Si invecchia di un anno ad ogni Liegi Bastogne Liegi, è la Doyenne il vero spartiacque in ogni annata. L’ultimo monumento primaverile che ogni anno archivia le grandi classiche, Lombardia escluso. Sulle Ardenne è la pioggia a comandare, così l’edizione 2019 scatta da Liegi con tutte le premesse affinchè sia lo spettacolo il grande protagonista. Nella prima parte di gara si forma una fuga di pochi uomini, con il nostro Andrea Pasqualon, ma quando si entra negli ultimi cento Km è la Deceunik Quick Step ad alzare il ritmo.
Alessandro De Marchi prova ad anticipare tutti negli ultimi 50 Km. Assieme al “Rosso di Buia” tanta qualità rappresentata da Tanel Kangert, il più attivo, Caruso e Albasini per citarne alcuni. Sulla Redoute ecco la prima grande selezione, Gilbert alza bandiera bianca mentre molti corridori soffrono nonostante siano ancora davanti. A stare veramente bene sono solo tre uomini, pronti ad aspettare la Roche aux Faucons per mostrare la gamba a tutti. L’uomo più atteso Jakob Fuglsang parte senza guardare in faccia nessuno proprio sull’ultima ascesa di giornata, solamente Formolo e Rusty Woods tengono finchè possono le ruote del danese. Nibali accusa il cambio di ritmo senza comunque crollare, assieme allo squalo rimangono pochi uomini, tra i quali Schachmann, Landa, Theuns, Gaudu e Yates. Nel frattempo Fuglsang apre ancora il gas, la sua azione è inarrestabile, Woods e poi Formolo perdono contatto. Il capitano dell’ Astana plana su Liegi giocandosi il jolly di una vita in discesa, Formolo è un leone a mantenere i pochi secondi di distacco dalla testa. Prima monumento per Fuglsang, primo podio per Formolo in una grande classica, con Schachmann che va a vincere la volata del gruppetto comandato da un Nibali esausto. Una primavera all’insegna dell’intensità e della demolizione, ma ora è tempo di Giro d’Italia. Ci vediamo con i fuori soglia sul San Luca. Andiamo al pagellone:
Jakob Fuglsang: un gran corridore, un gregario di lusso, uno troppo bravo per lavorare ma allo stesso tempo inabile per correre con la vittoria in testa. Si è sempre parlato molto del danese che oggi è diventato grande vincendo una corsa durissima. Gambe di un altro pianeta, vincere così vale doppio. Voto:10
Davide Formolo: aveva un conto in sospeso, così non ci ha pensato due volte a seguire Fuglsang sulla Roche aux Faucons. Un fuori soglia che ricorderà tutta la vita, una giornata che lo ha fatto diventare maggiorenne. Dopo anni rincorsi a fare classifica nei grandi giri senza la giusta maturità, ora potrebbe essere la volta buona. Aspettiamo il Giro senza troppa pressione. Voto:9
Maximillian Schachmann: che primavera per il tedesco, anche sulle cotes ha fatto vedere di poter stare davanti. A crono è una garanzia, la Germania pare aver trovato un uomo da grandi giri dopo Kaiser Jan Ullrich. Voto:8
Tadej Pogacar: questo fa paura. Esordio alla Doyenne con un piazzamento in mezzo a dei mostri sacri. Voto:8
Mikel Landa: pochi se lo sarebbero aspettato così avanti dopo la rottura della clavicola. Corre da “Landa” senza mostrare grinta come altri corridori, ma la condizione è quella giusta. Al Giro non avrà scuse. Voto:8
Vincenzo Nibali: manca ancora qualcosa, ma questa settimana in vista del Giro è stata importantissima per lo squalo. Ti aspettiamo davanti allo Swatt Corner di Croce d’Aune. Voto:7
Michael Woods: coraggioso e generoso. Ci emozioni sempre Rusty. Voto:6
Team Sky: la squadra più vincente nei grandi giri dopo la Us Postal va nei libri di storia, dal primo maggio cambierà nome. Una gestione paradossale, fatta di squadre da sette capitani come al Tour, a giorni anonimi come nella gara odierna. Voto:5
Diego Ulissi: ci aspettavamo un grande risultato dopo la Freccia del mercoledì. Voto:s.v