Spingono, tirano, crescono. E’ impressionante la fame che hanno, dei motori portati allo stremo sulle orme dei fratelli Kostelic e di Tina Maze. E’ vero, c’è sempre stato qualche atleta dell’est che è riuscito a mettersi mostra nei decenni passati, basti pensare oltre ai sopracitati ai fortissimi Jure Kosir e Mitja Valencic, ma così tanti atleti provenienti da quella zona non si erano mai visti ai vertici mondiali.
Croati, sloveni e qualche bulgaro, oltre ai russi che ormai sono ai vertici da alcune stagioni (escluso il 2018) grazie ad Alexander Khoroshilov. Giovani e forti, con quella fame che contraddistingue chi vuole farcela sul serio e che non guarda in faccia nessuno. E’ vero, nessuno di coloro che ci hanno dato gli spunti per questo articolo a raggiunto la top10 la scorsa domenica a Levi, ma per quel che riguarda l’atteggiamento non sono stati secondi a nessuno. Ve la siete studiata per bene la manche di Zubcic dopo aver centrato la qualifica? Bene, quanti italiani o francesi vi ricordate aver attaccato alla morte la seconda manche dopo una qualifica con il numero 70, tanto da sfiorare i primi 15 in una gara tiratissima? Mmm, ben pochi. Ma non c’è solo Zubo da menzionare in questo caso. C’è anche uno Zan Kranjec, sempre a qualifica negli ultimi slalom sebbene con una sciata non proprio all’avanguardia nei pali stretti, fatta da linee sempre pulite si, ma spesso a risalire e qualche ceduta di troppo. Eppure è sempre lì, vincente in gigante e in costante crescita in slalom. E Hadalin? E’ qualche anno che gira su quelle posizioni è vero, ma basta ricordare che si è già messo una medaglia iridata al collo ed è un ’95 che può puntare su tre discipline piene. Passiamo poi ai “fratelli” classe ’96 Rodes e Kolega, che senza quegli errori dettati forse dall’inesperienza avrebbero centrato i 10 senza tanta fatica; menzionando infine quell’Albert Popov, fuori dai 30 in Lapponia è vero, ma con già delle top10 sulle spalle in palcoscenici come Kitz e Schladming.
Cos’hanno tutti questi atleti in più dei nostri? Siamo sicuri che il loro valore sia pari o addirittura inferiore alla nostra armata classe ’95, che tanto ha dominato in lungo e in largo nel circuito continentale ma per un motivo o per un altro fa un po’ fatica ad emergere nel massimo circuito, fatta eccezione per qualche acuto di Tommy Sala e Maubi nelle passate stagioni. Attenzione, nessuno sta mettendo in discussione le qualità di calibri come i due appena citati o Hannes Zingerle, Chicco Liberatore o Fabian Bacher, li vorremmo vedere sempre lì, sempre nei 30, anche se, come visto anche a Levi, la concorrenza in slalom è sempre più agguerrita, e solo chi realmente ha la fame di emergere riesce alla fine a centrare la qualifica partendo dalle retrovie.