Vi è mai capitato seguendo una competizione sportiva in TV di esclamare “Ma come fa?!?!” di fronte a un’azione o un recupero miracolosi? Scommetto che a tanti è successo almeno un paio di volte nel recente periodo, precisamente in occasione dello slalom di Campiglio e del gigante di Adelboden. Protagonista del nostro stupore è l’immenso Marcel Hirscher.
In entrambi i casi, dopo un enorme errore ha fatto seguito un recupero ancor più clamoroso e conseguente pazzesca vittoria. Laddove buona parte dei suoi avversari si sarebbero arresi alle inevitabili conseguenze dell’errore ecco che re Marcel reagisce in maniera davvero unica.
Ma come ha fatto?!
La sua infinita potenza fisica e la tecnica sopraffina hanno giocato un ruolo fondamentale, è ovvio, ma se abbiamo osservato il dettaglio del viso, i denti stretti e ben in vista, e gli occhi fuori dalle orbite sempre concentrati sulla porta successiva, possiamo facilmente intuire che un altro elemento ha giocato un ruolo decisivo. La sua mentalità vincente (o da vincente) è stato, e sempre è, l’ingrediente ormai non troppo segreto che gli permette di lasciare a secco e delusi gli avversari.
La mentalità vincente è quella cosa che ti fa volere il risultato con tutte le cellule che hai in corpo. La mentalità vincente ti permette di guardare a un errore non come la fine di tutto o come un disastro irreparabile ma come un ostacolo da superare, la sfida nella sfida. Un problema da risolvere in tempo zero, ma pur sempre qualcosa che è gestibile.
Alla base c’è sicuramente una forte consapevolezza di sé e un’elevata autostima. C’è la convinzione che non è finita finché è finita e che è possibile spostare l’asticella dei propri limiti, recuperando anche se dall’esterno nessuno scommetterebbe su di noi. Questo consente di rimanere lucidi anche di fronte all’errore o alle prime avvisaglie di un’imminente catastrofe. Se non sei lucido non puoi minimamente attivare e collegare testa e corpo per fare ciò che è necessario. E questo collegamento non deriva dal nulla, ma è un approccio che può maturare se ci si abitua a pensare che abbiamo sempre una quota di controllo sulle situazioni e che possediamo, se vogliamo e se ci crediamo, le risorse per provarci, per non mollare, senza trovare scuse o attribuendo errori e fallimenti a fattori esterni.
Prendersi la responsabilità dei propri errori è la chiave per sviluppare la percezione di controllo. Perché se io commetto un errore e riconosco che è mia responsabilità, che l’ho commesso per questo e quest’altro motivo, ecco che immediatamente ho per le mani gli strumenti e la possibilità di porvi rimedio, in ultima analisi di esercitarvi un controllo. Viceversa, se attribuissi la responsabilità a fattori esterni (es. sfortuna, pista rovinata), mi chiamerei immediatamente fuori dai giochi perché questi fattori sfuggono al mio controllo e sono, per questo, immodificabili.
Grazie a Marcel per averci fatto saltare sul divano e per averci ancora una volta spigato a suon di fatti qual è la mentalità di un vincente….i suoi recuperi andrebbero mostrati nelle scuole!