Lo Swatt Club è nato nel 2013 in una cabinovia durante una gara di sci, portandoci a scrivere da subito i primi pagelloni sul blog. Al centro dei discorsi nella cabinovia però c’era il ciclismo. Avevamo vissuto l’infanzia con Armstrong, Cunego, Simoni. Stavamo vivendo l’epoca di Sky, Nibali, Boonen e Cancellara. Stava arrivando Sagan. Nei primi anni sono iniziate subito le avventure al Tour, alla Roubaix e al Giro con i primi Swatt Corner. A quei tempi intervistavamo i nostri giovani più forti, da Moscon, Ciccone fino a Martinelli.
Essendo ventenni però l’agonismo ci spinse ad aprire l’ASD SWATT CLUB nel 2017. Nessuno sponsor sulla maglia, un ossessione all’uso dei body disegnati e prodotti da Berry quando in Italia sembrava utopico l’uso dei body perché considerati scomodi. Non abbiamo aperto una squadra per vincere le granfondo, ma per viverle e emulare i nostri idoli. Veri viaggi ed esperienze in cui i primi tesserati hanno stabilito le amicizie più solide e durature della loro vita. Siamo stati da subito lontani dalle logiche dei team amatoriali istituzionali che pagano gli amatori per correre, quelli che cercano sponsor per correre la gara del campanile e regalare buoni benzina alle loro punte.
Dopo il Covid del 2020 qualcosa è scattato, è nata in quel periodo la frase: “quando saremo World Tour”. Finirsi sui rulli ha spinto le endorfine di tutto il movimento a sognare qualcosa di diverso. A pedalare per qualcosa di più grande della propria soddisfazione personale. Pedalare, vivere per essere mattoni di un progetto: il sogno World Tour. Pensare allo Swatt come gente che gira in body con le calze aero è troppo semplificativo, dentro al body c’è un impulso agonistico alla vita, l’appartenenza ad un movimento unico che non è la copia di nessun altro.
Così quest’anno dopo l’esperienza del 2024 con Asbjørn Hellemose è iniziato il progetto Élite. Una squadra di ragazzi che nel ciclismo italiano avrebbe smesso di pedalare perché considerata vecchia. Ragazzi che hanno ritrovato la voglia ed il piacere di pedalare in un ambiente che ti spinge ad odiare lo sport che da bambino era l’unica ragione di vita. Supportati da Giant, Cadex, Shimano, Pirelli, Lazer e Maurten, questo gruppo sta vivendo il 2025 a cuore aperto. La maglia è rimasta la stessa, immacolata: SWATT CLUB, al punto che per strada non è possibile distinguere un amatore dal professionista. Etichette che non vogliamo mettere, fanno tutti parte della stessa famiglia. Ragazzi che per i tesserati e soci dello Swatt Club sono come figli da seguire in ogni loro momento quotidiano. L’appartenenza è il valore fondante, non è una squadra nata da una fattura di sponsorizzazione come è sempre stato concepito in Italia in cui la comunicazione non esiste e tutto si esaurisce dopo sei ore di corsa.

Il nostro Marcello Valoncini nei giorni scorsi a Rodi dopo essere esploso durante un allenamento con i PRO. conoscete realtà in cui un amatore può esplodere a 400 watt dietro alle punte del team? C’è chi sta pianificando le ferie per seguire questi ragazzi, fatelo anche voi.
Lo Swatt non è una squadra, è un movimento culturale che ha portato sportivi di ogni età a ritornare agonisti, a fissarsi ancora degli obiettivi anche fuori dallo sport che li fa alzare al mattino con la voglia di vivere. Perché non si può vivere senza l’agonismo, senza il sangue in gola e il mal di gambe. Indossare un body sapendo che si sta supportando un sogno. Arriveremo nel World Tour? Ce lo dirà la strada. Swatt Club, o li ami o li odi. Chi li ama svolta la propria vita, chi li odia vive male, malissimo.