Carl Lewis, il figlio del vento che corse più veloce di tutti.

Carl Lewis

Tra Birmingham, Alabama, e Willingboro in New Jersey, ci sono 899 miglia che sono circa 1450 chilometri. Trasferirsi inoltre da una città con più di duecentomila abitanti ad una che all’epoca, intorno al 1960, ne contava meno di dodicimila non deve essere stato facile né per Evelyn né per William Lewis. A maggior ragione se, oltre a loro due, a trasferirsi fu anche il loro bimbo Frederick Carlton che era nato nel 1961 in un caldo e afoso giorno di luglio. E per una uomo che verrà soprannominato “figlio del vento” questo può sembrare un gioco del destino, uno strano scherzo del fato. Ma quel bimbo sarà, per l’intera umanità, molto di più che un semplice gioco; quel bimbo diventerà uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi.

Sì, uno sportivo. Lo sport è sempre stato un argomento importante in famiglia tanto che i genitori di Frederick, appena trasferitisi nel New Jersey, decisero di aprire un centro sportivo. A questo punto serve fare una doverosa considerazione. Ci sono persone che, nella Storia di tutto il mondo, passano senza lasciare segni evidenti a tutta l’umanità, che non significa, ovviamente, che siano state insignificanti. Ci sono però altre persone che vivendo la loro vita scrivono, di giorno in giorno, delle pagine indelebili non solo per i loro cari, ma per tutto il mondo. In ambito sportivo ciò si traduce nella differenza ineluttabile tra buon atleta e leggenda. Come è risaputo la vita delle leggende è caratterizzata da una continua, leggera sfumatura tra situazioni reali e altre che sconfinano, più o meno lievemente, nella fantasia. Nel caso di Frederick Carlton, detto anche Carl, una di queste narra che i genitori, presi dalla gestione del centro sportivo, non avessero una baby sitter che tenesse il piccolo Carl durante il lavoro e, per non lasciarlo a casa da solo, lo facessero giocare nella fossa della sabbia. Fu il primo contatto tangibile di Carl Lewis con il mondo dello sport.

Con gli anni il giocare nella fossa di sabbia si trasformò gradualmente nell’iniziare ad allenarsi seriamente. Allo stesso tempo però i genitori di Carl avevano a cuore non solo il lato sportivo del figlio e per questo motivo lo fecero frequentare corsi di musica, teatro e anche recitazione. Più il tempo passava più però il giovane Carl si trovava sempre più coinvolto negli sport. Allo stesso tempo si trovò a dover confrontarsi con un problema che era restrittivo per la sua carriera sportiva: non cresceva molto in altezza, o meglio, era abbastanza bassetto per la sua età. Poi però avvenne un’altra di quelle storie che sconfinano nella leggenda. Nel giro di un mese Carl crebbe, improvvisamente, di oltre 6 cm e questa inaspettata crescita lo costrinse a dover usare per un po’ di tempo delle stampelle in modo da abituarsi al nuovo fisico. Uno stop, un intoppo che però diventò il momento in cui Carl Lewis capì che lo sport avrebbe davvero potuto essere la sua vita.

Era il 1979 quando Carl Lewis iniziò a frequentare l’Università di Houston e, chiaramente, lo sport fu parte integrante di questa sua nuova avventura. A cominciare dal salto in lungo, a testimonianza del fatto che quella fossa di sabbia è sempre stata speciale, finendo anche nelle discipline di velocità come i 100m. Una rapida escalation che lo portò a qualificarsi per le Olimpiadi di Mosca l’anno successivo e, non fosse stato che gli USA in piena guerra fredda decisero di boicottarle, avrebbe cominciato a vincere già da quel l’anno. Però, come ha poi ripetuto più volte nel corso della sua vita, “life is about timing” e, evidentemente, quello non era il suo momento. Ma poco importa. Nel 1984 a Los Angeles vinse i 100m con un distacco siderale nei confronti del secondo, conquistò l’oro anche nel salto in lungo, nei 200m e, per finire, trionfò con la staffetta 4×100.

Da quell’Olimpiade iniziò una delle cavalcate più entusiasmanti dello sport. Era dai tempi di Jesse Owens che gli Stati Uniti non vedevano nascere una stella così luminosa ed era da tanto tempo che qualcuno faceva emozionare così tanto la gente. La carriera proseguì spedita, dai mondiali di Roma dell’1987 dove arrivò alle spalle di Ben Johnson, fino all’Olimpiade di Seul dove, Ben Johnson fu squalificato per doping, e Carl Lewis vinse, sempre i 100m, con tanto di record del mondo in 9”92. Poi arrivarono gli anni ’90, quelli dei duelli con Powell nel salto in lungo. Ma anche in quegli anni, nonostante l’età che avanzava, riuscì a vincere i 100m. Tokio, 1991, mondiali di atletica. La capitale giapponese fu teatro di una delle gare più epiche di sempre. I primi sei dei 100m arrivarono tutti sotto i 10 secondi facendo segnare il loro personale e Carl Lewis trionfò facendo segnare nuovamente il record del mondo in 9”86.

Un atleta unico, un personaggio speciale, uno sportivo a tratti leggendari. Il figlio del vento è stato ed è tutt’ora uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi e la sua storia, fatta di momenti, di attimi ma anche di fiducia in se stesso perché, usando le sue parole, “If you don’t have confidence, you will always find a way not to win”.

“Life is about timing”

F.C. Lewis

@gigibotte

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