Ce lo ricordiamo tutti l’avvento di David Beckham nel mondo dello sport: è stato in un primo momento accolto con scetticismo, poi anno dopo anno è stato sempre più apprezzato ed ora siamo arrivati al punto di rimpiangere la sua presenza in un mondo sportivo professionistico che sembra l’ambiente perfetto per un concerto di Post Malone. Viaggiamo in alto mare senza riferimenti di eleganza sportiva per gli sportivi del futuro. Becks è stato eletto recentemente ambasciatore mondiale della moda britannica e il suo modo di agire ha completamente cambiato lo sport del nuovo millennio. Ma ora spostiamoci un attimo da questi palcoscenici altisonanti e andiamo nel mondo nudo e crudo dello sci alpino. Pietro Franceschetti non ha la fama del numero 7 del calcio, ma ha classe ed eleganza da vendere. Soprattutto se pensiamo che sta portando tutto ciò nel magico mondo delle lamine, dove lo stile viene lasciato sempre all’ultimo posto da aziende e federazioni. Quello che conta di un libro sono le parole al suo interno, è vero, ma un giorno capiremo che i millenials credono anche nelle copertine fatte bene e curate. È tempo di essere un po’ più pettinati del solito, cari sciatori. Abbiamo scambiato due parole con Pietro Jader per entrare nel suo mondo e avere una visione british ed elegante della neve.
È un classico pomeriggio di Agosto in Costa Smeralda, fatto di gommoni in coda all’Isola di Mortorio in stile A4 viale Certosa al Venerdi alle 5 di pomeriggio, creme solari e gps rimpiazzati dalle bussole marine. È così che Jader “stacca” la spina dal lavoro quotidiano dello sciatore per una settimana all’anno. La sua esperienza navale ci dona tanta di quella sicurezza che sembra di essere su un 45 metri piuttosto che un piccolo gommone.
C: Nel tuo piccolo mi sembra di rivedere una sorta di David Beckham o Bradley Wiggins a livello di immagine. Lo stile è parte integrante di un’atleta, dentro e fuori dalle corse, in allenamento e nelle ferie, concordi?
P: Bisogna dire che ognuno ha il suo stile, ma soprattutto lo stile rispecchia la propria personalità. Io ricerco l’eleganza perché mi piace, ma non per seguire qualcosa o per altri scopi.
C: Perché nello sci fatichiamo a vedere personalità e unicità dentro e fuori dalle piste da sci ?
P: Credo sia per un discorso di praticità. Ci sono da fare molti viaggi in pulmino e altre volte in aereo. A volte c’è poco tempo per pensare all’immagine. C’è bisogno di variare spesso il look e adattarsi alle situazioni. Poi dipende molto dagli alberghi. Se sei in un albergo di un certo livello il jeans con la sneaker ci sta. Ma qundo sei in altri hotel è anche giusto curare l’immagine.
C: Concordo. Una volta ricordo di aver preso parole insieme ad altri compgni dall’albergatore per esserci presentati in pantaloncini e ciabatte alla tedesca per la colazione. Forse quando si prepara la valigia è giusto dedicare qualche minuto in più al look.
C: Sei stato in squadra e hai avuto la fornitura dell’abbigliamento che al tempo era fatta da Kappa. Ogni tanto vedo i giocatori dell’Inter presentarsi alle partite con giacca e pantaloni Brooks Brothers. Non credi ci manchi uno step nello sci alpino?
P: Nel nostro ambiente non occorre eleganza come altri sport. È vero che forse una divisa più formale per certe occasioni in Coppa del Mondo ci vorrebbe. Magari una polo elegante o una giacca per il tempo libero.
C: Io aggiungo che a volte vedere gli atleti sfoggiare cappellini e maglie con sponsor cuciti e il logo dei corpi militari è un po’ inadeguato. Stiamo attraversando un periodo di visualizzazioni minimal e di associazioni laterali, ma tante volte ci troviamo davanti ancora a situazioni da marchette anni ’90. Ma qui entriamo in un altro discorso.
C: Quali sono gli sciatori che curano di più il loro look senza scarponi e tuta in lycra? Ah, anche quelli che peccano…
P: Marsaglia è molto preciso nei particolari rimanendo comunque molto sportivo. De Vettori ha un pantalone esageratamente risvoltato e indossa camicie troppo fantasiose per i miei gusti. Tentori? Senza una linea guida. Buzzi è abbastanza elegante. De Aliprandini, per favore la scarpa da skate è da abolire. Mattia Casse invece ci prova, ma può far meglio. I fratelli Bosca sono dei “potrei ma non voglio”. Ballerin, gli darei un sotto zero. Illiano e Sette sinceramente sono i peggiori, da rivedere. Stile svizzero.
(Annuisco mentre sfoggio una combo costume+ t-shirt comprata in extremis da H&M, con un cappellino che è un misto fra quello di Niki Lauda e un paninaro anni ’90 che ha appena aperto un botteghino sulla riviera romagnola. Per fortuna non ho ricevuto feedback).
C: Da che corrente sei ispirato?
P: Senza dubbio da quella Anglosassone, britannica in generale.
C: E quali personaggi ammiri?
P: Becks nello sport. Poi il Principe Carlo, al matrimonio di Henry era inarrivabile.
C: Il primo occhiale che prendi dall’armadio?
P: Persol.
C: Domanda banale: sneaker o scarpa? (Ride)
C: Maglione o felpa?
P: Maglione.
C: Non credi che le aziende che lavorano nello sci alpino siano un po’ ferme a livello stilistico? Voglio dire, il mondo del ciclismo offre spunti artistici e look pazzeschi ogni mese che vengono poi riportati direttamente nei prodotti rivolti ai consumatori diretti.
P: Io credo che si vada un po’ troppo alla ricerca del nuovo, quando la semplicità potrebbe premiare.
C: Tutina preferita di sempre?
P: Usa, Salt Lake City 2002. Poi c’è l’eleganza della Bogner che non può passare inosservata: aggressiva ed elegante allo stesso tempo.
C: Chi è l’atleta straniero che ha maggior cura di se?
P: Inner, ma non mi piace molto il suo stile. Gli scandinavi hanno un certo stile e sono molto eleganti. Gli americani invece non hanno cura del loro look.
C: Guanto nero o bianco?
P: Bianco.
C: La tuta da gara come la piazzi sugli scarponi?
P: Tra scarpone e scarpetta.
C: Sappiamo della tua passione per il mare e la nautica. Che cosa ti piace di questo mondo e cosa porteresti da questo ambiente nello sci alpino?
P: La navigazione e il fatto di poter viaggiare senza seguire una strada. Il mondo delle regate è un mondo diverso, rispetto allo sci è molto più ricco e non possiamo fare un paragone. Le regate appartengono a un certo tipo di persone. È simile alla F1.
C: Credi che lo sci sia uno sport d’elite? Lo sci è uno degli sport più difficili per variabili tecniche e meteorologiche. È uno sport d’elite da questo punto di vista, ma l’ambiente è semplice, è uno sport di montagna.
C: 5 consigli per un giovane sportivi che vuole curare il proprio aspetto al di fuori dello sport.
1. La lunghezza del pantalone deve essere sempre al malleolo. Non più basso del malleolo. 2. Con i pantaloni a scacchi abbinare solo la camicia a tinta unita. 3. Giacca chiusa sempre partendo dal primo bottone in alto. 4. Il papillon bisogna saperlo portare. Pensateci prima di usarlo. 5. La maglietta girocollo col blazer, mi fa venire la pelle d’oca.
C: Dove vivrai la tua pensione?
P: In Costa Smeralda. Oppure in Africa a caccia di leoni.
C: Qual è il tuo animale preferito e che qualità ammiri di esso? L’Orso. mostra aggressività ma allo stesso tempo mantenendo eleganza.
C: La generazione millenial sarà quella che baderà meno a congiuntivi, espressioni di una certa portatate culturale e modi di dire che appartengono al passato recente. Una leggenda dice che Silvio Berlusconi una volta licenziò un dipendente Mediaset perché lo salutò con un “Salve”. Forse è stata un’esagerazione, ma siamo di fronte ad un cambiamento notevole. Credo che ci sia poca cortesia nella vita di tutti giorni, nei piccoli gesti. Un “Buongiorno”, “Buonasera”, “Buon lavoro”, sono parole che fanno piacere e vanno usate. E poi gesti come tenere porta aperta, far passare una donna prima….Non possiamo perdere queste cose.
C: Se fossi un’attore, chi vorresti essere? Anche lontano dalla tua personalità.
P: Steve Mcqueen.
C: Dai un messaggio allo sportivo del futuro.
P: Umiltà e rispetto per i più grandi.