Max Verstappen, 9: giù il cappello, di nuovo.
Con un altra gara solidissima nasconde i tremendi problemi di blistering della Red Bull e si rilancia in ottica campionato.
Un altro pilota, insomma, rispetto al noto gemello cattivo “Crashtappen”.
Peccato il sorpasso su Raikkonen: la posizione, infatti, andava restituita.
Ma per questo e molto altro, c’è mamma FIA.
Kimi Raikkonen, 9: una furia.
Esagera in avvio su Hamilton e compromette – tempi alla mano – la possibilità di (stra)vincere con quel bloccaggio sotto la pressione del Riccio.
Per il resto, mena come un fabbro.
Ai complimenti di Santi e Arrivabene, a bandiera a scacchi calata, risponde 《fuckin’ disappointing》.
Pensionato affamatissimo.
Sebastian Vettel, 9: dopo un altro errore grossolano in qualifica (da dividere col box) approfitta alla grande della debacle grigia e si concede pure il lusso di legnare Prosciutto con una mossa d’altri tempi.
Impossibile, nelle ultime battute, chiudere il gap con (questo) Raikkonen, ora nella partita per il titolo.
A Silverstone deciderà cosa vuol fare da grande.
Haas, 9: GrossoGianni si libera dalla sindrome acuta di Maldonado e completa, assieme al cazzuto danese, il capolavoro del propulsore Ferrari (6 nei primi 10).
Storia.
Charles Leclerc, 6: complici i tanti ritiri raccatta nuovamente preziosissimi punti pur soffrendo tremendamente un Ericsson all’improvviso pimpante, che ne ridimensiona la prestazione.
È un manico – forse assoluto – ma, lo ripeteremo sempre, non è (ancora) pronto per la Ferrari. Contratto o non contratto.
Mercedes, 4: era dal lontano 1955 che due macchine grigie non si ritiravano nella stessa gara.
La sfiga che attanaglia i finlandesi, in fondo, non aveva fatto nemmeno troppo notizia.
Quando poi, però, pure Gigi ha dovuto mettere la freccia a sinistra – interrompendo una striscia che durava dalla tragedia malese del 2016 – le cose si sono fatte deliziosamente divertenti.
‘Sta benedetta EVO, insomma, non è un aggeggio infallibile.
Sul caos gomme: il doppio crac ne ha insabbiato i contorni drammatici, prontamente (ri)evidenziati da un Hamilton (mai così poco lucido) che alla Pirelli non le ha certo mandate a dire.
Niente paura: tra qualche giorno torna il “gommino”, con un 《però》: sarà l’ultimo.
Dall’Ungheria, in buona sostanza, si scoprono le carte.
Popcorn e birra raccomandatissimi.
Tommy Govoni