Al-Pacino

“Tre minuti alla nostra più difficile sfida professionale. Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta…”
Chi ama Al Pacino sa già tutto. Chi ama i lungometraggi sportivi sa da dove viene questo monologo. Chi ama motivarsi prima di una gara ha sentito questo discorso centinaia di volte.

I ragazzi nati a cavallo fra gli anni ’80 e ’90 hanno queste parole nel cuore, ne sono sicuro. Ognuna delle generazioni passate ha cambiato stile di vita, mode, artisti musicali, la cultura alimentare e i gesti tecnici nel proprio sport. E questo discorso, o meglio, Il Discorso di Al Pacino in “Ogni Maledetta Domenica” è stata una costante nel campo motivazionale per gli atleti degli ultimi 20 anni. Ma tutta questa concezione di carica motivazionale sportiva, questo ideale “sacro” di pre-gara si è scontrato con la generazione Z.  Durante una cena, la sera prima di una gara, per dare la carica ed alzare il tasso di adrenalina di alcuni atleti ho sentenziato con orgoglio e sentimento:
– “Domattina in pulmino vi faccio ascoltare Il Discorso di Al Pacino”, Ogni Maledetta Domenica.”
“Cioè? Che cos’è
?”
E’ in questi momenti che si capisce realmente che il cambio generazionale è alle porte, quando un must che che ha segnato le carriere di migliaia di sportivi viene azzerato e lasciato nell’indifferenza. Tre minuti che hanno per sempre contraddistinto la vita di un qualsiasi atleta Millenials che vengono spazzati via da un “Bho, non l’ho mai visto”. E dunque è tempo di riflettere e lanciarsi nel futuro dello sport.

Prima di guardare le curve, il gesto atletico, la forza o i piedi, dovremmo ascoltare e capire cos’ha in mente veramente la generazione che ci sussegue. Si dice che la generazione Z sia più realista, che pensi più al futuro e alla espressione del sé. In poche parole forse sogna meno e porge tutte le proprie attenzioni nel pragmatismo evitando di prendere strade poco certe e instabili. Cosa significa tutto ciò? Bella domanda. Per quale obbiettivo vogliono essere motivati? Vogliono veramente fare sport per entrare nella storia, per sognare e credere in qualcosa che non sempre ha qualcosa di concreto? Chi lo sa. Chi sono le loro guide? Forse Coez perché dice che “il mondo è come la confezione dello yogurt, dentro l’amore c’è una punta d’odio e viceversa”. Che cosa li motiva? Non lo sappiamo, ma dobbiamo scoprirlo.

Abbiamo tante domande e vogliamo farcele per un solo obbiettivo: il futuro dello Sport e dello Sci Alpino deve passare dai loro piedi. Ci vediamo dunque al prossimo articolo quando forse avremo qualche indizio in più su ciò che esorta e motiva questo nuovo branco di swattatori. Intanto siamo già diventati vecchi e ciò ci autorizza ad utilizzare il più classico dei “Eh, ma ai miei tempi…”.

Adeguatevi, Ogni Benedetta Domenica o si vince o si perde. Resta da vedere se si vince o si perde da uomini.

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