Erano i primi anni degli sci sciancrati, si poteva correre ancora senza casco e le tracciature avevano distanze mai inferiori ai 12 metri. Chi (come noi) è nato negli anni 90′ forse non ha avuto la fortuna di vivere l’era di “Alberto Tomba & Co”, ma porterà sempre nel cuore le emozioni e le gare che hanno segnato lo slalom speciale nei primi anni 2000. Ecco a voi 8 icone di quel periodo.
Mario Matt: eh si, Marietto era un’icona di questa specialità già nei primi anni 2000. La sua prima gara di Coppa del Mondo l’ha vinta a Kitzbhuel, con il numero 47, la seconda a Schladming, un mese dopo. Si era presentato al mondo dello sci in questo modo, con i capelli ossigenati, due orecchini, una fascia della Eisbar e una mascherina della Briko a dir poco imbarazzante. La stagione successiva si è laureato campione del mondo a St.Anton, davanti ai suoi connazionali: aveva solamente 22 anni, e vantava già un palmares da brividi. Forse adesso nello sci mancano personaggi così, con quello stile un po’ vintage in grado di contraddistinguerli. Il resto è storia.
Benjamin Raich: La volpe di Pitztal. Vittorie su vittorie e quella classe che gli permetteva di fare ciò che voleva. Tecnica perfetta, testa come un computer e naturalezza che nessuno è riuscito ancora ad emulare. Kaiser Benni probabilmente ha raccolto meno di ciò che il suo potenziale meritava, ma un’icona così dello sci mondiale sarà difficle da rivedere in pista.
Giorgio Rocca: correva l’anno 2005/2006 e in quella stagione non ce n’era per nessuno! il Giorgione nazionale iniziò subito con una vittoria a Beaver Creek, per poi tornare in Europa e collezionare 5 slalom consecutivi. Ricorderemo sempre quello striscione sul Miramonti di Campiglio con scritto 4X4 Giorgio Rocca.
Manfred Pranger: ogni domenica mattina si presentava nelle casette di partenza con una carica nervosa esagerata e con i suoi scleri ha ispirato un’intera generazione di ragazzi, pronti ad imitare più i suoi gesti che la sua sciata. Negli ultimi anni poi si è calmato ed ha raccolto qualche buon risultato (Campione del Mondo), ma il vero Manfred Pranger rimane quello dei primi anni 2000.
Rainer Schoenfelder: un folle, un artista. Genio puro e sregolatezza. Molti allenatori ci hanno riferito che fosse lo sciatore più intelligente del circo bianco. Controllava l’andamento delle borse mondiali in tempo reale dopo ogni manche di allenamento. Nel 2004 era risultato positivo alla etilefrina e si era giustificato dicendo di averla usata per un raffreddore. Ha raccolto comunque 5 vittorie in Coppa del Mondo e due bronzi olimpici a Torino 2006, tanta roba. Ma ciò che non scorderemo mai sarà il ritornello della sua canzone d’esordio: “New York, London, Paris, Kitzbhuel, evereybody talk about Pop Music”. Ora pare che assieme al suo compagno di squadra Hermann Maier stia costruendo alberghi. Non finiremo mai di ringraziarti Rainer!
Kalle Palander: di lui ricorderete soprattutto il berretto rosso con lo sponsor Kalsberg. Classe pura e tanti infortuni, ma il suo limite più grande è stata forse la testa negli appuntamenti più importanti.
Akira Sasaki: il giapponese piu’ amato dal circo bianco. Colse il suo primo podio nello slalom di Wengen nel gennaio del 2003. Insieme a Kentaro Minagawa e’ stato lo sciatore simbolo di una nazione dedita da sempre allo slalom speciale.
Bode Miller: uno come lui poteva fare ciò che voleva. Bode, nato in quegli anni come slalomista, ha rivoluzionato la tecnica delle porte strette sciando con cedute disumane simili a squat tallonati ogni curva, ma riuscendo (solo lui sa come) a condurre lo sci in qualunque situazione. Le sue linee assurde con passaggi millimetrici erano qualcosa di inimitabile. I suoi parastinchi scocciati con il nastro americano erano arte pura.
@carloberry