Una carriera con picchi assurdi, pochi bassi tolti gli acciacchi alla schiena e tanto lavoro sui suoi campi d’allenamento tra Valle Aurina, Furcia e Dobbiaco. Christof Innerhohfer ha segnato un’era nei nati tra 1980 e 1990. Ragazzo protagonista di un cambiamento: dai discesisti slittoni agli sciatori capaci di carvare sopra i cento orari sfruttando i materiali. Un atleta in grado di mettere insieme ad una tecnica sopraffina, una fame e determinazione agonistica rare. Lo abbiamo incontrato durante la settimana di Kitz, qualche scambio di battute in pista e dopo la discesa, dove abbiamo pranzato al Kaiserhof, l’hotel degli Azzurri. Discutendoci assieme riguardo i giovani e meno che si stanno affacciando alle prime posizioni in Coppa del Mondo il suo pensiero è netto: “sono convinto della regola dei tre anni, al primo prendi i trenta, al secondo scali posizioni e al terzo vinci. Guardate Franjo, sta già vincendo al primo vero anno, io ho vinto a Bormio alla seconda. I Campioni come me, Domme, Werner (Heel ndr), Mayer e Kriechmaier hanno fatto questo percorso vincendo al terzo anno. Se vedete sciatori arrivarci dopo significa che sono bravi, forti, ma non sono dei Campioni. Quando Baru gli chiede come possa un Campione del suo calibro trovare ancora stimoli per continuare Inner è subito chiaro: “alzarmi al mattino e avere ancora voglia di allenarmi, girare il mondo in posti bellissimi e gareggiare è il regalo più bello che la vita potesse farmi. Sono molto appassionato di finanza, leggo tanti libri ma è questa la mia vita”. Il Campione di Gais è una radio e va ruota libera su molti temi, emana agonismo da ogni parte del corpo, ha le vene ovunque dalla testa alle braccia. ” Sono sempre stato fedele a Calzedonia negli anni -ha proseguito- penso d’essere un esempio di dedizione anche al di fuori dei risultati.
Con Inner e Pez a pranzo al Kaiserhof dopo la discesa
Già, Inner ha lasciato il segno, è uno che vuoi stare lì a vedere anche se partisse per ultimo. Troppo forti i ricordi che ci ha lasciato a Bormio, Garmisch e Sochi. Si era già capito dal Mondiale di Val d’sere 2009 quanto fosse un animale da eventi, senza dimenticare le altre piste più difficili in cui ha lasciato il segno in Coppa del Mondo. È incredibile la sua vitalità mentre lo lasciamo ai suoi tifosi più cari, saliti a Kitz per stargli ancora vicino e poi alle sue fan, c’è la serata alle porte.