Oggi dopo tanto tempo, forse troppo, riprendiamo con la nostra solita rubrica di “Che fine ha fatto” per rimembrare le gesta in onore di quelli che una volta si potevano definire atleti veri. Ragazzi che impiegavano le giornate della loro vita nei cosiddetti luoghi di culto per provare a regalare ancora qualche emozione ad uno sport che con il tempo sta andando lentamente a dissiparsi. Quando gli smartphone per cercare i Pokèmon non esistevano ancora, usati da gente che nella loro Bio sui social network scrive “Alpine skier”, ma che probabilmente non ha mai messo un piede in una palestra o su un campo di atletica in vita propria.
Quest’ oggi è il turno di quello che era uno degli sciatori polivanti più forti sul piano nazionale giovanile italiano di tutti i tempi. È stato per diversi anni il pilastro portante del Comitato Alpi Centrali, alla corte di Simone Stiletto. Stiamo parlando del classe ’93 originario della Val Formazza, Norman Cerini.
Sono diversi anni ormai che non si sente parlare più di Cero nel mondo del circo bianco, in quanto ha deciso di abbandonare l’agonismo alla fine delle stagione 2013, a soli vent’anni. “Quella di smettere per me, è stata una vera mazzata” ci racconta il discepolo di “Rusca” durante la nostra intervista al telefono. “quell’estate ho continuato ad allenarmi duramente in quanto avevo un accordo con la Polizia di Stato che da settembre mi avrebbe aggregato al Gruppo Sportivo Fiamme Oro di Moena. Sarebbe stata un’ ottima opportunita di crescita in quanto avrei potuto allenarmi con atleti di alto livello. Nel frattempo avevo deciso di iniziare anche il corso maestri e successivamente poi vinsi un concorso per poter cominciare a lavorare con l’ Enel. Quando a settembre poi l’accordo con la Polizia è saltato ho deciso di smettere; avrei potuto continuare ancora un anno insieme a “Stillo”, che ringrazio, perchè mi avrebbe confermato ancora nella squadra regionale, ma ho fatto la scelta di smettere e di cambiare vita perchè mi sono sentito preso in giro.”
Ci ricordiamo ancora tutti quella che ai nostri livelli potrebbe essere definita nei libri di sport come la manche della vita per antonomasia. Correva l’ anno 2010 e dopo la prima manche dei Campionati Italiani Aspiranti di Slalom a Corno alle Scale, Cero si trovava in 18esima posizione. La seconda manche lo vidi spingere le prime venti porte del piano con una foga tale ed una rabbia dentro che non avevo mai visto prima, e mai vidi più. Quel giorno Norman vinse la medaglia di bronzo tricolore, rimontando dalla 18esima alla 3a posizione, quando in slalom si correva contro dei mostri sacri come Patrick Zattarin e Luca Riorda.
Poi ci spostammo direttamente a Santa Caterina Valfurva, dove nei giorni successivi si assegnavano i titoli tricolore di discesa e super, a dimostrazione di come già allora il calendario gare veniva stilato con estrema intelligenza logistica e organizzativa… Normi vinse la medaglia d’oro tricolore, battendo anche “Bacho” che quel giorno partiva già con quattro medaglie d’oro al collo e che probabilmente avrebbe vinto anche la 50km di fondo in tecnica classica. L’ unica sfortuna forse, è stata quella di essere del ’93, un’ annata dove se non ti chiamavi Fabian Bacher o Franzelin Hubert non eri nessuno.
“Mi dispiace non aver continuato un altro anno solo per i miei genitori, che hanno fatto tanti sacrifici economici pe me, e sarebbero stati disposti a farne ancora. Per me lo sci era tutto e ci credevo veramente. Purtroppo però sta diventando sempre di più uno sport per ricchi.”
Cerini non ha perso però la voglia di fare sport e di continuare a mettersi in gioco. Il prossimo anno infatti quasi sicuramente ci sarà un altro “specialized” in sella alla sua S-works Tarmac a spingere watt sulle strade delle Gran Fondo. E quando c’è da far fatica, nessuno sa come farlo meglio di un ex sciatore che non ha mai avuto paura di soffrire…
In bocca al lupo Normi!
@kingtimo_