Che sia questo il preludio al cambiamento dello sci alpino?

Mattinata di caos totale dopo l’annuncio shock del Kronen Zeitung: Marcel Hirscher tornerà in pista con l’obiettivo dei mondiali di Saalbach. Un fulmine a ciel sereno, il più grande sciatore di tutti i tempi, vincitore di 8 Coppe del Mondo consecutive, dopo 5 anni di assenza dal massimo circuito pare voglia rimettersi in corsa per dare filo da torcere ai massimi esponenti attuali delle discipline tecniche.

Le varie testate giornalistiche dedicate all’ambiente hanno già sviscerato ogni dettaglio, a partire dalla nazionalità olandese, passando per il nulla osta concesso dall’OSV fino alle insinuazioni della trovata di marketing per la promozione dell’ormai noto marchio di sci di sua proprietà, Van Deer, che conta già una medaglia d’oro mondiale e due atleti sul gradino più alto del podio in Coppa del Mondo.

L’intento di questo articolo invece dovrebbe risultare diverso, proponendo una riflessione su ciò che è accaduto nell’ultimo mese, a partire dall’annuncio di Lucas Braathen, e perchè potrebbe trattarsi del primo grande punto di svolta per un papabile cambiamento del sistema che domina da anni il circo bianco.

Marcel prima e Pinheiro adesso sono stati sicuramente i personaggi più influenti che lo sci alpino ha avuto a partire dal 2012, non ce ne vogliano Odermatt, Kilde, Kristoffersen e Pinturault, ma coloro i quali sono riusciti a dare una marcia in più a questo sport sono stati i primi due nomi citati. Hirscher in primis, prima con la fondazione del team privato risalente al 2013 e con i famosi mix di materiali del 2014 che lo hanno portato a raggiungere i suoi più grandi successi è stato sicuramente il precursore, elevando il proprio operato verso una nuova soglia di professionismo fino ad allora sconosciuta nello sci alpino, volta alla cura di ogni singolo dettaglio che gli ha sicuramente portato un vantaggio competitivo nei confronti degli avversari. Braathen d’altro canto, in un modo diametralmente opposto, è stato il primo a dimostrare come ci sa qualcos’altro al di là dei pali rossi e blu e delle piste ghiacciate, sfruttando tutta la sua estroversione per cercare di aprire la mentalità del mondo di cui fa parte, grazie alla presenza costante in situazioni che fino al suo arrivo avevano ben poco a che fare con lo sci alpino agonistico.

Preludio doveroso per arrivare al dunque. Sebbene i due precursori non siano stati nè i primi nè saranno gli ultimi a fondarsi il proprio team privato, la stagione 2024/2025 potrà essere l’anno della svolta per uno degli sport più conservatori della scena mondiale, avendo i suoi due personaggi più influenti che gareggeranno sotto bandiere di nazioni che possono essere considerate “minori” per il mondo della neve, supportati quasi in toto da finanziamenti di aziende private (come sempre, Red Bull in primis ndr), con la speranza non solo di riuscire a primeggiare come gli era solito fare prima dello stop, ma portando quell’aria di innovazione che molto probabilmente lo sci alpino necessita.

Infine un’ultima considerazione personale, fatta da tifoso di lunga data di Marcel. Tornare all’alba dei 36 anni dopo 5 anni di stop potrebbe essere una follia. Indiscrezioni parlano di tempi molto buoni durante gli allenamenti con Kristoffersen e Haugan, ma chiunque sia dell’ambiente sa benissimo che mettere i bastoni fuori dal cancelletto quando si tratta di gara vera è un’altro paio di maniche, con il rischio e l’aggravante, visto che stiamo parlando del più forte di tutti i tempi, di creare una macchia indelebile su quella che probabilmente è stata la carriera più incredibile che la storia dello sci alpino abbia visto. Tornare, quindi, dopo così tanto tempo e una frattura alla gamba subita all’Erzberg Rodeo del 2021, rende tutto ancora più piccante. Quello che personalmente mi auguro, da tifoso di Marcel, che il ritorno sia volto ad un ritorno ai vertici per riuscire a primeggiare contro gli atleti top attuali, e non solo derivante da interessi esterni volti a sfruttare la sua immagine e il clamore che si è crato di conseguenza.

Pensiero troppo passionale? Forse, ci vediamo a Soelden.

@Michele Garbin

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *