Daniel Ricciardo, 10: guida (e vince) come un Campione.
Bello da vedere, lucido, efficace e con due “cabbasisi” grossi così.
Alla prima opportunità, lui non toppa proprio mai.
Insomma, se il matrimonio s’ha da fare… che Ferrari sia!
Valtteri Bottas, 9: per la seconda volta di fila, al sabato (e non solo) nessuno se lo calcola.
Lui, quatto quatto, prende (di nuovo) per mano la MB costruendosi una signora gara con testa e piede.
Gradi di capitano ufficialmente guadagnati, dunque, e sinistre ombre rosberghiane scacciate via.
La Mercedes, al momento, è Valtteri Bottas. Basterà?
Kimi Raikkonen, 7,5: paradossalmente, l’ennesimo disastro in salsa olandese (ormai scaduta) ha salvato la faccia ad un muretto Ferrari che oggi ha rivisto gli spettri del 2016.
A sacrificio compiuto, infatti, il dio delle corse ha deciso di aiutare il Santo Bevitore, negandogli un sesto posto che puzzava di k.o.
Poco da recriminare sul mancato attacco a Bottas: a parità di mescola, in questa F1, proprio non si passa.
A conti fatti, allora, bene con le medie, maluccio con le soft: ‘sta gialla proprio non gli va giù.
Senza il patatrac bahrenita, comunque, sarebbe 2’ nel mondiale.
Ce ne fossero, di bolliti così.
Lewis Hamilton, 4: anche in Cina, nella sua Cina, non ha toccato palla: la resilienza non è proprio nelle sue corde.
Erano quattro anni che la Mercedes non perdeva tre Gran Premi di fila.
Erano quattro anni che i Grigi ammazzavano la corsa, a Shangai.
Si dice che tre indizi facciano una prova.
Il Montmelò sarà, con ogni probabilità, lo spartiacque della stagione.
Intanto, altro che hammer: questo è un Prosciutto cottissimo.
Sebastian Vettel, 8: vittima del giorno.
Prima di un muretto imbarazzante – capace di gettare alle ortiche un solido margine di 3 secondi -, poi della (solita) Sciagura Bibitara.
Occasione persa, dunque: che serva da lezione, in un mondiale fino ad ora deciso da episodi e strategie.
Sullo start: non pulitissima, quella linea. Kimi non ha gradito: il rispetto, fra i due rossi, non può e non deve essere a senso unico.
Seb avvisato…
Max Verstappen, 0: ancora lui.
In questo 2018, sotto la campana di vetro di Helmut Marko, ha definitivamente perso la bussola.
Da anni, ormai, lo accostiamo provocatoriamente a Marquez: sul piano caratteriale, infatti, il paragone non fa un piega.
Gli albi d’oro lasciamoli ai bacucchi.
Ancora: la barzelletta delle penalità mancate dura da troppo tempo; il problema di questa Formula 1 non è tanto Verstappen, quanto chi gli permette di giocare al far west ai 300 all’ora, con buona pace della Ferrari.
Grazie, allora, Liberty Media. E buona Sciagura Bibitara a tutti.
Tommy Govoni