E anche questo Fiandre ha regalato colpi di scena, mai banale, incerto e senza un padrone fino all’ultimo, perchè ormai lo sapete, i monumenti hanno qualcosa di diverso. Sarà la riverenza che queste corse incutono sui corridori, sarà il rispetto, la paura di fallire, il timore di non essere all’altezza, ma queste regine hanno un fascino che le rende sacre.
Solo queste corse tengono incollate davanti alla TV anche persone mai salite in bicicletta, solo questi monumenti portano in strada un milione di persone pronte a supportare i propri idoli. Abbiamo trascorso la Pasqua sul Kwaremont, guardando festeggiare da vicino un popolo che fa della Ronde Van Vlaanderen un giorno santo, che fa dei muri fiamminghi la propria chiesa, il luogo in cui andare a pregare. Non si sono visti ciclo amatori fare i fenomeni sui muri, a testimoniare il profondo rispetto di questo popolo nei confronti dei 176 corridori al via.
Una trasferta che ci ha confermato due cose: la prima, è che la Quick Step è una corazzata in grado di leggere la corsa come nessun’altra squadra, la seconda, più traumatica, è che il Belgio ha perso il suo condottiero. E’ stato tutto diverso al mattino alla partenza di Anversa. Sotto una leggera pioggia, quando sono arrivati i Wolf Pack mancava lui: Tom Boonen. Un’icona, una leggenda, un corridore in grado di influenzare qualunque persona, anche chi non sa nemmeno dove siano i freni di una bicicletta. Perchè è inutile nasconderlo, quanti di noi al mattino si alzano, o si sono alzati dal letto dicendo: ” oggi voglio essere Tom Boonen?”.
Senza la sua presenza è stato come guardare un Giro senza Nibali, o un gran premio senza Valentino Rossi. Ed ora? Che cosa sarà il Belgio senza Tom? Domenica è stato come vedere il Milan senza Maldini, una nazione che ancora deve trovare il suo condottiero e nel frattempo si affida ad una squadra che che da queste parti è un mito: la Quick Step. Una corazzata condotta dal capo più carismatico che lo Sport possa conoscere, un uomo che ha saputo trasformare la propria passione in un gioco dove la parola Game Over sembra essere molto distante, in due parole: Patrick Lefevere. L’orgoglio, la fierezza, e quel pizzico d’arroganza che si legge nel volto di ogni corridore di questa squadra è dettato dal carisma di questo capo, una firma sul contratto Quick Step ti fa aumentare di 20 Watt la soglia.
Ed ora? chi sarà il dopo Boonen? La Santa Pasqua ha messo in luce il caos belga, Gilbert? Van Avermaet? Vannmarcke? Van Aert? Naesen? Benoot? Stuyven? Lampaert? Wellens? Grandi nomi sì, ma non serve spiegare che Tom ha rappresentato qualcosa di diverso, di più grande. Fino lo scorso anno i muri fiamminghi avevano un solo padrone, il tifo era unanime, c’era Tom e poi tutti gli altri. Quest’anno invece è emerso quanto siano cambiate le cose, tante fazioni, dall’ignoranza dei tifosi di Lampaert, alla compostezza dei fan del cioccolataio Jasper Stuyven.
E la corsa? La Quick Step ha fatto voce grossa, facendo vincere il Fiandre a Terpstra ai piedi del Kwaremont. L’azione di Lampaert per imboccarlo in testa è stata da scuola: mini volata per svoltare a destra, per poi togliere la mano dal manubrio e parlare via radio con Fitte Peeters, regolando il gruppo ad una andatura da mercato, mentre davanti Terpstra aveva già spento il cervello, menando secco con la vena chiusa. Quando è transitato a metà Kwaremont, il suo volto era lo stesso del primo passaggio. Lo sguardo verso la vetta, con gli occhi di un predatore che vede l’obbiettivo davanti a sè ; è stato l’unico corridore a non fare fatica nel terzo passaggio.
Quando è arrivato Peter Sagan dopo una trentina di secondi, ho capito che non c’era più nulla da fare. L’ho visto piangere dal dolore, pedalare fino alla disperazione, con un volto completamente diverso da Terpstra, con le bave che ormai gli avevano ricoperto il volto. L’accelerata pochi minuti dopo sul Paterberg è stata l’accelerata della disperazione, per dimostrare ai suoi avversari d’essere il più forte, ma il vero Peto sarebbe andato a riprendere Terpstra con una gamba sola. Lo sapeva che sarebbe stato impossibile andarlo a prendere, per questo tutto ciò rende la grandezza di questo campione, la voglia di dimostrare a tutti d’avere qualcosa in più indipendentemente dal risultato, i limiti che solo lui conosce. La squadra non all’altezza questa volta ha contato relativamente poco.
Anche Gianni Moscon ha lottato, transitando con Nibali a ruota, quasi una prova in vista del Mondiale di Innsbruck. Domenica alla Roubaix ci divertiremo, perchè questa volta avrà la squadra dalla sua parte e perchè in questo momento l’inferno francese si sposa a pennello con la condizione attuale. Gli altri italiani? Bella prestazione per Andrea Pasqualon, sempre vicino a Sagan finchè ha potuto, mentre Filippo Ganna in fuga ha assaggiato il Fiandre per ritornarci in futuro con grandi ambizioni. Ha l’atteggiamento giusto Pippo, con il gas sempre aperto senza troppi calcoli. Ci aspettavamo di più da Trentin ma è mancato qualche Watt.
Terpstra è stato il più forte, aveva alle spalle una mandria, con un incendiato Benoot deciso a fare bene sulle sue strade, ma nessuno ha avuto la brillantezza e la lucidità per organizzare un vero inseguimento, mentre Gilbert con quel ghigno mandava Van Avermaet in esaurimento nervoso. Che corridore Gilbert, non è tirato come lo scorso anno, ma ha una marcia in più quando bisogna leggere la corsa, quando bisogna agire nei momenti di stallo.
Capitolo Bikeporn: alla partenza da Grote Markt ad Anversa, il Team Dimension Data è uscito vincitore. Edvald Boasson Hagen si è presentato con una Cervelo da urlo, con la catena d’oro già sul 53 ed un body che sembra essere la tendenza di questo 2018. Sagan invece ha acceso il pubblico con le sue movenze da attore e con interviste mai banali. Quando la presentatrice gli ha chiesto: ” che cosa ti aspetti da questa Ronde?” la sua risposta è stata : ” mi aspetto di finirla!”. Gianni Moscon ha invece messo il luce tutta la sua tranquillità fermandosi per due domande ed un saluto.
E’ stato un Fiandre stupendo, ci vediamo domenica all’inferno, dove saremo presenti nella foresta di Arenberg per vedere un’altra giornata di grande ciclismo.