Se non avete vinto alla lotteria del talento, questo articolo è per voi! Il concetto di talento nello sport è decisamente inflazionato e a tratti abusato. Innanzitutto, definire il talento è un’impresa ardua. Il dizionario ce lo spiega in termini di “capacità innata, disposizione naturale”. E allora cos’è il talento, un gene? No, il gene del talento ad oggi non è ancora stato scoperto. Una caratteristica di personalità? Nemmeno, perchè la personalità si struttura nel tempo e con la crescita. Ammettiamo dunque che sia una propensione, ma come facciamo a misurarla? Piuttosto impossibile, perchè il fantomatico talento si manifesta quando già la persona pratica una determinata attività.
La verità è che nasciamo incapaci. Siamo gli incompetenti del creato. La specie che venendo al mondo ha ancora tutto da imparare e che ha un enorme cammino evolutivo di fronte a sè. Quindi figuriamoci se nasciamo con un talento.
Viene il sospetto che il concetto di talento e ancor più la ricerca spasmodica di talenti in giro per la strada, sia una coperta di Linus per adombrare un concetto ben più solido e concreto: l’impegno. L’impegno però ha un’importante implicazione, che è la fatica sia fisica che mentale. Ossia la disponibilità a rimanere motivati nonostante le difficoltà, le battute d’arresto e gli imprevisti. La disponibilità a macinare chilometri e a spremere ogni singola goccia di sudore, qualunque sia il giorno della settimana o in qualunque condizione atmosferica. La forza di andare avanti nonostante i risultati non arrivino.
Tutto questo non può che partire da una passione…che pur nella sua immaterialità rappresenta un punto di partenza ben più valido del fantomatico talento. La passione trova le proprie radici nel contesto di riferimento, nelle persone con cui entriamo in contatto e che ci fanno conoscere e apprezzare una determinata attività. La passione è quella cosa che una volta che abbiamo iniziato a praticare un certo sport, che ne abbiamo imparato il gesto tecnico/atletico ci stimola nel vedere che miglioriamo. La passione è alimentata dal piacere di vedersi competenti e in crescita nella prestazione.
Avete mai sentito un atleta, sia di alto livello che amatoriale, dirvi “Vinco perchè ho talento” oppure “Pratico questo sport perchè ho talento”. Direi di no. Semmai ci raccontano della passione, dei sacrifici e del lavoro a cui si dedicano. Perchè il talento, qualunque cosa sia, sarebbe solo un dono inconsistente, immateriale e non finalizzato se non fosse “scoperto” attraverso l’avvicinarsi a una certa attività, se non venisse coltivato ed esploso grazie a costanza e lavoro-lavoro-lavoro.
Troviamoci quindi una passione e impegniamoci a coltivarla. Troviamoci una passione e cerchiamo di raggiungere l’eccellenza. E dimentichiamoci il talento, che se ci crediamo troppo finisce con l’essere una bella scusa per rimanere immobili, deresponsabilizzati e in balia di un destino che finiamo col considerare certo.