Se vi aspettavate di trovare in questa classifica le classiche autostrade che contraddistinguono ormai da anni l’obsoleto circuito del GPI, beh vi sbagliavate di grosso. Piste come Seiser Alm o l’ Abetone non meritano di essere nemmeno citate per quanto riguarda la disciplina del gigante. Abbiamo un’ idea molto diversa e lontana anni luce da quella che potrebbe essere Beaver Creek e dalle nevi naturali italiche che ci troviamo perennemente sotto ai piedi. Per questo abbiamo scelto piste dove la pendenza media non scende sotto il 50%, dove il terreno assomiglia al peggior torrone che abbiate mai acquistato alla fiera del 1 maggio, quello che vi spacca anche i molari, e dove i telemetri dei tracciatori sopra i 23 metri segnano Error. Queste sono le dieci piste italiane da gigante che negli ultimi anni hanno entusiasmato lo Swatt Club. Dove l’ingresso in curva di traverso, in controspalla totale, e con lo sci a V è vangelo. Dove spingere lo sci in curva non è concepito, perchè gli unici obiettivi sono tenere quote e direzioni impossibili al limite della fisica. Dove l’ unica curva rotonda e in conduzione che si fa è quella per parcheggiare il furgone nel piazzale prima di prendere l’ ovovia al mattino. Insomma, giganti nei quali la parola d’ordine è combattere.
10. posto. Bambi – La Villa in Badia: La cugina di sua Maestà Gran Risa, caratterizzata da una contro pendenza costante verso sinistra dalla prima all’ ultima porta. Dove se la curva delle due che ti viene bene è quella verso destra vinci con 2 secondi, se invece è quella che ti riesce male finisci come un pesce nelle reti di tipo A che delimitano la pista. Contraddistinta dall’ inflazione monetaria che colpisce i rifugi badioti dove per fare colazione ci vogliono almeno 10€ a testa. Gente come i fratelli Zingerle e Florin Soraru la conoscono come le scale di casa.
9. posto. Paradiso – Passo Rolle: i tempi dove i trentini si giocavano le medaglie regionali nel passaggio in mezzo alle rocce sono soltanto un lontano ricordo. Dopo la “bagnatura” della pista da parte di Furio Brigadoi che ha visto solamente 20 atleti al traguardo su 140, hanno deciso di togliere l’omologazione. Le emozioni che hanno regalato i giganti su questo pendio, quelle però rimarranno vive nelle nostre menti per sempre. L’ ultima edizione fu disputata nel 2010, vinse Francesco Romano con un 180 all’ ultima porta tra il boato della folla.
8. posto. Pizzalto – Roccaraso: pendio simile a Val d’Isere, ripido impestato dalla prima all’ultima curva, e pista che più di una pista è un canale improvvisato alla “bene e meglio”. Un’ antica leggenda narra che su questa pista, oltre che al tempo di gara, gli organizzatori cronometrino anche la ricognizione. Come successe ai Campionati Italiani Assoluti 2012, dove Luca De Aliprandini e Giovanni Borsotti regalarono uno spettacolo che valse i 2.000km di viaggio percorsi.
7. posto. Civetta – Alleghe: l’ uso di lenti specchiate in questa località è severamente vietato. Buio totale dalla casetta di partenza fino al traguardo, da fare invidia persino alla diagonale di Caspoggio che a confronto vanta un’ illuminazione pari a quella di San Siro. Temperature perennemente sotto lo zero, anche ad agosto, e un tasso d’ umidità che rasenta il 200%. Il muro centrale visto dal traguardo impressionerebbe chiunque.
6. posto. Agonistica – Folgaria: una delle poche piste perennemente barrata in vista dell’evento ormai da anni sempre più confermato quale la Marangoni Cup. L’ ottima organizzazione dello Ski Team Altipiani capitanata dall’eterno Ruggero Carbonari dimostra annualmente di essere una delle poche realtà che conosce ancora i termini barra e manichette. Pochi giorni fa abbiamo avuto l’onore di verificare l’ottimo lavoro svolto su di un manto nevoso che è stato trasformato in una vera piastrella del bagno di casa grazie ad una barratura impeccabile. Da metà tracciato in poi la pista è stata addirittura bagnata in superficie, sembrava la porta a vetri di un poggiolo. Ci auguriamo di iniziare a trovare sempre più spesso queste condizioni: terreni duri, distanze strette, e pendenze ripide. Variabili che alzano sensibilmente l’asticella e che favoriscono l’alto livello. Ne abbiamo veramente bisogno.
5. posto. Pra de Peres – Plan de Corones: la pista di casa dell’eterno Manny Moelgg, la strada per raggiungerla ci ricorda molto la salita del Passo Mortirolo caratterizzata dal classico odore di frizioni bruciate e dalle cordine dei freni a mano che saltano una dopo l’altra. La pendenza della pista non può di certo essere da meno. Una località caratterizzata da un settore terziario tirolese che ridicolizza il resto dell’ Italia intera, dimostrando ancora una volta a tutti quanti che cosa significhi vivere di sci.
4. posto. Stella Alpina – Bormio 2000: su questa pista la neve naturale non esiste, come non esiste il manto nevoso di colore bianco. Il fondo è un misto tra il verdino del ghiaccio vivo della barratura su neve artificiale e i litri di colore blu spruzzati quotidianamente per terra. Quando c’è poca neve la pista presenta due dossi dove assorbimenti da 3000 watt possono accompagnare solo. Nel lontano 2009 il senatore del comitato veneto Mario Lovato regalò al pubblico presente al parterre una ceduta che lo vide finire sul prato in parte alla pista.
3. posto. Diretta – La Thuile: finalmente la settimana prossima questa classica tornerà a far parte del Circuito GPI, dopo molti anni, forse troppi, di assenze ingiustificate. Sicuramente il gigante più tosto di sempre in Italia, dove con 35 punti fis indossi il pettorale numero 100, e dove puoi rilassarti solamente dopo aver aperto gli scarponi al traguardo, se ci arrivi. Rovinosa la caduta di Marco Manfrini nel gennaio 2011 che a due porte dal traguardo gli costò la rottura del crociato. A coloro che faranno il loro esordio su questa pista la settimana prossima, consigliamo vivamente taniche di camomilla per provare per lo meno a passare sogni tranquilli durante la notte.
2. posto. Aloch – Pozza di Fassa: è come il Camp Nou Italiano per quanto riguarda lo sci alpino. Un vero e proprio stadio con tanto di tribuna al parterre, ma la differenza sostanziale viene fatta dal chiosco “da Michele” uno step necessario per coloro che vogliono raggiungere l’alto livello. Quando si scollina il ginocchio, dove all’orizzonte si vede tutta la Val di Fassa, e il mondo va giù sembra di essere alle Colonne d’Ercole sullo Stretto di Gibilterra. Una vittoria qui varrebbe una carriera intera, a prescindere dal fatto che si corra la Coppa Europa o una NJR. La Coscuma ha deciso di scrivere qui il prossimo testo tecnico dello sci italiano: dalla curva precedente entro in casa max.
1. posto. Gran Risa – Alta Badia: sua Maestà per antonomasia, non serve aggiungere altro. Luogo di culto indiscusso per gli atleti fedeli al pattinaggio sul ghiaccio. Paragonabile solamente a Lourde o a Medjugorje per i veri credenti di questa disciplina tecnica.