Dal Poggio, al Muro di Sormano, dai fiori liguri alle foglie morte. Siamo arrivati alla fine di un anno di bikeporn veramente intenso, inaugurato con un colpo di Nibali e conclusosi con la stoccata di un ragazzo che ama l’Italia: Thibaut Pinot. Il nostro Lombardia è iniziato come di consuetudine il venerdì sera con la cena al Casanova di Eddy Mazzoleni. Ore di racconti riguardanti quei tempi che ci hanno fatto amare il ciclismo, da Pantani ad Armstrong, da Simoni a Cunego. Ogni anno Eddy riesce a far riemergere aneddoti bellissimi emozionandoci sempre.
Sabato la giornata si è aperta sotto ad un sole splendente e temperature primaverili, altro che le foglie morte, alla partenza di Bergamo si cuoceva. Tanto pubblico ad assistere una griglia di partenza ricca di nomi importanti. Valverde, Nibali, Moscon, Pinot e Bardet per citarne alcuni, oltre a quelle mine vaganti capitanate da Primoz Roglic ed Egan Bernal.
Fari puntani sulla bici di Valverde e sulla sua maglia arcolbaleno, mentre il calore italico era puntato sul bus della Bahrein Merida ad aspettare Vincenzo. RCS non ha certo aiutato i corridori prima della partenza, tutti imbottigliati in mezzo al pubblico e costretti a fare lo slalom tra amatori convinti.
Sul Muro di Sormano tanto pubblico ed una cornice mozzafiato, con il provincialismo dei tifosi brianzoli molto accesi nei discorsi riguardanti il World Tour, Gereint Thomas, Froome. L’attesa è il momento più bello, è l’essenza dello Sport, la speranza che sia il proprio idolo ad arrivare per primo.
Gli elicotteri della Rai ci fanno tornare all’infanzia ai tempi di Rambo in Vietnam, spuntano sopra ai faggi e le eliche mandano in aria quintali di foglie, le foglie morte che da sempre simboleggiano questa classica. Roglic spunta tra due ali di folla, gli ultimi Watt esplosivi del suo magico 2018.
Pochi secondi dietro un’altra storia da raccontare, c’è il delfino che porta lo squalo in paradiso. Franco Pellizzotti, il Delfino di Bibione chiamato all’ultima recita, quella da raccontare per sempre. Una giornata sugli scudi per questo lavoratore immenso, un uomo dedito al ciclismo come pochi e protagonista in tre epoche diverse di questo sport.
Pinot sembra stare benissimo, come Tim Wellens, uno che ama il Lombardia ed ogni anno nel finale è lì davanti. Dopo i primi è tempo d’applausi, c’è Moscon che dopo un autunno in cui ci ha fatto sognare non ha più nulla da chiedere al suo immenso motore.
Alcuni amatori provano ridicolmente ad accodarsi ai corridori più attardati, non sappiamo il motivo, forse per raccontarlo ai colleghi il lunedì al lavoro o ai propri figli la sera. Ci dirigiamo verso Como, una planata alla ricerca disperata del 4G per seguire le fasi finali. Vedere Nibali così brillante ci da grande morale mentre non ci fidiamo di Roglic, starà bluffando?
A Como entriamo nella finish area, dove i vertici Bahrein sono incollati sul tablet a Eurosport, Magrini è esaltato per Vincenzo, come lo sono loro. Il massaggiatore Pallini emana grande felicità, mentre Ciro Scognamiglio già pensa al titolo sulla Gazzetta. Pinot è ormai al traguardo, che spettacolo! Non amiamo i francesi, Demare ci fa schifo, ma lui e Alaphilippe li vorremmo a casa nostra. Vincenzo arriva stremato, che finale di stagione per lo squalo, se avesse avuto questa gamba ad Innsbruck. Già, se….
Dietro Simone Velasco mostra le spalle a tutti, andandosene solo. Kreuziger dopo il traguardo lo va ad ammonire, ma Vela dimostra grande personalità, con il procuratore Luca Mazzanti felice della sua bella prova.
Una volta il Lombardia mandava tutti in ferie, ora il World Tour ha spostato gli orizzonti dall’altra parte del mondo, ma il ciclismo che conta è terminato a Como. Chiedetelo a Wellens e De Gendt, ritornati in Belgio in bicicletta con la testa già alla prossima campagna del nord. Ci vediamo sul Poggio tra qualche mese, è tempo di SKIPORN.