Alessandro Degasperi si racconta a Solowattaggio in vista dell’ironman di Kona

de gasperi

Manca ormai meno di un mese all’Ironman World Champions di Kona e tutti gli atleti elite qualificati stanno mettendo a punto le ultime cose prima di partire per l’isola per rifinire la preparazione e abituarsi al clima delle Hawaii. Tra questi c’è il nostro Alessandro Degasperi, il Dega, e lo abbiamo intercettato a Lanzarote, isola a lui cara per la vittoria nell’Ironman del 2015 e il secondo posto di quest’anno,dove ha fatto un training camp di 15 giorni per allenarsi con condizioni simili a quelle di Kona. Ecco cosa ci ha detto:

Per la seconda volta consecutiva ti appresti a partecipare al Campionato Mondiale Ironman a Kona,lo scorso anno hai chiuso al 20° posto e come hai detto in varie occasioni ti è servito per prendere le misure alla gara,raccontaci le tue impressione e cosa hai imparato da Kona? E cosa ti aspetti da questa seconda partecipazione?

Sì, lo scorso anno era una cosa assolutamente nuova, ho trovato un ambiente molto diverso dalle altre gare del circuito, delle condizioni climatiche molto particolari, e una gara veramente dura. A dire il vero mi sentivo un po’ frastornato, ma ho cercato di fare tutto senza stress, vivendo un po’ anche il contorno della gara. Diciamo che ho capito che tipo di gara è, ma tutto sommato l’approccio dell’anno scorso non è stato male. Alla fine si tratta di dover andare più forte sia in acqua, che in bici, che di corsa. Rispetto all’anno scorso non è che mi aspetti qualcosa di particolare, vorreei solo migliorare il ventesimo posto e soprattutto riuscire a fare una frazione bike senza problemi e più vicina a quella dei primi, anche se so che mi manca ancora qualcosa per pedalare a quei livelli.

Quest’anno per qualificarti hai fatto 2 secondi posti nelle 2 gare Ironman più dure del circuito,Lanzarote e Nizza,come mai scegli gare dal percorso molto duro? Si sposano meglio con le tue caratteristiche?

Sì, certo. So che su questo tipo di gare posso fare bene. Inoltre mi piacciono di più, sono più varie e soprattutto più oneste. Poi, in proporzione, è abbastanza risaputo che mi trovo più a mio agio in salita che sui piattoni (cosa su cui però sto lavorando, e devo continuare a lavorare)…

Nel circuito Ironman sei stato soprannominato “The Italian Running Machine” per la tua frazione di corsa eccezionale, a Nizza hai fatto il miglior tempo in maratona con 2 ore e 43 minuti, che tipi di allenamento fai per ottenere questi risultati?

In realtà, come dico sempre, come condizione necessaria per correre forte, bisogna avere una bici molto solida. Certo, poi non è sufficiente… Bisogna anche saper dosare bene le energie in gara, e, sicuramente, essere in grado di correre a certi ritmi con il minor dispendio possibile. Uno degli allenamenti secondo me più utili è il doppio a piedi, con un lavoro nella seconda sessione, con le gambe già affaticate dalla prima. Quest’anno abbiamo visto che hai curato molto la frazione bike,cambiando produttore di bici e migliorando la posizione,che vantaggi hai avuto da questi cambiamenti? Fai allenamenti specifici con il misuratore?

Sì, diciamo che ho cercato di farlo… Ho cercato una bici più specifica per il triathlon, con delle geometrie più avanzate ma al tempo stesso facile da regolare, in modo da poter cercare una posizione migliore e più aerodinamica. Direi che un passo avanti lo ho fatto, ma per il prossimo anno voglio fare ancora qualche ulteriore ricerca, soprattutto sugli aspetti dell’aerodinamica. Il misuratore di potenza è uno strumento molto utile, che utilizzo da anni. Da quest’anno ho Pioneer, e mi sto trovando veramente bene.

A Kona oltre a te ci saranno anche Daniel Fontana,alla quinta partecipazione,e Giulio Molinari alla prima,segno che il Triathlon italiano di long distance sta ottenendo ottimi risultati,mentre non si può dire la stessa cosa sulle distanze brevi del circuito WTS,come ti spieghi queste differenze e hai qualche consiglio da dare visto la tua esperienza?

 Sì, l’anno scorso sono stato l’unico italiano pro a qualificarsi, mentre quest’anno siamo in 3. Per l’Italia è sicuramente un ottimo risultato, anche se difficilmente qualcuno di noi potrà lottare per le primissime posizioni. Diciamo che il movimento élite delle lunghe distanze viene ormai, in quasi tutti i casi, da quello delle gare ITU. In Italia questo avviene quasi sempre da un distacco degli atleti dal contesto Federale/Squadre Nazionali, in cui questi iniziano ad autogestirsi, a trovare dei contesti diversi, con un proprio staff e dei propri equilibri, che spesso li portano a fare risultati migliori rispetto a prima. Io credo che il movimento in Italia ci sia e stia crescendo molto; si tratta solo di riuscire a gestirlo bene nella fase critica che va dai 18 ai 22-23 anni, in cui gli atleti dovrebbero fare il salto di qualità, cosa che invece finora non è quasi mai successo. Quindi sicuramente qualcosa va cambiato, sia a livello strutturale/strategico che di mentalità. Sicuramente il sistema istruzione /sport sarebbe da rivedere totalmente, sia a livello generale che federazione per federazione, e ne beneficerebbero tutti gli sport, non solo il triathlon…

Grazie Dega, per questa intervista,un grosso in bocca al lupo per Kona,il 14 ottobre saremmo tutti davanti al pc a fare il tifo per te!

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