C’è chi crede che non ci sarà mai più una nazionale come quella dell’82. C’è chi pensa che nessuno regalerà mai emozioni quanto Totò Schillaci nelle notti magiche di Italia 90. C’è chi nel 2006 gridava ai tedeschi “Noi l’abbiamo (Più) Grosso“. C’è chi ha pianto insieme a Gigi Di Biagio, chi era più incazzato del Trap nel vedere l’arbitraggio di Moreno nel 2002 e poi chi si è disperato per le spedizioni mondiali del 2010 e del 2014. E c’è chi si ricorderà per sempre di Pellè ed Eder, di Antonio Conte e dei suoi uomini di Euro 2016.
La prima nazionale è il vostro primo amore, vi rimarrà dentro. Cambiano i giocatori e gli allenatori, ma l’Italia che avete visto durante la vostra adolescenza, l’unico periodo della vostra vita in cui sarete veri tifosi, è l’unica che vi ha regalato emozioni pure. Negli anni a seguire cercherete ancora quelle sensazioni, ma saranno solo una brutta copia dei bei tempi. Sono momenti che ricorderete per sempre anche se il calcio non fa per voi, perché i vostri amici vi hanno raccontato con passione di Pablito Rossi, del Divin Codino, der Cucchiaio, di Maldini, Del Piero e Vieri. Sono cose che entrano nella vostra vita anche se non vi interessano più di tanto. E da quel momento in poi ogni mondiale o europeo vi piazzerete sulla poltrona davanti alla tv per incitare la nazionale, insieme ai vostri figli o nipoti, anche se non conoscerete i nomi dei giocatori e non saprete cosa sia essere la difesa a tre o una diagonale difensiva.
Quando scendono in campo gli azzurri è come se fosse una festa nazionale nel nostro paese. Perché in fin dei conti, anche se odiate il calcio, è uno dei pochi momenti in cui ci sentiamo un paese unito, in cui ci siamo l’Italia, così bella e così provinciale.