Che bellezza i primi anni 2000, quando si pensava solamente alla sostanza, al tempo, all’essere veloci. Eppure tante mode sono nate proprio in quel periodo, grazie al continuo lavoro degli atleti che provavano nuove soluzioni, che testavano l’impensabile e che si cimentavano in progetti che puntavano veramente all’avanguardia. A quei tempi non lo sapevamo ancora, ma i primi anni 2000 sono stati un punto di svolta per quanto riguarda il look degli sciatori. E chiaramente dobbiamo molto (o forse tutto) alla cosa più bella che ci abbia dato il nuovo millennio: Bode Miller.
Para avambracci: la continua ricerca di nuove protezioni è dovuta sicuramente al repentino aumento delle velocità. Un’atleta in particolare sentiva il bisogno di sentirsi più a suo agio, Bode Miller, e dunque ecco che i para avambracci entrano di prepotenza nel mondo racing dello sci. (Paul Accola aveva testato qualcosa di simile nel ’97-’98, ma i suoi prototipi somigliavano più a delle pezze sulla tuta). Nessuno avrebbe mai pensato che quei due pezzi di plastica svolazzanti, attaccati solamente ai guanti, avrebbero rivoluzionato il look degli sciatori. Ricordatevi che la Slytech ha costruito un impero basato su queste protezioni soltanto perché Bode aveva altro da fare, ad esempio giocare a golf o a tennis.
Carbonio: “Il carbonio è l’elemento fondamentale, non ci sarebbe vita se non ci fosse il carbonio in nessun luogo, in nessun luogo dell’universo. Tutto ciò che vive, ha vissuto o vivrà è a base di carbonio.” Le parole di Walt aka Heisenberg in Breaking Bad riassumono l’importanza di questo materiale nella vita di tutti i giorni e dunque anche nello sci alpino. Quanti di voi hanno sperato e sognato di possedere un paio di parastinchi in carbonio e non più in plastica? Quanti di voi hanno abbandonato i pesantissimi bastoni della Scott per acquistare un nuovo Leki, leggero e innovativo? A mai più alluminio, benvenuto carbonio.
Lenti a specchio: per nostra fortuna le aziende produttrici di maschere da sci hanno smesso di fabbricare le lenti nero scure, rimpiazzandole con lenti a specchio fantascientifiche. Il boom di questi nuovi prodotti è stato talmente potente che alcuni giovani atleti verso il 2005-2006 erano pronti a vendere un rene pur di aggiudicarsi una lente a specchio della Uvex, da utilizzare anche nei giorni più bui e piovosi dell’anno.
Moffole: “Ma sei una femminuccia?”. Questa era la classica esclamazione degli allenatori negli anni 2000 quando vedevano un loro atleta fiero delle sue nuove moffole targate Reusch. I pionieri della “moffola da gara” sono stati gli americani che hanno rotto gli schemi portando nel mondo professionistico un guanto nato per tener più calde le mani. Si può essere aerodinamici anche senza un guanto a 5 dita.
Booster: chi chiude più gli scarponi con uno strap in velcro? Una rivoluzione nata sempre da quel fenomeno americano che noi tutti amiamo. Per molti anni è andato di moda lasciare il nastro fuori dalla tutina, per farlo svolazzare proprio come quello di Bode.
Mano per terra: a fine anni ’90 strisciare i guanti sulla neve valeva la galera. La rivoluzione delle sciancrature ha aperto le porte per una moda in voga tutt’ora: la mano per terra.
Casco da freeride: gli slalomisti del giorno d’oggi utilizzano un casco con le orecchie morbide, che nel 2007 definivamo tutti da freeride. Perché questo era e questo è tutt’ora. Ted Ligety, Felix Neureuther e Akira Sasaki furono i primi proprio nel 2006-2007 a presentarsi al cancelletto di partenza con un casco poco racing ma molto più comodo.
PS: Nella foto Bode Miller in azione alle Olimpiadi di Nagano 1998. Anche lui sembrava uno qualunque, uno normale. Ma poi ha deciso di cambiare la concezione di sci e di noi stessi.