Luglio è un mese pazzesco, il mese dei Watt, il periodo della corsa più grande al mondo: il Tour de France. Nel 2015 abbiamo battezzato questo evento con una trasferta al nord, seguendo le tappe di Huy e del pavè vinta da Tony Martin. In quei due giorni rimanemmo colpiti dal fascino di questa corsa monumentale e da allora ogni anno abbiamo passato almeno un giorno in terra francese.
Quest’anno è stata la volta dell’Alpe d’Huetz, il tappone alpino più atteso. Un monumento, 14 km in cui sono state scritte pagine indelebili di grande ciclismo. La spedizione è partita da Santo Stefano di Cadore con cinque attori protagonisti: Io, Pietro, il drago alato Tonneke, Maurone e Cristian. Volevamo noleggiare un pulmino Westfalia per un documentario il più vintage possibile, ma alla fine la compagnia di noleggio ci ha traditi.
Iniziamo il nostro viaggio grazie ad un favore inestimabile fattoci da Sergio, il titolare dello Chalet al Pino Solitario. A mezzo giorno siamo in strada, direzione Bassano, dove il Prez ci sta aspettando per pranzare e per fare alcune foto con le nuove maglie Padellone e Champagne, la t-shirt che celebrerà i Wattaggi pesanti.
Arrivati a Bassano è tempo di Foodporn al Bunker, dove veniamo gentilmente serviti da Giuly. In quattro bocconi ci riempiamo di farine 00 e siamo già pronti per le foto, ma c’è il primo imprevisto: il Prez non ha portato le maglie. Ripartiamo così in direzione Valdastico e nella patria di Pippo Pozzato a Sandrigo gli mandiamo un video, il Maestro risponde con un cuore. Proprio a Sandrigo Maurone e Tonneke vedono in continuazione bandiere della Serenissima issate davanti alle fabbriche. Decidono così di entrare dentro uno stabilimento per prenderne una. Il titolare di un’azienda di taglio al laser vede realizzato un sogno, apre il baule del suo Suv e regala ai due bandiera e maglietta con il leone. Maciniamo Km e mentre si discute di tutto, c’è tempo anche per una chiamata al nostro amico Eddy Mazzoleni, lui che sull’Alpe ha battagliato con i più forti di sempre.
Sulla A4 la tabella di marcia è perfetta, così alle 16.00 decidiamo di fermarci in Autogrill nei pressi di Segrate. Scendiamo dal furgone e issiamo sulla porta posteriore la bandiera con il Leone della Serenissima, per proteggere il nostro mezzo a dovere. In Autogrill ci facciamo influenzare dalla gastronomia, dalle farine, caffè, gelati, zuccheri, dal potere delle Haribo, del motivo per cui non sporcano il sangue. Mentre le porte dell’Autogrill si aprono all’uscita, abbiamo una serenità pazzesca, endorfine a mille per lo Swatt Corner che ci aspetta tra poche ore nelle discoteche di Des Alpes.
L’arrivo al furgone è tuttavia traumatico, mentre guardo dentro, mi accorgo che mancano le due bici portate per fare delle foto sui tornanti leggendari della salita di Pantani. Penso subito ad uno scherzo, ma lo scherzo dura poco. Le bici sono state rubate, la Canyon Ultimate CF SLX 9.0 e la Beraldo di Mauro non ci sono più. I ladri ci hanno perfino bucato una ruota, la posteriore destra, hanno paura del nostro inseguimento. La Polizia arriva dopo pochi minuti ed è tempo di verbalizzare mentre Tonneke inizia a correre a 190 battiti saltando da un camion all’altro in cerca dei mezzi. L’altra ala dello Swatt Club nel frattempo è a sostituire il pneumatico.
Ripartiamo alle 17.30 nello sconforto, alimentato dalla coda milanese. Sul Monginevro iniziamo a respirare aria di Tour, della sua percettibile cultura ciclistica. Il Col du Lautratet è una formalità e alle 22.00 siamo a Des Alpes.
La festa inizia al Bear Pub, si preannuncia una serata lunghissima. Nelle strade si nota grande Skiporn, c’è tanta Italia. Il Corso Maestri Friuli, quello del Piemonte e svariati Club di convinti. Alcuni sono allucinati dal tessuto del body Lefevre, altri acclamano il ritorno di Radio Swatt dopo mesi in cui hanno ormai fatto Rewind di tutte le puntate e sanno ogni passo a memoria. Il salotto stradale va a ruota libera, alcuni urlano “Gaggiaaaaaaa!!! “ altri invocano la bielorussa e Gio di Stefano. All’ Avalanche si consuma la serata, mettendo i punti su tutte le i.
Dormiamo qualche ora in furgone, mi sveglio ad una certa ora con Radio Energie ed una fantastica canzone che avrei voluto Shazzammare, ma il telefono è scarico. Tonneke accelera, ma il pulmino è freddo e fermo, come sono freddi i suoi polpacci. Alle 6.30 è ora di colazione, del classico Pan au Chocolate e Baguette francesi. Ci riempiamo fino al limite, sarà una lunga giornata.
Alle 8.00 la Swatt Mobile varca il primo tornante dell’Alpe d’Huetz ed in un attimo siamo proiettati nel passato, ogni pensiero va ai grandi, da Bugno a Pantani, da Armstrong a Franck Schleck. In alcuni momenti chiudiamo gli occhi cercando di immaginare queste icone accanto a noi. Arrivati in cima Tonneke ha bisogno di sfogare il drago che è in lui ed inizia a correre. Ispeziona l’aeroporto, le cime ed ogni angolo del resort alpino francese rimanendone affascinato. Con Pietro e Cristian scendiamo, è tempo di lavorare.
L’istinto di dice che lo Swatt Corner deve essere posto all’undicesimo km, all’entrata del bosco. Dopo aver allestito l’area, iniziano le pubbliche relazioni. Passano turisti, alcuni in Ebike, alcuni sono super convinti. La cornice francese è perfetta per il lancio della nuova maglia: La Papale, un tributo alle figure spirituali che hanno finora segnato il nostro cammino terreno.
Verso mezzogiorno arriva il grande Alessandro Vanotti assieme al Cavalier Santini. I due si fermano, scendono dall’auto ed esclamano: “ qui si Swatta! Qui si fa bikeporn!”. I ricordi del Vano ritornano ai tempi in cui era al fianco di Vincenzo, dice che lo squalo sta bene, ha la testa concentrata sul podio e sta correndo per quello.
Nel primo pomeriggio giungono i giovani lecchesi, anche loro per ammirare i propri idoli. La sagra continua, con Colombiani, tedeschi, messicani, svizzeri ed olandesi.
Quando i big arrivano vediamo in lontananza Kruisjwijk solitario, una preda rincorsa dal gruppo. L’olandese transita allo Swatt Corner tutto solo. In gruppo Egan Bernal fa qualcosa di grande. Arriva ad una velocità astronomica, ma ho occhi solo per Nibali. Lo attendo, mi allargo sulla destra ed inizio a rincorrerlo : “ vai Enzo, Vaaaaiiii!!!! Dai che ne hai! Ribaltalo dalla bici il keniano bianco”. Enzo sta benissimo, ha un respiro controllato, con una mano si asciuga la bocca e continua a menare. Quando mi fermo urlo a tutti di quanto bene stia, ma la gioia dura poco. Alcuni minuti più tardi ci arriva la notizia che lo Squalo è stato atterrato, non si sa ancora da chi e come.
Sono anni che lo ripetiamo fermamente ai nostri appuntamenti: i primi si rincorrono da dietro senza violare la loro zona intima, quelli dietro si spingono fino al limite se richiesto.
Passano i minuti e spuntano Amador e Ten Dam da soli. Per tutti gli altri è giornata nera. Arriva Gianni Moscon, ci fa segno che è stata una giornata durissima, dà un bel cinque a Tonneke e poi continua verso la vetta. Quando invece è il turno di Kwiato esplode il bikeporn, lo rincorriamo mentre ride.
Peto Sagan è qualcosa di immenso. Peserà 5 Kg in più della Roubaix, una montagna. Vede un bambino e così decide di finire la borraccia prima di lanciargliela e dargli la gioia più grande mentre Daniel Oss fa guardia.
Intanto i direttori sportivi dal finestino ci urlano di spingere i corridori, sono tutti stremati. Il sole picchia inesorabile. Pozzovivo è attardato, poi arriva Sonny Colbrelli. Gli urliamo di tenere duro, che le tappe per lui ci sono ancora. Arrivano Ferrari e Troia, che fatica! L’unico a non volere una spinta è Andrea Pasqualon, il falco sta bene.
Al ritorno ripercorriamo i momenti più salienti, ci interroghiamo su cosa sia successo a Nibali, sulle persone prive di una cultura ciclistica per stare in strada ad un evento del genere. A Novara siamo nuovamente in Autogrill, ma questa volta non c’è più nulla da fregarci. Quando alle 22.00 Alessandro Vanotti entra a sorpresa con il Cavalier Santini. “ Vincenzo si è ritirato”. “ Noooooooooooo!” urliamo noi. “ Purtroppo sì – ha continuato il suo fido gregario- dopo la tappa mi ha detto che faceva fatica a respirare e mentre raggiungeva la clinica mobile aveva difficoltà anche a camminare”. Una notizia tragica, mentre il Cav si appoggiava al tavolo dicendo: “ speriamo per il Mondiale”. Già il Mondiale, si nota quanto vorrebbe che sia Enzo ad indossare la maglia arcobaleno Santini come una seconda pelle. L’Alpe ha comunque cementificato la sensazione di quanto lo Squalo sia l’unico al mondo in grado di preparare alla perfezione una gara secca. Ci salutiamo ed è tempo di ripartire, l’A4 è un deserto pronto ad ospitarci.
Una giornata memorabile nel bene e nel male, che ricorderemo per sempre. Ricorderemo per tutta la vita un giovane colombiano costruire il proprio futuro, dietro ad un inadeguato Bardet, di uno squalo pronto a mordere un gallese ed un keniano bianco. Di uno spagnolo acciaccato assieme ad un altro colombiano in cerca della carta d’identità e a una farfalla anonima.
Merci Tour, merci Alpe!