Siamo oramai entrati nella fase decisiva di questo europeo, durante i gironi abbiamo visto molte sorprese, molte in positivo ed altre tante in negativo. Tra queste l’Austria. Non che questo paese abbia una grande tradizione calcistica, al contrario dello sci alpino dove ogni anno regalano lezioni di vita al mondo intero, ma quello che ci ha fatto vedere questa formazione è stato pessimo. Non sono stati in grado di costruire un’azione degna di nota in tre partite, ma non vogliamo parlarvi di tecnica e di sterili discorsi da bar, quello che vogliamo raccontarvi è come venga vissuto il calcio in Austria.
Forse a molti di voi sarà sicuramente capitato di ammirare i racconti di Federico Buffa nel programma su Skysport: Buffa racconta. Di Buffa vi avrà colpito la passione con la quale racconta il calcio, in particolare quella sudamericano, magari in coppia con Adani. Le storie sul “fideo” Di Maria, “El Loco” Bielsa o la “pulce” Messi. Quando questi due signori parlano di calcio si rimane senza fiato. Frasi del tipo “quando giochi contro l’Uruguay sai che non è una partita di calcio, è una guerra” oppure “ha imparato a calciare così le punizioni perché è cresciuto in strada, solo in strada impari a toccare il pallone in quella maniera” oppure “Suarez ha una fame in campo perché è cresciuto guadagnandosi tutto da solo, senza che gli venisse regalato nulla”.
Dimenticatevi tutto questo, i campi da calcio pieni di buche, le porte disegnate sui muri, i ragazzi che giocano a piedi nudi. In Austria queste cose non esistono, forse nemmeno ai tempi di Maria Teresa, dove in Austria c’era già una tenore di vita invidiabile da ogni paese del mondo. Se avrete l’occasione di andare nella terra che ha dato alla luce la Red Bull, Niki Lauda, Franz Klammer, Marcel Hirscher ed Herman Maier noterete l’esatto contrario. Campi da calcio il cui manto viene analizzato mensilmente dai migliori centri universitari del paese, recinzioni del campo con sponsor fino ad un’ altezza media di 5 metri, la maggior parte di questi provenienti dalle banche regionali; impianti d’irrigazione in continuo movimento anche durante l’estate in periodi di siccità, quando i sindaci italiani sono costretti a firmare ordinanze contro lo spreco d’acqua. Senza tralasciare i custodi, assunti 12 mesi l’anno con tredicesima e quattordicesima, impegnati giornalmente a sistemare il terreno, anche durante l’inverno quando in Austria cadono metri di neve e i campi vengono utilizzati come parcheggi nei comprensori sciistici che ospitano turisti da tutto il mondo. Abituati su questi terreni, i giocatori austriaci avranno incontrato non poche difficoltà sui campi di Euro 2016, delle vere e proprie trincee a confronto.
Questa è l’Austria, e forse è proprio questa la causa del loro disastro, probabilmente è proprio questo loro modo di concepire il calcio che li ha portati ad uscire così brutalmente dal torneo. Ora non possiamo che consigliare agli austriaci di lasciare stare il calcio e continuare a fare ciò per cui sono stati creati, ovvero insegnare al mondo a sciare.
@bauerdatardaga