano? Fanno gara a chi segna di più. Due bambini con una bici? La gara a chi arriva in cima per primo alla salita. Non è giusto o sbagliato, è naturale. Medaglie in palio? Nessuna, la medaglia della soddisfazione personale, quella dell’autostima, la medaglia più importante. Perché non puoi vivere senza gare, non puoi vivere senza agonismo, non puoi vivere senza sentire il sangue in gola e il mal di gambe. Credere nell’agonismo come forma più alta di giustizia sportiva, in cui vince il più forte, dove il tempo è l’unico vero giudice. Dove la sconfitta è temporale e chi perde ha la possibilità di riprovarci il giorno dopo, dove i veri perdenti sono coloro che non ci provano. Agonismo: un viaggio continuo tra paura d’essere dominati e la volontà di dominare. Life is racing, racing is Life.
“Planare”: Si plana! Alcuni associano Solowattaggio a questo verbo: planare per esplorare il futuro. Nato dal ds nei suoi celebri video con il megafono mentre invocava la cabina crew: ” Cabin crew, cabin crew we are gonna landing to planaaaareee!”. Planare perché planare è l’antipodo di piantarsi. Non piantatevi, planate. Planate sulla Luna, sulla rampa del vostro garage. Planate.
“Follia”: qualcosa che è scappato di mano, andando fuori da ogni contesto immaginabile, dire follia in ogni momento della giornata. Siamo alla Granfondo Mont Blanc del 2022 e Tony Angelicchio taglia il traguardo della sua prima Granfondo. Mentre lo fa, si mette entrambe le mani in testa sopra il casco, come se avesse appena fatto l’impresa della vita, quasi avesse scalato il K2 senza ossigeno. Vedendo questa scena esclamo ” follia!”. Si, perché quel gesto è stato follia, come è follia non gareggiare nel 2024. Ci siamo promessi da mesi di non dire più follia, ma è impossibile: follia pensare di non dire più follia nel 2024. Lo ha detto anche il commentatore di Eurosport Luca Gregorio quando Pogacar ha tagliato il traguardo in Piazza del Campo: follia!
“Cuore aperto”: autunno 2023, il Pres è al matrimonio della sua futura cognata ed il parroco durante l’omelia esorta i fedeli a vivere a cuore aperto. Un lampo di luce, abbiamo criticato spesso la chiusura mentale dei ds e degli allenatori in ogni sport, ma il vero peccato è la chiusura del cuore. Vivere a cuore aperto, per non chiudersi nella solitudine del gesto agonistico, perché nulla di tutto ciò avrebbe senso senza un compagno, un rivale, una spalla al proprio fianco. Aprite il cuore sempre.
“Che chiusura”: la sconfitta più grande nel mondo dello Sport e del lavoro in generale? La chiusura mentale di chi dovrebbe crescere nel modo corretto i giovani ed invece è ancora legata a teorie preistoriche. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Possiamo perdonare a chiunque sbagli o concezioni sbagliate in decenni di sport, possiamo perdonare le SFR con le mani dietro la schiena e chi ci ha detto che bisognava sciare sull’interno. La chiusura però è imperdonabile, se siete chiusi chiudetevi in casa, non giocate col futuro dei ragazzi. Si alle aperture sportive e umane, no alla chiusura.
“Mondiale Amatori, la Kona dei ciclisti”: Lo scorso anno al Mondiale Amatori di Glasgow abbiamo filmato tutta la trasferta con il nostro video maker di fiducia Luca Viale. Una settimana in cui sono emersi contenuti che hanno portato il pubblico a pensare che ormai il Mondiale Amatori sia l’unico evento a cui non bisogna mancare. ” Scusate ma come ci si iscrive al Mondiale Amatori?” Mail arrivate nella notte da amatori che ormai vivono e si allenano solamente per partecipare ad un evento fino allo scorso anno snobbato dai più. Il Mondiale Amatori, la Kona dei ciclisti. https://www.youtube.com/watch?v=3Oiwh98o0eY&t=1538s