Lo sci ha problemi di comunicazione

Siamo rimasti delusi, molto delusi. Negli ultimi due mesi non è stato creato hype, non c’è stato un crescendo di attesa, non è stata creata la suspense che serve per far salire la voglia di praticare questo sport. Non ci sono problemi di marketing o di investimenti, c’e’ un semplice problema di comunicazione. Ma e’ cosi difficile comunicare con i tifosi con qualche settimana di anticipo verso Solden e dire: “Guardate quanto siamo fighi per la stagione 2017/2018.”

Le federazioni e le aziende sciistiche di tutto il mondo dovrebbero prendere spunto da altri sport, in primis il ciclismo e la Red Hook Criterium: due mondi dove lo stile accompagna la prestazione, dove i tifosi si affezionano ai personaggi per la loro apparenza e non solo per il loro valore agonistico. Body di un altro pianeta e attrezzatura in edizione limitata per ogni gara, campagne social con photo shooting e video che creano un hype pazzesco intorno ad un evento che senza queste cose non avrebbe potere mediatico. Tantissimi sono gli esempi che si possono fare e che possono essere emulati anche nello sci alpino, un mondo dalle potenzialita’ di design e creativita’ elevatissime. 

Le bici Canyon con il design ispirato ad un album dei Kraftwerks, Specialized che si affida ad artisti contemporanei provenienti da diverse citta’ del mondo per disegnare i propri telai. Artisti di alto livello come Paul Smith, Keith Haring e Zio Ziegler che hanno portato la loro visione sulle due ruote. Ma quando mai vedremo cose del genere nello sci alpino?  Solo la USSKI ha fatto passi in avanti creando una partnership con Marvel per i mondiali di St. Moritz 2017. Per il resto abbiamo visto solo tute da gara simili, neutre, con poco carattere, i classici servizi fotografici dove gli atleti posano con fasce in testa e scarponi ai piedi. Le stesse cose da piu’ di 40 anni.Vedere il lancio della nuova tuta da gara della nostra amata nazionale ci ha fatto perdere 400 watt. 

Pochi sono gli atleti che stanno tenendo il passo con i tempi e che riescono a fare grande comunicazione DIY: Robby Kelley e Matthias Hargin. Robby sa come far divertire il pubblico, sa cosa serve, sa come spaccare i social e sa come dire “guardate quanto e’ figo sciare”. Hargin invece ha una visione artistica, istintiva, epica: basta guardare la foto che ha pubblicato sul suo profilo personale riguardante il lancio delle tute da gara svedesi. Un’altra marcia. Abbiamo anche noi gente che diverte, come i giovani discesisti di CdM, ma purtroppo sono stati messi in castigo perche’ hanno urtato la sensibilita’ di qualcuno. Che peccato, avremmo assistito alla serie tv piu’ bella degli ultimi 10 anni. Ma questa e’ un’altra delicata storia.

Dovremmo guardare fuori dagli schemi, vedere i trend del design, i colori innovativi, seguire la richiesta di revival della glitch art e degli anni ’80. Rubare le verniciature dal mondo del motor sport e dal ciclismo, capire i film dei grandi registi e l’occhio dei fotografi, ascoltare buona musica e soprattutto farci influenzare dagli artisti, coloro che precedono i tempi e hanno una visione diversa dello stato attuale delle cose. E’ questo cio’ che dovremmo fare tutti noi che abbiamo a cuore questo sport e vogliamo cambiare le cose: prendere spunti e portarli dentro a questo mondo che ha bisogno di aria fresca.

Ma come fa lo sci a non essere uno sport di tendenza? Come fa a non auto proclamarsi ambiente modaiolo, di classe e dalle vedute futuristiche?

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