Una guerra di nervi, una battaglia di sguardi, botte da orbi e alla fine ha vinto lui, il più saggio, il calcolatore, quello che doveva vincerla per dare un senso compiuto alla sua carriera: Peter Fill. Lasciamo stare la gara, vinta dallo svizzero Beat Feuz, parliamo di Peter, di un talento che ci invidiavano tutti alcuni anni fa e che questa mattina sulle nevi di Sankt Moritz ha chiuso un cerchio. Doveva andare a finire così, se l’avesse vinta Paris ci sarebbe stato qualcuno a storcere il naso, Dominik ha in mano il futuro della velocità mondiale e può essere soddisfatto. Ve lo avevamo detto nei giorni scorsi che un fiume in piena non lo ferma nessuno. Dominik si è autoescluso dai giochi ieri con quell’infortunio arrivato quando non doveva arrivare. Destino? Peter ci ha incollati al televisore come accadeva ai tempi di Tomba, facendoci tremare ed esultare appena tagliato quel traguardo, dopo una gara infinita.
Nessun italiano era mai riuscito a conquistare questa coppa, nemmeno Herbert Plank o Kristian Ghedina. Una coppa condita dalla vittoria a Kitzbhühel su quella Streif dove aveva assaggiato il podio nel 2006 dietro sua maestà Herman Maier. Grazie Peter, grazie per questa giornata, per quell’urlo liberatorio con cui hai sfogato tutta l’adrenalina che avevi dentro fin da quando hai messo gli sci ai piedi.
@bauerdatardaga