Quanta fatica si fa? Quante volte gli atleti si pongono questa domanda? E quante volte i tecnici cercano di capire se i loro programmi atletici sono stati percepiti in modo faticoso o meno dai loro atleti? Una delle questioni più difficoltose da percepire e capire nel mondo dell’allenamento è proprio la percezione della fatica, il così detto carico interno, cioè tutte quelle sensazioni proprie dell’organismo di un atleta, che si mettono in atto durante un allenamento. Certamente, l’esperienza aiuta, ma se volessimo trovare un metodo quantomeno sicuro, testato ed affidabile come potremmo fare?
Esistono diverse metodiche, le più semplici da utilizzare sono senza dubbio le scale. Si tratta di vere e proprie scale di valutazioni, con punteggio da 0 a 10 ad esempio, in cui ciascun numero è associato ad un aggettivo, che indica il grado di sforzo percepito durante la prestazione sportiva (leggero, forte, molto forte, massimo…).
Questa associazione permette all’atleta di far corrispondere alla propria sensazione, sia un numero sia l’aggettivo corrispondente, in modo che il valore espresso sia il più preciso possibile. Una delle scale di valutazione più famosa ed utilizzata è la scala di Borg CR10 (da Borg, 1981, 1982, 1998).
Ci sono diversi studi che validano questo strumento, proprio per capire e valutare il carico interno percepito dall’atleta durante la prestazione.
La modalità con cui viene somministrata questa scala è dopo 30 minuti dalla fine della performance. Questo permette di evitare che l’atleta sia condizionato troppo verso valori alti, dati da una percezione immediata post sforzo, e anche al contrario, di non lasciar passare troppo tempo così da sminuire la fatica percepita.
Nel caso di sport di squadra, soprattutto con categorie giovanili, è utile chiedere privatamente all’atleta il valore percepito, così da evitare episodi di paragone e/o competizione tra i compagni che andrebbero a falsare il dato.
Queste scale sono uno strumento molto semplice, per tutti gli allenatori e i preparatori, in quanto permettono di tenere facilmente sotto controllo l’andamento delle performance dei propri atleti e fanno capire anche la direzione da seguire negli allenamenti successivi.
Per un utilizzo efficace, è importante trasmettere agli atleti, che questo strumento, prima che agli allenatori, serve proprio a loro stessi per imparare a conoscersi, ascoltarsi e crescere da atleti, questa è la chiave per poter evitare un utilizzo errato e superficiale di questo strumento.
Inoltre, ogni allenatore può senza dubbio creare la propria scala personale ed adattarla al meglio alle proprie esigenze, ma il consiglio è di utilizzare uno strumento che sia stato testato attraverso studi scientifici, in modo che i propri valori possano essere confrontati con delle statistiche forti, che possono darci un riscontro attendibile. Da ultimo, anche il confronto tra i dati di diverse squadre, risulta ovviamente più semplice, se tutti usano le stesso metro di valutazione.