Claudio Ravetto sullo sci italiano: ” non ci siamo, manca un filo conduttore”

Madonna di Campiglio, Pala Dolomiti, uno sguardo al Canalone Miramonti coperto dalla nebbia, ma si intravede la casetta di partenza, il logo Audi e ritornano in mente i ricordi dello scorso dicembre. Uno slalom epico, Hirscher che fa un recupero inimmaginabile, Feller incendia i tifosi e poi lo Swatt Corner al Piano 54. Mancano solo quattro mesi allo slalom più glam della Coppa del Mondo.

Mentre nella mente frullano questi ricordi, i pacchi gara della Granfondo Campiglio passano sotto i nostri occhi finchè non spunta l’allenatore più blasonato del panorama sciistico italiano: Claudio Ravetto. Dal periodo aureo assieme a Rocca, ai successi di Razzoli e Innerhofer, fino a Paris. All’inizio un pò di freddezza reciproca, non ha dimenticato le nostre critiche, poi dopo due minuti si parte a valanga. La moglie lo intuisce dalla postura che sta parlando di sci, così decide di tagliare la corda. Il tecnico piemontese manca dai radar della Coppa del Mondo dalle Olimpiadi di Sochi, ma la sua presenza non si è eclissata, gli atleti a lui più vicini non hanno interrotto i contatti e le consulenze con i club sono all’ordine del giorno.

Una prima domanda riguardante le ultime elezioni la candidatura da noi criticata. ” Lo sapevo che sarebbe andata a finire così – ha esordito il tecnico biellese- non si improvvisa una candidatura all’ultimo quando il tuo avversario ha ormai tessuto relazioni in molti comitati decisivi per la vittoria. Volevo solo muovere qualcosa, cercare di cambiare, ma Amen; nel frattempo sono già iniziati gli attriti”.

Dopo qualche minuto dedicato alle elezioni, si va sul suo pane, la tecnica, e cono un “belva” da programmazione come lui si potrebbe parlare di performance tutto il giorno. ” Siamo in alto mare, manca un filo conduttore, lo sci maschile sta scomparendo. Eravamo la squadra di discesa più forte, con una linea tecnica ben precisa, ora sta scomparendo. Paris da Schladming 2013 ha steccato tre eventi” . Per un attimo smette di parlare, si nota quanto Domme sia il più talentuoso a suo parere per il post Svindal e poi mi chiede: ” ma tu domani a Monza con quale macchina correresti se potessi scegliere? Con la Sauber? Imitiamo gli altri senza renderci conto che ciò che vediamo è l’esatto opposto di quello che in realtà accade biomeccanicamente in sciatori come Kristoffersen e Shiffrin. Ora è arrivato Serra, vediamo cosa accadrà, nel frattempo ci salviamo con le donne”.

Sul progresso della tecnica a quattro anni di distanza dal Circo Bianco come tecnico della FISI, ha un pensiero preciso: ” lo sviluppo dei materiali sta andando più veloce di quello tecnico. Tecnicamente eravamo avanti, ora non c’è un linea, non capisco De Aliprandini quando entra in curva con lo sci di traverso. Questi materiali vanno sfruttati”.

Sul movimento sciistico e sulla gestione continua a rimarcare la sua idea: ” il nostro sport non può essere così timido, deve farsi ascoltare maggiormente. C’è un indotto alle spalle enorme. C’è bisogno di gente in grado di sedersi al tavolo con un ministro e cose del genere non le può fare un allenatore”.

Nonostante le critiche maggiori siano arrivate per la sua gestione delle squadre troppo incentrata sui vertici e poco attenta alle basi, fa un discorso analogo a quello del sottoscritto sulla poca esasperazione nello sci giovanile. ” Dobbiamo smetterla di raccontare balle alla gente. Non tutti possono diventare Mozart o vincere le Olimpiadi, ma bisogna portare a sciare più gente possibile, per questo vanno selezionate le attività. L’ agonismo è diverso dal vivacchiare e se non insegno ad un ragazzo di una determinata età quale movimento fare, non posso più insegnarglielo dopo, se voglio diventare Mozart, devo iniziare a suonare presto, altimenti siamo sempre davanti all’uovo di Colombo”.

 

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