Il livello del ciclismo si è alzato in maniera patologica

Il ciclismo post covid ha avuto un’evoluzione folle, al punto che rivedendo anche in fotografia i vincitori dei Gran Tour prima del 2020 la prima esclamazione è proprio: “erano dei panno”. Erano invece grandissimi atleti, ma rivederli senza bici aero, molti senza body, calze da lavoro e freni rim sembra veramente passata un’era geologica.

Le innovazioni nell’alimentazione hanno portato il progresso più grande, mettere nel motore cento grammi di carboidrati ora ha portato i corridori a non avere cali fisici e ad allenarsi molto di più, le crisi di fame non esistono praticamente più, sono nati piuttosto problemi opposti con corridori che non hanno il metabolismo abituato a ricevere tutte quelle quantità. Nel mondo amatoriale poi si è arrivati ad avere sportivi che ogni giorni rischiano in diabete mangiando zucchero dalla mattina alla sera. Tutto questo ha portato il livello delle corse ad essere folle. Tantissimi corridori da ogni angolo del pianeta hanno numeri pazzeschi, le corse e le squadre sono però sempre quelle. Una concorrenza spietata che porta il corridore a sentirsi sempre in discussione, non è possibile adagiarsi nemmeno un momento. Non esiste più per un corridore medio la possibilità di costruirsi una lunga carriera, solo i fenomeni riescono a strappare contratti lunghi. Tutto questo porta il corridore ad una situazione mentale difficilissima, a sentirsi sempre in discussione e senza nessuna certezza. Scrivo questo articolo perché ieri eravamo presenti in Olanda alla Marly Grav, una corsa UCI Gravel in cui al via c’erano Tim Wellens, Yves Lampaert, Florian Vermersch, Filippo Conca, oltre a molti crossisti del Belgio. L’ordine d’arrivo ha visto Wellens primeggiare, ma alle sue spalle l’ordine d’arrivo non è stato scontato. Alcuni di questi forti professionisti sono esplosi, altri sono arrivati dietro a corridori sulla carta non professionisti. Tutto ciò per dirvi che il livello è spaventoso, il ciclismo è lo sport con più concorrenza sul pianeta in questo momento. La frase: “ma come fa a non avere contratto quello li” ormai è diventata la normalità e lo sarà ancor di più nel futuro. Nel frattempo guardiamo al presente e la cosa più bella è vedere i nostri Élite essere davanti nelle corse, avere la prova che l’atleta messo nell’ambiente giusto può fare cose inimmaginabili.

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