L’ Alta Badia. La Gran Risa. La “vecchia signora”, come potremmo definire questo luogo di culto da consacrare e contemplare. Dove soltanto una decina di anni fa Max Blardone e Davide Simoncelli sopra i loro Salomon in alluminio, progettati appositamente per questa classica, regalavano emozioni che adesso, forse, sono soltanto un lontano ricordo. Ma prima o poi nella vita, prima o poi tutto torna indietro. È tornato Max Blardone, cinque anni fa. È risorto, quando il mondo intero si aspettava di vederlo affondare definitivamente. Quando gli avevano già scavato la fossa. Ma lui ha rialzato la testa, e lo ha fatto solo contro tutti. Ed oggi invece finalmente, dopo cinque lunghi ed estenuanti anni, l’ Italia torna sul podio nel gigante di casa propria. Nel tempio degli dei, nel regno delle “case”, dove la linea guida di un certo Severino Bottero la ha sempre fatta da padrone, e dove italiani e francesi non sono mai stati secondi a nessuno, oggi compreso, se non ad un fenomeno culturista dal nome di Marcel Hirscher.
Oggi finalmente ha vinto lo sport. Ha vinto un fuoriclasse, in tutti i sensi della parola. Ha vinto uno che è arrivato terzo, perchè i primi due non se li è guardati nessuno. Un talento che con il passare degli anni è diventato guerriero, lottatore, stakanovista. Un uomo che deve ringraziare solo se stesso, la sua forza della disperazione, e le poche persone che gli sono state vicino quando, da fuori squadra, era in giro allo sbaraglio più totale, ma non ha voluto mollare. E finalmente a 32 anni, da fuoriclasse o meglio forse da “fuori corso”, si consacra con il suo primo podio in carriera. Florian Eisath ce l’ha fatta, è sbocciato al trentaduesimo anno di età, è risorto quasi come Cristo, un anno prima però.
Affiancato dal nuovo responsabile dei gigantisti Max Carca, il quale dopo il licenziamento di Locher, è diventato il capitano di una nave che, Finferlo a parte, era già mezza affondata. Un uomo che poco più di un anno fa, dopo i due podi nord-americani di Peter Fill, disse probabilmente una delle più grandi verità che contraddistingue questo sport e che fatti alla mano forse in veramente pochi hanno saputo ascoltare, capire, ma soprattutto adottare. “Non esistono atleti vecchi o atleti giovani. Esistono soltanto atleti veloci o atleti lenti.” Come si può non dargli ragione?
I senatori dimostrano quotidianamente che hanno ancora “fame”, atteggiamento. Forse la cosa più importante per arrivare, non solo nello sport, ma anche nella vita. Peter Fill che vince la coppa di discesa a 34 anni, il podio di Blarda in Giappone della scorsa stagione a 37 anni suonati, e Flo che oggi ha regalato emozioni con un “festival del traverso” come solo noi italiani spavaldi sappiamo fare. A 32 anni, è stato commovente.
Eppure, nonostante tutto ciò, ogni anno qualche “porcata all’ italiana” la combiniamo sempre. Ogni anno, rischiamo di perdere podi in Coppa del Mondo come quello di Eisath oggi o di Blardone la scorsa stagione, perchè a trent’anni di età non “basta” più arrivare nella top15 del massimo circuito per essere considerati. Forse per qualche vertice, esaurire il budget per vincere il Grand Prix è più importante rispetto ad investire le stesse finanze, ricordando che queste sono fondi pubblici e non privati, per fare podio al massimo livello… Ogni anno c’è sempre qualche “vecchietto” che viene trascurato, scaricato per strada, abbandonato al proprio destino. Giudicato “interessante”, o per dire meglio di interesse nazionale. Magari un qualcuno con i piedi meno buoni di un altro, con meno talento, ma con qualche anno di esperienza in più nello zaino, e soprattutto con la fame di risalire la china, sempre. Disposto a sacrificare la propria vita, anche se stesso se necessario, rinunciando a tutto il resto, pur di arrivare. Ed è proprio questo che forse, quando ti presentano il conto, fa la differenza.
È meglio poi, onde evitare di farsi venire la gastrite, non affrontare lo stesso discorso paragonato ad uno step inferiore rispetto al massimo livello, dove i veri senatori sono i senior. Ma noi di Solowattaggio purtroppo siamo masochisti e vogliamo farci del male. Com è possibile, nel momento in cui gli italiani in Coppa del Mondo vincono verso i 30 anni, sentire ogni anno sempre le stesse storie? Com è possibile che stiamo rischiando di perdere definitivamente atleti come Baruffaldi & Company che fra qualche anno potrebbero essere gli Eisath della situazione? Com è possibile che uno come Paolo Pangrazzi che fa “posto fisso” nel massimo circuito, al massimo livello di questo sport, e non alle fis junior, non venga messo in una condizione tale da poter correre con la testa serena e libera? Purtroppo nemmeno noi riusciamo a darci una risposta, forse perchè qualcuno non ce la vuole dare, o forse perchè non c’è proprio.
Evitiamo poi, per non cadere nel banale, di affrontare e paragonare lo stesso discorso ad un livello ancora un pochettino più basso, quello dei comitati. Quante volte abbiamo assistito all’ esclusione dei veterani, di quelli che tirano il cosiddetto carro dalle squadre regionali, con motivazioni banali del tipo “ormai hanno avuto le loro occasioni”? In quanti sono stati abbandonati ed hanno smesso a 20 anni di fare sport quando avevano le carte più importanti in regola per farlo, la passione la voglia e l’esperienza, solo perchè semplicemente sono maturati più tardi dei loro coetanei norvegesi, svizzeri o francesi? Quanti boci senza nessun tipo di mentalità o serietà, e senza attaccamento alla maglia hanno beneficiato e stanno beneficiando tutt’oggi sempre degli stessi fondi, pubblici, che dovrebbero di norma spettare a gente professionista e non dilettante, per non dire amatore? Perchè ricordiamoci una cosa, di Nani e Ballerin ce ne sono stati due…e gli altri? Quanti ne abbiamo persi? Quanti possibili podi come quello di Eisath ieri abbiamo fatto sì che non siano potuti mai accadere? Tanti purtroppo.
Per tornare a noi invece, se ad Eisath quel lontano giorno di due anni fa a Soelden gli fosse girata storta, o se non ci fosse stato nemmeno il posto libero lasciatogli da Zingerle o Moelgg non potendo così nemmeno correre, che cosa saremo qui a scrivere noi adesso dopo il podio di ieri in Badia? Probabilmente non ci sarebbe stato nessuno che, come sempre, sarebbe “saltato sul carro dei vincenti” cosa che a noi italiani riesce benissimo fare. Perchè quando le cose vanno male la colpa non è mai di nessuno, quando invece vanno bene il merito è sempre di tutti…
Sarebbe bene che qualcuno riflettesse.